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Prc, prove di Vendola da separati in casa
di Alessandro Cardulli
Sarebbe interessante sapere quali siano le fonti di informazione di dirigenti come Massimo D’Alema,grande navigatore della politica italiana che percorso tutto l ’arco della sinistra. “Pioniere”, come dice lui stesso, giovanissimo comunista cioè, che conosce perfino l’inno in lingua russa e lo canticchia accogliendo Piero Sansonetti, il “vendoliano” direttore di Liberazione che lo intervista. Togliatti ebbe il malore che lo portò alla morte proprio in un campo dei pionieri ad Artek, Unione sovietica.
Poi studente comunista che fa le prime esperienze politiche all’Università di Pisa,una fucina incandescente, con Franco Piperno, Adriano Sofri, Gianmario Cazzaniga che si cimentavano nella costruzione di “potere operaio” ma anche con Fabio Mussi e altri “comunisti ortodossi”. Poi leader della Federazione giovanile comunista, uno dei giovani berlingueriani, tutti i livelli fino a quelli massimi del partito comunista, il Pds, i Ds, il partito democratico. D’Alema dice che il cuore vero della tradizione del Pci,trasmigrato nel partito democratico”. Neppure Veltroni si sognerebbe mai di fare una simile affermazione. E poi cosa direbbero personaggi come Marini, Rutelli,la Binetti,Parisi, Rosy Bindi tanto per fare dei nomi? Perché D’Alema fa una affermazione di tal genere?
Chiaro e semplice. Dice che del “partito comunista,l’unico filone che regge è ancora quello riformista” Oltre a questa tradizione è “sempre esistita una sinistra che-dice D’Alema- possiamo definire massimalista”. Lui sperava che dopo la sconfitta elettorale “sarebbe maturata una svolta in avanti, un modo di declinare in forme moderne il massimalismo italiano “. E pensava ad una sinistra rosso-verde, con Rifondazione, sinistra democratica , i verdi, insomma una ripetizione in termini ancor più ridotti della Sinistra arcobaleno, in modo tale da garantire l’egemonia dei Ds in un nuovo centro sinistra. Invece,dice, dal congresso di Rifondazione esce un “arroccamento che ricorda più certi gruppi della sinistra extraparlamentare di una volta, di matrice un po’ stalinista2. Bontà sua dice solo “un po” a proposito di stalinismo che lui ben conosce. E’ evidente che non ha per niente seguito il congresso,glielo hanno raccontato, non ha letto alcun documento altrimenti non avrebbe accusato la maggioranza che ha eletto segretario Paolo Ferrero di “abbandonare il tema classico dell’unità a sinistra”. Nel documento approvato si dice, al contrario, che “il tema dell’unità a sinistra rimane un campo aperto di ricerca e sperimentazione”.
Sempre nel documento conclusivo, si indica un percorso, un processo che vede di pari passo lotte,conflitto,opposizione e il rafforzamento della “sinistra di alternativa, avviando una collaborazione fa le diverse soggettività anticapitaliste,comuniste, di sinistra e aggregando le realtà collettive e individuali che si muovono al di fuori dei partito politici sui diversi terreni sociali, sindacali,culturali”. Non scompare il tema dell’unità a sinistra, viene solo respinta la proposta tanto cara a Nichi Vendola di “ costituente della sinistra” e a Claudio Fava, leader di Sinistra democratica che ha occupato una intera pagina dell’Unità ( a pagamento?) auspicata anche da D’Alema . Dove si è informato riguarda anche Giuseppe Tamburano, storica figura socialista, il quale non perde il vizio di un anticomunismo di marca craxiana. A suo dire il Congresso di Rifondazione ,anche rispetto alla sconfitta elettorale “rivela più nettamente le macerie,il contorno del disastro”. Si tratta di una “scossa,quella più grave, quella che distrugge le fondamenta sulle quali si poteva sperare di ricostruire”. Lo definisce il congresso dei paradossi, il “più pittoresco” sarebbe rappresentato dagli “inni sacri Bandiera rossa e Bella ciao.” Da qui, dall’alto del suo pulpito, decreta che Rifondazione “esce dall’orbita tradizionale della sinistra per avvicinarsi a quella della protesta giustizialista di Di Pietro”. Poi si rivolge alla minoranza di Nichi Vendola e senza tanti giri di parole si chiede: “ La minoranza resta nel partito . A che fare?. Un invito a lasciare il partito quanto mai esplicito.
Del resto anche D’Alema aveva puntato sulla vittoria di Nichi Vendola per ricostruire il centrosinistra ad egemonia Pd . Come risponde a queste sollecitazioni il presidente della regione Puglia? Davvero singolari le sue riflessioni, visto che lui al congresso c’era, e da protagonista. Dice che “Ferrero ha costruito la più brutta vittoria della sua vita,io la più bella sconfitta della mia vita” A noi che abbiamo seguito passo passo il congresso, non è apparso che Vendola fosse particolarmente contento della “bella” sconfitta come rivelavano le sue reazioni verbali e anche il suo atteggiamento nei confronti di Ferrero. Ma se lo dice lui. Singolare anche l’affermazione di sentire se stesso come “il leader di questo partito” quando il congresso ha deciso altrimenti. Significa che non riconosce l’esito della “quattro giorni “ di Chianciano? E che si sente un separato in casa quando afferma che “ la sconfitta del congresso mi dà più forza,più libertà di movimento e meno vincoli?”. E già, insieme a Giordano, Migliore e gli altri esponenti della mozione,come aveva annunciato intervendo a conclusione del congresso, sta mettendo a punto il” programma di lavoro”. Da separati in casa. Per ora.