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Prc: uno psicodramma durato sei ore. La minoranza lascia la Direzione

Publie le martedì 13 gennaio 2009 par Open-Publishing

Prc: uno psicodramma durato sei ore. La minoranza lascia la Direzione

di Alessandro Cardulli

Sostituito Piero Sansonetti alla direzione di Liberazione. Ma i motivi della divisione sono tutti politici. I “vendoliani” operano per dar vita a un altro partito. Il primo passo è fatto

ROMA -Lo psicodramma dura quasi sei ore. Se ci mettiamo anche le ore di riunione della maggioranza e della minoranza della Direzione di Rifondazione comunista e un po’di tempo trascorso davanti alla sede del giornale a dimostrare solidarietà a Piero Sansonetti da parte di un gruppo di redattori e di alcuni lettori di Liberazione, se ve quasi una giornata intera.

Ma il “clou”di questa tormentata,monotona maratona è molto più rapido: alle 15,35 Gennaro Migliore uno degli esponenti della minoranza che va per la maggiore già capogruppo alla Camera annuncia che questo sarà il suo ultimo intervento molto più rapido. Attacca duramente la proposta fatta dal segretario Paolo Ferrero relativa alla sostituzione del direttore di Liberazione ,Piero Sansonetti al cui posto è prevosto un sindacalista della Cgil, Dino Greco: Per quanto riguarda il vicedirettore responsabile in quanto Greco non è un giornalista la nomina avverrà domani. Da questo momento è un susseguirsi di interventi della minoranza, da Alfonso Gianni a Patrizia Sentinelli,Franco Giordano, Francesco Ferrara,Titti De Simone,Maurizio Zipponi tanto per fare alcuni nomi che annuncia l’abbandono della Direzione. Qualche altro intervento, sempre da parte della minoranza “ vendoliana” invece pur attaccando l’operato della segreteria, così come fa Rosa Rinaldi,gia sottosegretario del governo Prodi, non pronuncia mai le parole “dimissioni dalla Direzione”. L’atto secondo dello psicodramma avviene alla fine del dibattito: Si vota su due ordini del giorno contrapposti, uno decide propone la sostituzione di Sansonetti, l’altro la boccia.

L’esito del voto è chiaro: a favore del primo si schierano in 26 e tre sono i contrari. La minoranza vendoliana, Nichi non era presente alla riunione, non partecipa<al voto. Sembra fatta. Ma non è così e scattano quei meccanismi che niente hanno di politico ma,in casi come questi, mostrano quanto siano insanabili le divisioni e di qualedimensione sia la frattura, ilsolco che si è scavato fa maggioranza e opposizione. I vendoliani affermano che non c’è il numero e chela votazione non valida. E’chiaramente un pretesto perché nessuno aveva chiesto la verifica del numero legale. Non solo coloro che erano intervenuti nel dibattito erano perone fisiche,presenti e non fantasmi. Comunque si verifica il numero legale. Gli esponenti della minoranza escono dalla sala, rimangono fuori della porta a un metro dai loro compagni con i quali scambiano battute anche feroci. Ma ufficialmente non ci sono,solo fantasmi.

Qualcuno però entra in sala e subito si hal numero legale. Si ripete la<votazione. 28 a favore, tre contrari, due astenuti. La sala si sfolla: Più che una riunione di Direzione è stata una vera e propria assemblea. C’erano i componenti dell’organismo, ma anche i redattori, dirigenti del partito a vari livelli, giornalisti che cercavano di individuare le prossime mosse. Qualcuno ha ricordato qualche assemblea sessantottina. Ma, no,erano tutt’altra cosa. C’era la passione politica. Qui c’era animosità,contrapposizione.

Difficile parlarsi fra le diverse anime. Ferrero aveva impostato in termini molto pacati la questione. In quattro anni la vendita del giornale è scesa da diecimila<copie a seimila,il buco di bilancio che per qtes’anno il<partito deve coprire è di 3 milioni 500 mila euro,cifra pari a un terzo delle risorse che enrano nelle casse delPrc.Per quanto riguarda la parte relativa all’informazione sia Ferrero che molto interventi della maggioranza, dai segretari Pegolo, Grassi, Fantozzi,Fiorenza, Bellotti,a Mantovani, Acerbo, Steri,Nicotra fanno presente che , fatta salva l’autonomia professionale, non è concepibile che il giornale del partito,pagato dal partito, propagandi non il progetto di rafforzamento de Prc, ma il suo superamento.

Del resto Gennaro Migliore è stato chiaro. Le<sue dimissioni seguite da quelle di numerosi membri della direzione sono il segnale che si va verso la scissione.Tutto l’andamento della discussione ha mostrato chiaramente che Liberazione è servito come foglia di fico per palesi differenze di progetto. Non è un caso che gli esponenti della minoranza si sono richiamati alla caduta del muro di Berlino, all’invasione della Cecoslovacchia, allo stalinismo. Hanno accusato la maggioranza di voler ricostituire il vecchio partito comunista, di conservatorismo, di brutale soppressione del dissenso, di attacco ai diritti delle persone, di autoritarismo e chi ne ha più ne metta.

Liberazione insomma era dietro le quinte , molto dietro le quinte,lontano dal proscenio. Ora la prossima tappa sarà un seminario previsto per il 24 e 25 gennaio. La scissione si è<messa in moto anche se parte della minoranza non ci sta e lancerà un appello che ha già raccolto numerose firme per contribuire a “non disperdere il patrimonio comune” ma a trovare” nuove forme per stare insieme”. Perciò ,”-si afferma- in coerenza con la battaglia congressuale riteniamo sbagliata ogni ipotesi di scissione che pretenderebbe per unire la sinistra, di sancire un’ulteriore divisione e ci mpegniamo a continuare il nostro percorso:ancora Rifondazione per la sinistra”.