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Processo G8: I testimoni «Ultrà genovesi protagonisti degli scontri»

Publie le mercoledì 6 ottobre 2004 par Open-Publishing
3 commenti

di Elisabetta Vassallo

Genova. Ieri mattina, nel corso della nuova udienza del processo ai 25 no global accusati di devastazione e saccheggio durante i giorni del G8 del 2001 a Genova, è nuovamente emersa l’ipotesi che alcuni manifestanti potessero appartenere ai gruppi di ultrà che la domenica vanno a tifare allo stadio. Un’ipotesi che era stata profilata sin dai primi giorni in cui era partita l’inchiesta.

A testimoniare in tal senso in aula, davanti al presidente Marco Devoto, è stato Francesco Maria Delavigne, dirigente della polizia. «I volti di quei giovani che cercavano di violare la zona rossa, abbattendo le cancellate di protezione in prossimità di piazza Corvetto - ha detto Delavigne, uno dei testi d’accusa dei pm Canepa e Canciani - non erano nuovi per me. Li avevo già visti allo stadio quando, circa una volta al mese, mi capitava di essere di turno nell’ordine pubblico.

Erano ultrà delle squadre genovesi. Erano facce, quelle, che avevo già visto quando giocavano il Genoa e la Sampdoria» ha ribadito il dirigente di polizia che era in servizio presso la Prefettura nella zona rossa. Ha poi anche detto che i manifestanti avevano usato i cassonetti dell’immondizia, a mo’ di scudi, per superare le cancellate. Altri di loro, contemporaneamente, per aprire la strada, lanciavano bottiglie, oggetti pesanti e tutto quello che trovavano contro i poliziotti che erano schierati a protezione del passaggio.

Francesco Delavigne ha precisato che lo scontro con le forze dell’ordine era durato circa una mezz’ora: i poliziotti, per allontanare i manifestanti avevano alla fine lanciato due candelotti lacrimogeni.

Invece ha parlato di giovani autonomi che sventolavano bandiere di Rifondazione un altro teste, sempre dell’accusa. Si tratta del vicequestore torinese Fulvio Azzolini, che durante gli scontri del G8 genovese si trovava a presidiare la zona di piazza Portello. «Avevo sentito attraverso la nostra radio - ha detto il dirigente in aula - che un grosso gruppo, oltre duemila manifestanti, cercava di penetrare in piazza Corvetto, creando difficoltà ai poliziotti schierati a difesa della zona rossa.

Mi ero allora portato subito sul posto con due squadre: mi sono trovato così davanti a giovani che sventolavano bandiere di Rifondazione Comunista e inneggiavano ripetendo slogan solitamente usati dagli autonomi.

Il tenente Giuseppe Colizzi, che era invece al comando dei poliziotti schierati nel piazzale di Marassi ha poi reso la sua testimonianza sull’assalto al carcere. «Erano giunti circa mille manifestanti e la maggior parte indossava cappucci neri. L’assalto venne tentato lanciando bottiglie molotov, contenitori di vetro e sassi vero le forze dell’ordine.

Visto che erano numerosi, soprattutto rispetto a noi, per fermarli lanciammo 25 lacrimogeni, ma nonostante ciò non indietreggiavano. Allora abbiamo chiesto rinforzi che non sono giunti, visto che erano in corso scontri in varie zone della città».

Nelle prossime udienze sono previste altre deposizioni di testi della pubblica accusa.

secolo xix

Messaggi

  • non e’ certo una novita’.
    tutti gli arrestati per gli scontri in piazza alimonda erano ultras del genoa, del resto la stessa piazza e’ il loro abituale luogo di raduno.
    lo stesso carlo giuliani bazzicava quell’ ambiente.
    ed anche tra gli altri arrestati di quei giorni c’erano ultras sia delle squadre genovesi che di altre tifoserie, uno persino del Marsiglia.
    non vorrei pero’ che oggi qualcuno, facendo stupidamente l’ equazione ultras-fascisti, si inventi su questa notizia, una "provocazione" che invece non esiste proprio.
    a parte il fatto che la stragrande maggioranza degli ultras di genoa e samdoria sono di sinistra, e’ anche vero che lo spirito di quelle giornate aveva coinvolto anche tifoserie apolitiche ed, in alcuni casi, persino destrorse.
    invece di gridare alla "provocazione" - quella vera l’ hanno fatta poliziotti e carabinieri - sarebbe il caso di recuperare quello spirito.

    • La stragrande maggioranza dei giovani proletari, se non sono direttamente ultras, ne sono fortemente influenzati.

      A Genova il movimento - ed in particolare i Disobbedienti e l’ area dell’ autonomia - ne seppero, con una radicalita’ senza compromessi e con un atteggiamento non ideologico, rappresentare i sentimenti antistatali ed intercettare la partecipazione di massa, riuscendo per un po’ anche ad arginare la penetrazione fascistoide nell’ ambiente.

      Sarebbe veramente il caso di tornare allo "spirito di Genova", abbandonando atteggiamenti politicisti, ideologici e miopemente "di partito" o "gruppettari".

      Keoma

  • E’ domenica allo stadio Sinigallia di Como: sono i minuti che precedono la partita fra la squadra di casa e il Genoa. D’un tratto uno striscione si distende attraverso la curva dei tifosi genoani: "Lo sa solo il cielo il perché. Per sempre con noi. Ciao Edo". Un minuto di silenzio e poi i calciatori dell’undici genovese depositano un mazzo di fiori sotto la curva, quella che ospita i ragazzi del Club Ottavio Barbieri.
    Edoardo Parodi era uno di loro.
    Il giovane, 22 anni, di Genova, è stato trovato morto sabato pomeriggio, attorno alle 17.30, in una casa nel nucleo di Riva San Vitale, dove sono subito confluiti la polizia, la Scientifica e un’autoambulanza. A chiamare la polizia cantonale è stato l’amico che l’ospitava e che lì abita. I due ragazzi, il 22enne genovese e il rivense, il giorno precedente erano fra i dimostranti che, a Zurigo, contestavano il Forum economico mondiale.
    Poi il rientro a Riva e il decesso improvviso del 22enne. Decesso sul quale ora, come si confermava ieri in una nota, il Ministero pubblico ha aperto un’inchiesta. Ora si attende quindi l’autopsia, già ordinata dal magistrato inquirente, per "stabilire con certezza le cause della morte".
    Cause ancora non chiare. "Al momento - precisano Ministero e polizia - non vi sono elementi che lascino presumere una relazione fra il decesso del giovane e la partecipazione alla manifestazione di Zurigo". Dai primi accertamenti condotti, si spiega, "non è quindi emerso nulla di sospetto quanto a eventuali interventi di terzi o a gesti inconsulti del diretto interessato". Solo l’esame autoptico, insomma, potrà determinare se all’origine del decesso ci siano o meno delle cause naturali.
    Un destino inspiegabile quanto tragico quello di Edo. Un destino che ha condiviso con un amico, un altro giovane: Carlo Giuliani, rimasto ucciso a Genova durante le manifestazioni anti-G8. Edo e Carlo facevano parte dello stesso gruppo, quello di piazza Manin. A legarli la rabbia contro un mondo che ritenevano ingiusto.


    Rude Boys Genoa - Club Ottavio Barbieri