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Pride Milano, imbavagliati sotto il Duomo
di Maurizio Pagliassotti
su Liberazione del 08/06/2008
Chissà quanti erano ieri pomeriggio al Cristopher Street Day, il Gay pride di Milano. Diecimila, ventimila, cinquantamila? Comunque sia chi c’era ha fatto una manifestazione bella, fiera e piena di gioia. Molto più che semplice orgoglio omosessuale. Partenza programmata alle ore 16 da via Palestro, arrivo previsto dopo due ore in Piazza Duomo. Nel cielo c’è un timido sole anche se all’orizzonte ci sono i soliti nuvoloni.
Alle cinque è ancora tutto in alto mare, perché sul corso Venezia stanno sfilando le organizzazioni ambientaliste capeggiate da Legambiente. Ma a chi importa del ritardo, chi se ne frega. L’assembramento è una discoteca colorata che spara a tutto volume musica goa e techno. Ci sono almeno 6 sound system che martellano un pezzo dietro l’altro. La gente balla, si fa fotografare, sfila accanto a trans vestiti da wonder woman e Marylin Monroe.
Ci sono le coppiette che si baciano, le mamme, i curiosi, i guardoni che non capiscono se quel seno così grande sia di un uomo o di una donna. Ci sono perfino i valdesi del gruppo Varco riconosciuti ufficialmente dalla chiesa valdese di Milano. Si prospettano tempi duri per loro? La chiesa di Roma tornerà a perseguitarli? Finito il lento scorrere degli ambientalisti si può partire. Apre il corteo un trans vestito con un mini abito rosso, a tracolla porta una fascia con la scritta "pace".
Rimarrà in testa al corteo per tutto il percorso e riscuoterà persino il consenso di alcuni poliziotti di scorta che dandosi di gomito commentano: «Da non crederci che abbia il...». C’è l’Arci Gay di Milano, vari centri sociali, sventolano le bandiere del Prc e di Sinistra critica. Il corteo scivola su corso Palestro tra due ali di folla che al passaggio dei carri si trasforma da curiosi osservatori a partecipanti. E’ infatti impossibile rimanere fermi a guardare. I deejay sono travolgenti, volano coriandoli colorati e cuoricini, una vera festa. Dopo la techno va il pop e quindi Madonna, Britney Spears, le Spice Girls ma anche Raffaella Carrà con un sempreverde "Come è bello far l’amore da Trieste in giù".
Festa, quindi, ma non solo. Rabbia e delusione contro un governo omofobo, contro la ministra Mara Carfagna che rifiuta il patrocinio al Pride nazionale di Bologna e si dice contraria al riconoscimento delle coppie di fatto. E soprattutto ci sono le ingerenze della chiesa cattolica che non vanno giù: «Ratzinger deve imparare a farsi i c.. suoi! che ai nostri ci pensiamo noi» urla da un carro un ragazzo. «L’ingerenza su ogni aspetto della vita sociale del Vaticano è inaccettabile. Noi siamo il vero popolo per la libertà e non chi subisce gli ordini da Santa Romana Chiesa!». Boato di consenso e coriandoli. Alle sei e mezza, un’ora dopo la partenza, la coda del corteo è ancora in corso Palestro, e per bocca di molti partecipanti il pride Milano 2008 è il più partecipato degli ultimi anni.
«Non toglieremo il disturbo!» questo è lo slogan che viene scandito dai partecipanti che aggiungono provocatoriamente: «Anzi, da ora ne daremo molto di più». Davanti a palazzo Marino è la volta di Letizia Moratti sindaco di Milano, viene caricata anche lei: «Maleducata, cafona, omofoba, troglodita». Il Pride Milano 2008 non va molto per il sottile. L’ex ministra non ha nemmeno risposto alla richiesta degli organizzatori di patrocinio per la manifestazione. Silenzio e basta. Dopo Moratti è la volta del negozio di Dolce e Gabbana. «Le due frocione di Milano che anche quest’anno non si presentano al Pride! Siete patetiche!». Urlano dal corteo.
E’ noto che i due stilisti sono una felice coppia berlusconiana. Si avvicina piazza del Duomo ed anche il momento di finire con il casino e passare alla protesta che faccia riflettere. Vengono distribuiti degli adesivi bianchi con sopra una x. A pochi metri dalla piazza la musica viene abbassata. Tutti tacciono e le bocche vengono coperte con l’adesivo.
Turisti e passanti vedono quindi una moltitudine di gente coperta di coriandoli piume, alcuni mascherati ma in totale silenzio. Il messaggio è chiaro: ci stanno costringendo a chiudere la bocca. E’ un tempo davvero lungo quello che viene imposto dal corteo, sembra che non debba finire mai. Ma poi ecco la seconda parte del messaggio: non ci ridurrete mai al silenzio.
Ed è un ennesimo scoppio di musica, improvviso, scandaloso, ribelle. Di nuovo ballo, festa, musica e allegria. La gente è coinvolta, ride, apprezza. Ma ci sono anche i trogloditi uno va da due poveri finanzieri e chiede loro: «chi vi ha dato il permesso per fare una cosa del genere?. E’ una vergogna!». Se al governo Berlusconi piace giocare a fare il duro troverà anche il movimento Glbt a sbarrargli la strada.
E infatti mentre in chiusura va il solito pezzo degli Ymca parte un coro che ci si aspetta in altri contesti: «Chi non salta un fascista è!». E la folla del Pride 2008 salta convinta.