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Prc, un’organizzazione tra le polemiche

Publie le mercoledì 24 settembre 2008 par Open-Publishing

Prc, un’organizzazione tra le polemiche

di Marzia Bonacci

Prc, un’organizzazione tra le polemiche Politica Dipartimenti, incarichi e nomi sono stati votati dalla Direzione nazionale. La maggioranza difende l’organigramma e il suo schema di funzionamento perchè garantisce la rappresentanza di tutte le anime, critici invece i vendoliani che pongono il problema dell’agibilità politica e del pari coinvolgimento

Al via la nuova organizzazione del Prc: dipartimenti, incarichi e nomi sono stati votati lunedì dalla Direzione nazionale con 31 favorevoli e 24 contrari. L’organigramma organizzativo è stato naturalmente un terreno di confronto come conviene ad un partito diviso a metà. Rifondazione sarà articolata in sette "macro-aree" (radicamento sociale; territorio, ambiente e beni comuni; lavoro e welfare; conoscenza, laicità, e nuovi diritti; organizzazione; democrazia e istituzioni) che avendo un indirizzo politico faranno capo direttamente alla segreteria con lo scopo di evitare fraintendimenti e gap di comunicazione. L’ha spiegato lo stesso Paolo Ferrero che pur ammettendo il carattere di "ambiguità" dello schema, tanto da definirlo "un ibrido", lo ha comunque difeso giudicandolo inevitabile vista la spaccatura interna.

"E’ urgente rimetterci in moto, altrimenti il rischio è l’implosione", ha ammonito il segretario, "ci sono dei nodi aperti, ma aspettare di averli risolti significa fare l’organigramma del partito tra tre anni". Una soluzione, ha specificato, necessaria perchè "chi non si riconosce nella linea politica, in questo modo non è obbligato ad andarsene". Come spiega infatti Claudio Grassi, si tratta di un modello organizzativo nuovo, mai sperimentato in passato, eppure di garanzia per la partecipazione di tutte le anime di Rifondazione: "i vendoliani che hanno scelto di non entrare nella segreteria -ci dice l’ex senatore- hanno però accettato di partecipare al lavoro dei dipartimenti", per tanto la strada di ricondurre alla segreteria questa loro attività è "un modo per coinvolgerli, per tenerli dentro la discussione del partito attraverso il lavoro che svolgono nelle varie aree".

Ma Rifondazione per la sinistra, l’area vendoliana forte di un 47%, appare scettica sulla soluzione presa. Il nodo critico sarebbe secondo la minoranza il tema dell’agibilità politica garantita dalla segreteria, come ha ricordato Alfonso Gianni, a cui è stata proposta la partecipazione al dipartimento economia. Qualora scegliesse di accettare, è il senso del suo ragionamento, la garanzia per farlo dovrebbe essere di continuare a lavorare in base al proprio progetto politico che è ovviamente altro rispetto alla strada imboccata da Ferrero a Chianciano. Un tema delicato che sarà al centro probabilmente di una nuova Direzione, anche se Grassi ci tiene a precisare che "ogni dipartimento non può essere discordante con l’indirizzo del partito, altrimenti ne farebbe le spesse l’intera organizzazione, con la presenza di un partito nel partito".

Altra cosa, aggiunge, è "la libertà di dissentire o discutere che nessuno vuole mettere in dubbio". Ma sul fronte vendoliano la spiegazione è rispedita al mittente. "Il punto è capire cosa si intende per dipartimenti perché questi non sono un organo esecutivo, come la segreteria, ma di riflessione e di ricerca", spiega Gianni. Quindi? "Quindi imporre una fedeltà alla linea del partito se si vuole prendere parte ad essi mi sembra fuori luogo rispetto alla missione che si prefiggono, cioè garantire una attività di studio acquisitiva e in caso innovativa nei confronti della linea del partito". Lo schema di Ferrero è dunque bocciato dall’area di Vendola perché, come sostiene l’ex sottosegretario del governo Prodi, "non ci coinvolge pienamente essendo noi sottorappresentati nel numero e nella qualità degli incarichi che ci sono stati offerti".

La proposta di Rifondazione per la sinistra era infatti un’altra: la presenza di sottodirigenti vendoliani ad affiancare nei vari dipartimenti quelli della maggioranza. Una possibilità che però Grassi, come la segreteria, hanno giudicato irricevibile perché "significherebbe avere un partito nel partito oltre che paralizzare tutto la formazione". Come uscirne? Secondo Gianni si poteva compiere una discussione "più seria sulla quantità e la qualità dei dipartimenti", garantendo anche ai vendoliani incarichi "maggiori nel numero e nel peso". Strada non percorsa a suo dire perché "ha prevalso una logica spartitoria nella maggioranza, come dimostra il raddoppio del numero dei dipartimenti".

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