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Programma dell’Unione: un primo bilancio

Publie le martedì 13 febbraio 2007 par Open-Publishing
1 commento

Quanto fatto e quello da fare
Programma
dell’Unione:
un primo bilancio
di Walter De Cesaris
rogramma dell’Unione, è già il
tempo di un primo bilancio su
quanto fatto e quello che resta da fare e
sulla coerenza con la direzione di
marcia dell’azione di governo.
Su quel crinale, l’Unione si gioca la
pelle. Non è solo la questione della stabilità.
Significa corrispondere alle attese
e alle speranze di un Paese allo
stremo socialmente, economicamente,
finanche moralmente, dopo 5 anni
di governo delle destre e, per questa
via, dare una risposta in avanti alla crisi
della politica.
Quando, Prodi lo presentò un anno fa
in uno stracolmo teatro Eliseo a Roma,
fu quasi una cerimonia pubblica: la
presenza sul palco di tutti i segretari
dei partiti dell’Unione, la stretta di
mano con e tra ognuno di essi, a simboleggiare
un patto non solo tra i partiti
ma con il popolo dell’Unione e l’insieme
delle forze sociali, di movimento
che ne rappresentano la base materiale.
segue a pagina s9
P
di Walter De Cesaris
i è un po’ ironizzato, a
suo tempo, sul numero
eccessivo di pagine. Ma, in
questo caso, la ponderosità
era sinonimo di serietà,
aver cercato di rendere
espliciti impegni e percorsi
per tradurli in pratica.
Se possiamo rintracciare
un punto comune, che ha
pervaso senza distinzioni il
complesso delle forze in
campo durante quella
discussione, è il seguente: il
bisogno di imprimere una
svolta nel campo della
legalità e della trasparenza.
Condoni, sanatorie,
conflitto di interessi, leggi
pensate e fatte per
difendere interessi di
lobbies e addirittura
personali. Farla finita con
un inquinamento della
politica e una commistione
tra interessi pubblici e
affari privati che mai
S
avevano fato scivolare così
in basso la credibilità della
politica e della prevalenza
dell’interesse pubblico.
Una discussione non
semplice, anche dentro i
singoli tavoli tematici, un
confronto a tutto campo
secondo linee di
demarcazione nette .
Quella tra la sinistra di
alternativa e quella
riformista sulle
discriminanti di politica
economica (intervento
pubblico, privatizzazioni,
liberalizzazioni), sulla
redistribuzione del reddito,
sull’uscita dalla precarietà;
quella tra laici e i centristi
sui diritti civili e quelli di
civiltà; quella tra la sinistra
pacifista e i moderati sul
giudizio sulla guerra
preventiva e sul ruolo
internazionale dell’Italia.
Su quelle discriminanti
programmatiche si sono
realizzate alleanze non
sempre sovrapponibili.
Ma in quella sfida, il ruolo e
la funzione di Rifondazione
comunista sono stati ben
facilmente delineati: dalla
parte del cambiamento
nella direzione
dell’estensione dei diritti
sociali e civili,
dell’innovazione di politica
economica, della
discontinuità nella politica
internazionale.
Quella sfida non si è
esaurita con la definizione
del programma ma è
continuata anche dopo ed
è l’oggetto fondamentale
del confronto e dello
scontro che sono in campo
ancora oggi.
In questo senso, l’azione
medesima del governo è
sottoposta a spinte
differenti, possiamo dire
che siamo dentro una
contraddizione in cui
l’instabilità non è una
caratteristica passeggera
ma il segno di una fase.
Tanti sono i temi di questo
scontro, sono l’agenda
dell’attualità politica.
Il punto è vedere ciò che li
unifica, la verità interna
che questo scenario ci
pone di fronte e, attraverso
questo, cogliere il senso e
la prospettiva della nostra
iniziativa.
C’è in Italia una resistenza
conservatrice in poteri
economici (la
Confindustria), istituzioni
potenti (le alte gerarchie
vaticane). Queste
resistenze si connettono
all’opera di interferenza e
condizionamento che
esercitano le tecnocrazie
europee (le istituzioni
ademocratiche di
regolazione dei mercati) e
assai pesantemente il
governo conservatore
statunitense.
L’insieme di queste forze
tendono a forzare la
situazione, a sciogliere la
contraddizione in senso
conservatore e, addirittura,
reazionario.
Dal punto di vista dei
contenuti, l’ipotesi
neocentrista è tutta qui.
Il nostro compito e il nostro
ruolo consistono, al
contrario, a cogliere la
spinta al cambiamento che
sale dal Paese: estensione
dei diritti del lavoro, di
quelli sociali, di quelli civili,
nuovo ruolo dell’Italia per
la pace e nuove relazioni
con il sud del Mondo e il
Mediterraneo.
Qui sta il senso di una vera
offensiva e qui torna il
nodo del programma.
Realizzammo un anno fa
un compromesso
avanzato: ponemmo le basi
programmatiche per una
direzione di marcia. Si può
discutere quanto
accentuata o meno, ma,
specialmente oggi, serve a
poco. Il punto è la
direzione segnata che è
quella giusta.
Oggi dobbiamo rilanciare
quell’ispirazione. Lo
dobbiamo fare chiamando
tutte quelle forze della
società che, assieme a noi,
hanno condiviso
quell’ispirazione e che
abbiamo efficacemente
definito l’Unione
materiale.
Durante la discussione sul
programma, queste forze si
riunirono in un cartello
che si chiama: “Cambiare si
può”. Con loro
interloquimmo e ci
ritrovammo nello stesso
percorso, con esse
abbiamo camminato
assieme in questi mesi, per
esempio nella
manifestazione contro la
precarietà o nella raccolta
di firme per la legge di
iniziativa popolare per la
ripubblicizzazione
dell’acqua. Con loro
saremo sabato a Vicenza.
Forse, dovremmo
incontrarci nuovamente
per un appuntamento più
generale: vogliamo che
l’Unione rispetti fino in
fondo il patto stabilito con
il suo popolo, vogliamo le
riforme del programma.
http://www.liberazione.it/giornale/070211/default.asp

Messaggi

  • Il programma dell’Unione dovrebbe essere contenuto in venti righe !! Scrivere centinaia di pagine è spesso un espediente per dire tutto ed il contrario di tutto, per non far capire chiaramente se da le riforme promesse deriveranno concreti e reali vantaggi e per chi , rassicurando viceversa in forma criptica le lobbies ed i potentati economici che nella sostanza non cambierà nulla e chi faceva i propri sporchi affari, potrà tranquillamente continuare a farli. Quello che semmai si legge tra le righe è la raccomandazione a lor signori è di cercare, attraverso la manipolazione mediatica, di spacciare per interesse generale gli interessi di pochi e ristretti gruppi !!!
    MaxVinella