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Presidente Sarkozy, le chiediamo di non estradare Marina Petrella
Publie le mercoledì 6 agosto 2008 par Open-PublishingPresidente Sarkozy, le chiediamo di non estradare Marina Petrella
«Signor Presidente, dal Suo Paese giungono notizie allarmanti circa le condizioni di salute di Marina Petrella. La signora Petrella è trattenuta in condizione di detenzione dal mese di agosto 2007, in attesa di essere estradata in Italia. Le autorità di questo paese, infatti, nel 1993 hanno spiccato nei suoi confronti un mandato di cattura internazionale per reati connessi alla sua militanza nelle Brigate Rosse.
La faccenda appare estremamente delicata e complessa, tanto che Lei stesso, parlando davanti ad una platea internazionale nel corso dei lavori del G8 in Giappone, ha avuto modo di invocare un provvedimento di clemenza da parte delle autorità italiane. Al di là degli aspetti di carattere umanitario - pur rilevanti - che connotano questa vicenda (la presenza di una figlia minorenne della Petrella privata della madre, lo stato di gravissima prostrazione psico-fisica nel quale è sprofondata la signora Petrella), un altro dato ci appare assolutamente grave e pertanto intendiamo segnalarlo alla Sua considerazione. Il mandato di cattura internazionale spiccato contro Marina Petrella risale al 1993, anno in cui la condanna a suo carico divenne definitiva. Da allora Marina Petrella si trova in territorio francese.
Al suo arrivo comunicò immediatamente, per iscritto, alle autorità italiane il suo domicilio parigino e contestualmente comunicò alle autorità francesi il suo desiderio di ottenere ospitalità dallo Stato francese, come contemplato dalla cosiddetta "dottrina Mitterrand". Poiché ricorrevano i requisiti e le condizioni previste per l’accoglimento della sua richiesta, le fu concesso di rimanere in territorio francese. Tale decisione venne poi definitivamente ufficializzata con un atto amministrativo: il rilascio di un regolare permesso di soggiorno.
Il mandato di cattura internazionale risale dunque a quindici anni fa. Nel corso di questi anni Marina Petrella ha vissuto in Francia in una condizione di diritto, non di violazione di diritto. Non si è sottratta al controllo delle autorità francesi che, del resto, ne avevano regolarizzato la permanenza sul territorio francese.
Alla luce di ciò, ci sembra opportuno sottolineare che la richiesta di estradizione formulata dalle autorità italiane, quantunque assolutamente legittima e rispondente a tutti i requisiti formali e sostanziali previsti dal codice internazionale, non può che ritenersi subordinata alla condizione di diritto nella quale Marina Petrella si è venuta a trovare per volontà delle stesse autorità francesi.
Il diritto riconosciuto a Marina Petrella, cioè l’ospitalità accordata dallo Stato francese, formalmente sancita tramite un atto amministrativo e materialmente protrattasi per quindici anni, è uno stato di fatto, non essendo nel frattempo intervenute trasgressioni di sorta a modificare tale status. Esso pertanto deve intendersi come prevalente sulla richiesta di estradizione.
In caso contrario, infatti, si verrebbe a creare una grave violazione del diritto riconosciuto de facto alla signora Petrella, oltremodo grave per le conseguenze drammatiche che ne deriverebbero. Le chiediamo pertanto, Signor Presidente, di esercitare i Suoi poteri di capo dello Stato francese, a tutela dei diritti riconosciuti dalle autorità del Suo paese alla signora Petrella nel corso di quindici anni.
Quantunque Lei possa non condividere gli indirizzi politici di taluni dei Suoi predecessori, quantunque possa considerare anacronistica e superata la "dottrina Mitterrand", deve far prevalere il diritto e quindi negare l’estradizione. L’ospitalità concessa alla signora Petrella appartiene ad un pensiero politico che forse Lei ritiene superato. Ciò non di meno esso fa parte della storia recente del Suo paese ed ogni paese deve saper riconoscere la propria storia, al di là degli uomini che l’hanno fatta.
Le chiediamo, Signor Presidente, di non dare esecuzione all’estradizione di Marina Petrella, applicando la clausola umanitaria prevista dalla Convenzione Europea di Estradizione del 13 dicembre 1957. Ma Le chiediamo anche di voler predisporre una moratoria di tutte le richieste di estradizione di persone condannate per reati di lotta armata in Italia che hanno trovato ospitalità in Francia, poiché tutti quei casi sono palesemente riconducibili al caso di Marina Petrella.
Ci rendiamo conto, tuttavia, che la paradossale situazione degli "esiliati" italiani nasce dall’incapacità dello Stato italiano di chiudere la tragica stagione della lotta armata con un atto di riconciliazione, incapacità che si manifesta anche ora che praticamente la totalità dei suoi protagonisti ha espiato le condanne che erano state loro inflitte.
Questa mancata soluzione politica, rilevante e carica di conseguenze sotto il profilo storico e politico, giustifica a pieno l’appello che Lei ha rivolto alle autorità italiane e che ha messo in evidenza le Sue caratteristiche di statista sensibile e accorto. Tuttavia occorre rendere ancora più esplicita l’esortazione affinché le autorità italiane sappiano intraprendere una strada di riconciliazione nazionale.
Una strada che, nel pieno riconoscimento delle vittime e dei loro carnefici, trovi il coraggio di interrogarsi sulle motivazioni e sul contesto storico nel quale la tragica stagione della lotta armata in Italia compì la sua parabola. Lei, Signor Presidente, in qualità di Presidente di turno dell’Unione Europea, può più di altri esortare concretamente ad una riflessione in questo senso. E in questo modo contribuire a far sì che l’Europa si liberi dei retaggi di un passato fatto di schieramenti e di blocchi geopolitici ormai superati. Grazie».
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