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Privatizzazione dell’acqua, intevista a Carlo Podda (FP-CGIL)
Publie le martedì 26 dicembre 2006 par Open-Publishingl’acqua resta pubblica in Provincia di Ragusa, una strepitosa vittoria in una fondamentale battaglia di civiltà che hanno condotto in tanti : studenti, associazioni, mondo cattolico, e tanti altri come la CGIL. Il segretario nazionale della funzione pubblica della CGIL, Carlo Podda, che ha scambiato due parole con noi.
Nella provincia di Ragusa si è creato un forte movimento contro la privatizzazione dell’acqua, cosa ne pensa della situazione in provincia? Perché non affidare la gestione ai privati?
Penso che la classe politica abbia preso un grosso abbaglio, applicando una normativa regionale sbagliata che comporta la privatizzazione dell’acqua.
Questo processo di privatizzazione è sbagliato, perché anche dopo le molteplici assicurazioni che gli amministratori si promettono di prendere a favore dei cittadini, i favorevoli alla privatizzazione fingono di non sapere che la maggior parte dei cittadini avrebbe serie difficoltà a pagare bollette esorbitanti come quelle arrivate in Sardegna, dove è stata attuata la gestione mista dei servizi idrici. Questa è la negazione del diritto all’acqua, ma ancora più preoccupante è l’apertura a tragici scenari. Perché non privatizzare l’aria?
Questa è una battaglia emblematica per il mantenimento di beni fondamentali come la scuola, la sanità, l’ambiente e tanto altro ancora.
Che ruolo ha in questa battaglia la funzione pubblica della CGIL e la CGIL in generale?
La funzione pubblica è in prima linea in questa lotta perché organizzando i lavoratori che si occupano proprio dei beni comuni è necessariamente più sensibile. Noi contrastiamo questi processi con determinazione, ma diciamo con chiarezza che c’è ancora molto da fare nel pubblico, quest’ultimo và migliorato fortemente perché è reale l’inefficienza presente in vari settori pubblici.
Ci deve essere un cambiamento nel modo di lavorare delle persone e un cambio di rotta delle dirigenza. E diciamolo chiaramente la politica la deve finire di usare il pubblico per acquisire consenso e riempire le poltrone.
Non possiamo accettare che il pubblico costa molto è quindi va privatizzato, perché le vicende degli ultimi anni hanno dimostrato che ogni volta che si è privatizzato si prodotta precarietà per i lavoratori e illegalità diffusa. Mi fa sorridere che in Sicilia si dica che la gestione pubblica dell’acqua sia quasi paramafiosa e il privato sia portatore di trasparenza e legalità. Non è assolutamente così. C’è anche un problema di democrazia che non è da sottovalutare, perché il cittadino non potrà più andare a lamentarsi per il mal servizio e l’aumento esoso delle tariffe. Dove andrà il cittadino a protestare? E che peso avrà visto che il sindaco non sarà più titolare della gestione, ma sarà una società completamente distaccata dal rapporto democratico che intercorre tra cittadino e sindaco. Per questi motivi ci battiamo e siamo tra i promotori della proposta di iniziativa popolare sull’acqua.
Un elemento di spicco di questo articolato mondo che sta lottando contro la privatizzazione dell’acqua, composto da associazioni, comitati, chiesa, scout e tante altre anime, sono gli studenti. Che idea si è fatto?
Ho sentito dire che qualcuno vi giudica troppo piccoli, ma io risponderei parafrasando una canzone di quando ero giovane io che diceva: “ siamo piccoli, cresceremo e prima o poi voteremo”