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Proposta di lotta europea contro l’ergastolo

Publie le domenica 12 ottobre 2008 par Open-Publishing

PROPOSTA ORGANICA RIGUARDO LE LUNGHE CONDANNE E L’ERGASTOLO

All’inizio del 2007, a iniziativa di alcuni prigionieri condannati all’ergastolo, con l’appoggio della Associazione Pantagruel di Firenze, prese il via una campagna denominata “Mai dire mai” contro la pena dell’ergastolo. Nel marzo 2007 alcune centinaia di ergastolani inviarono una lettera al presidente della Repubblica italiana chiedendogli ironicamente di tramutare l’ergastolo nella più “umana” pena di morte. All’interno di questa campagna, nel mese di dicembre 2007, 769 detenuti condannati all’ergastolo e oltre 1.300 persone tra cui altri detenuti, familiari, ex-prigionieri e solidari portarono a termine uno sciopero della fame di 14 giorni (anche se inizialmente era stata dichiarato indefinito).

In Francia, dove l’ergastolo è legalmente regolato (in pratica si riesamina dopo 15-20 anni di carcere scontato), la “Legge di ritenzione di sicurezza” approvata a febbraio 2008 consente ai giudici di trattenere in prigione quelle persone che avendo scontato la loro condanna siano giudicate “pericolose”.

In considerazione del fatto che nello Stato spagnolo, dopo le riforme del Codice Penale nel 2003 (pena massima a 40 anni di carcere, compimento integrale delle pene, estinzione effettiva degli sconti di pena e dei benefici penitenziari) e il “diritto” d’eccezione applicato nell’ambito della ‘lotta al terrorismo’ (processi 18/98 e 33/01, dottrina Parot, caso De Juana, Joxe Mari Sagardui, Fernando Etxegarai, Fina Aranburu, ecc.), si può parlare a chiare lettere di ergastolo camuffato. Consideriamo importante analizzare situazioni e casi analoghi di altri paesi europei, specialmente Francia ed Italia.
E consideriamo ugualmente importante incoraggiare e impulsare un movimento contro l’ergastolo – legale o camuffato – a livello di tutta l’Unione Europea.

Per avanzare in questa direzione consideriamo che sia una buona opportunità la mobilitazione proposta per il mese di dicembre 2008 dagli ergastolani dello stato italiano. Di fronte alle difficoltà (principalmente per motivi di salute) di molti detenuti per aderire a questa forma di lotta e al disaccordo di altri rispetto alla modalità dello sciopero della fame, si potrebbero adottare altre forme di lotta come lo sciopero dell’aria, astensione dai lavori, digiuni parziali (un pasto al giorno), ecc.

Ai punti elencati dagli ergastolani di Spoleto nella loro lettera aperta, in ogni singolo stato si potrebbero aggiungere a queste rivendicazioni altri punti relazionati con l’ergastolo e le lunghe condanne, in considerazione della realtà concreta di ogni stato; per esempio:
 nello stato francese: deroga della “legge di ritenzione di sicurezza”.
 nello stato italiano: abolizione dell’ergastolo e dell’art. 41bis.
 nello stato spagnolo: deroga delle riforme del Codice Penale del 2003 e della “dottrina Parot”.

Per assegnare alla protesta un obiettivo comune che si adatti alle necessità delle singole realtà proponiamo di reclamare un limite massimo di reclusione a 20 anni (con obbligo di riesame ai 15 anni di carcere) nell’ambito dell’Unione Europea. Proponiamo rivolgere questa rivendicazione al tribunale Europeo dei Diritti Umani di Strasburgo, il Comitato per i Diritti Umani dell’ONU e il Parlamento.

Proposta concreta per una azione unitaria:

Manifesto unitario (rivendicazioni + testo “L’ergastolo in Europa”)

1. Raccolta delle adesioni al manifesto
+Detenuti con lunghe condanne e altri prigionieri
+Associazioni e ONG
+Avvocati e giuristi
+Medici, forensi, psichiatri…
+Ordine dei medici, degli avvocati, ecc.
+Collettivi, sindacati.
Raccolta di firme individuali nelle piazze, bar, locali…
2. Presentazione della copia del manifesto e delle adesioni raccolte al:
Ministro della Giustizia e degli Interni.
DAP e CSM
Tribunale Europeo dei diritti umani
3. Consegnare le rivendicazioni al parlamento attraverso contatti politici.

Rivendicazioni

Rivendicazione principale proposta per la mobilitazione (a livello europeo):
  Limite massimo di tempo in prigione in tutta la UE a 20 anni.

Rivendicazioni comuni avanzate dagli ergastolani italiani:

  No all’ergastolo come condanna che dura tutta la vita perché la speranza di tornare in libertà è imprescindibile per non convertire la pena in morte psicologica e sociale;
  No al trattamento differenziato dei prigionieri che danno luogo a uno spazio incontrollato in cui si verificano sistematicamente minacce, intimidazioni, violenze, abusi, vessazioni e trattamenti crudeli.
  Il rispetto dell’ articolo 5 della Dichiarazione dei Diritti Umani dell’Uomo del 1948: «nessuno sarà sottoposto a tortura, a trattamenti o pene crudeli, inumane o degradanti.»
  Il rispetto della risoluzione dell’ONU del 30/08/1955 in materia di trattamento dei detenuti, dell’Accordo internazionale relativo ai diritti civili e politici, il Trattato contro la Tortura firmato a New York il 10/12/1984, la Convenzione per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e le raccomandazioni e regolamenti penitenziari europei.

Rivendicazioni specifiche proposte per lo stato spagnolo:

  Deroga delle riforme penitenziarie e del Codice Penale del 2003.
  Benefici penitenziari e sconti di pena.
  Automatismi per accedere alla semilibertà.
  Limite massimo di tempo in prigione.
  Deroga della sentenza e applicazione della “Dottrina Parot” (Tribunale Supremo spagnolo).
  Riforma dell’art.75 del Regolamento penitenziario (sospensione del regime ordinario).
  Libertà di tutti i detenuti malati.
  Libertà dei detenuti con 20 o più anni di carcere sofferto.
  Deroga delle leggi, sentenze e tribunali d’eccezione:
Legge antiterrorista. Legge dei Partiti. Audiencia Nacional (tribunale speciale)
Sentenze dei processi 18/98; 33/01: ecc.
Applicazione effettiva del Protocollo dell’ONU sulla prevenzione della tortura.

Altri obiettivi da sviluppare durante la mobilitazione:

Incentivare la discussione/dibattito su:
  Modello penitenziario/giuridico: punitivo o riabilitativo.
  Torture e maltrattamenti ad arrestati e detenuti.
  Detenuti stranieri e carceri mnorili.
  Le modalità di isolamento e regimi speciali in prigione.
  Legislazione e tribunali speciali nello stato spagnolo (Legge antiterrorista, Legge dei partiti, Audiencia Nacional).
  I prigionieri politici rivoluzionari.
  Lo sfruttamento del lavoro dei detenuti.
  Denunciare le contraddizioni e il fallimento del sistema/ideologia penitenziaria e penale punitivo.
  Stringere rapporti di conoscenza/collaborazione tra diversi movimenti pro-prigionieri e avanzare verso la creazione di reti antirepressive, di appoggio ai detenuti e di solidarietà.

ALLEGATO 1
PROPOSTA ITALIANA

L’associazione Pantagruel, insieme ad altre realtà che si stanno muovendo nel territorio, da tempo si occupa della questione dell’ergastolo e della sua abolizione e si è proposta come punto di riferimento costituendo una segreteria organizzativa per lavorare con serietà intorno a questo tema così importante e allo stesso tempo estenuante.

La campagna “Mai dire Mai” riprende alla fine di maggio del 2007 in cui circa 300 ergastolani italiani, stanchi di morire lentamente ogni giorno e preferendo morire una volta e per sempre, hanno inviato una lettera provocatoria al Presidente della Repubblica italiana per chiedere che la loro pena all’ergastolo venisse convertita in pena di morte.

Dal primo dicembre 2007 quasi ottocento ergastolani e 13.000 persone tra detenuti, familiari, amici, cittadini, volontari hanno portato a termine uno sciopero della fame per sollecitare l’esame in Parlamento della proposta di legge della senatrice Maria Luisa Boccia per l’abolizione dell’ergastolo.

Le prossime iniziative programmate sono:

· Uscita de libro: “Mai dire mai – Il risveglio dei dannati!” che ripercorre le tappe che hanno condotto allo sciopero della fame del 1 dicembre 2007, lo sviluppo dello sciopero stesso, le valutazioni fatte dai prigionieri ergastolani, il futuro che attende le prossime lotte e che raccoglie scritti di ergastolani in forma di poesie, lettere, pensieri, interventi sul tema di discussione, vale a dire, l’ergastolo;
· Consegna alla Corte di Europa dei Diritti dell’ Uomo di Strasburgo di un ricorso collettivo degli ergastolani italiani, affinchè si pronunci in merito alla pena dell’ergastolo in vigore in Italia;
· A partire dal 1 dicembre 2008 nuovo sciopero della fame degli ergastolani e di tutti quelli che sono solidari con la campagna, questa volta organizzata a staffetta di settimana in settimana e di regione in regione.

Si sta formando una associazione che si chiamerà “Liberarsi” e che si occuperà esclusivamente di ergastolo e di differenziazione del regime penitenziario a livello locale, nazionale e internazionale.

Associazione Liberarsi / Associazione Pantagruel
Via Tavanti, 20 – 50134 – FIRENZE (Italia)
Tel/fax 0039 055473070
e-mail: assliberarsi LDo tiscali.it
www.informacarcere.it

Allegato n.2 BREVE ANALISI DELLA SITUAZIONE NELLO STATO SPAGNOLO

Riforma del Codice Penale dell’anno 2003
Impulsata dal PSOE e dal PP e legata alla politica antiterrorista.
Si sono introdotte una serie di misure che di fatto creano un ambito legale per l’applicazione dell’ergastolo camuffato:
· Aumenta il limite massimo di prigione a 40 anni.
· Compimento integrale delle pene.
· Inasprimento delle pene.
· Nuove tipologie di reato.
· Soppressione dlla liberazione anticipata (con la modifica del 1995).
· Limitazioni per l’accesso ai benefici penitenziari, semilibertà e libertà condizionale.

“Dottrina Parot” del Tribunale Supremo (anno 2006)
Subdolo strumento giudiziario creato ex profeso per togliere gli sconti di pena ai prigionieri politici condannati con il Codice Penale del 1995.
Consiste nell’applicare la liberazione anticipata non al massimo legale di condanna stabilito dal Codice Penale del 1995, di 20 anni, bensì al totale delle condanne ricevute, per cui in pratica la liberazione anticipata rimane senza effetto.

La costruzione di nuove imputazioni (caso Iñaki De Juana)_________________________________

Altri fattori
 La politica penitenziaria esclusivamente punitiva ha predominato almeno fino al 2005, lasciando il trattamento e gli aspetti inerenti il reinserimento e la risocializzazione dei detenuti alla mercè del volontarismo e dei mezzi di alcuni funzionari e ONG e in cui perlopiù vige l’abbandono, la corruzione e il corporativismo. Situazione particolarmente penalizzante per i detenuti infermi e quelli che soffrono patologie psichiatriche gravi.
 L’incompetenza, complicità e uniformizzazione della magistratura, salvo scarse eccezioni, alle direttive emanate dall’amministrazione penitenziaria, il potere politico di turno e determinati mezzi di comunicazione.
 Fattori socio-economici: aumento dell’immigrazione illegale, aumento della disuguaglianza e conflittualità sociale, nuove strutture e forme di delinquenza organizzata, aumento dei delitti violenti, offensiva “antiterrorismo”…

Conseguenze nell’ambito penitenziario

 Aumento spettacolare del numero di persone incarcerate, che oltrepassa le risorse e i mezzi del sistema giudiziario e penitenziario (71.394 detenuti al 15/08/2008). Questa tendenza genera a sua volta massificazione, malasanità, abbandono a se stessi, problemi di convivenza e di igiene, lentezza ed errori giudiziari, costruzione di nuove macrocarceri, ecc.
 Aumento dei suicidi e le morti in prigione.
 Aumento delle patologie e malattie mentali.
 Aumento delle evasioni durante i permessi o la semilibertà.
 Aumento della recidiva e degli stranieri incarcerati.
 Uso continuo della tortura, abusi, maltrattamenti.

Nel mese di Agosto 2008, pompando il circo mediatico prefabbricato a causa della scarcerazione del prigioniero politico basco Iñaki De Juana Chaos, e per sviare l’attenzione pubblica dalle responsabilità ufficiali nel caso “Mari Luz”, sono state presentate proposte ultrarepressive che prevedono l’uso massiccio di misure di controllo per certi individui considerati pericolosi nonostante l’assenza di condanne penali o l’instaurazione di un ergastolo con riesame. Queste iniziative sono state fortemente discusse da giuristi e dallo Stesso PSOE (partito al governo), a causa della sua manifesta incostituzionalità e di difficile conformità con i trattati europei e internazionali sottoscritti dalla Spagna (si consideri la critica alla “Legge di ritenzione di Sicurezza” francese esposta in un recente dossier dell’ONU).

Gli autentici argomenti di dibattito di cui non si parla mai e si nascondono:

 A cosa serve tenere una persona incarcerata durante 20, 30 o 40 anni?
 Fino al 2004 non c’è stata nessuna volontà di sviluppare il precetto costituzionale sul reinserimento e la risocializzazione dei condannati.
 Secondo criteri internazionali le pene di 30-40 anni sono crudeli e inumane, e superano il tempo effettivo di compimento che prevedono gli ergastoli applicati in disitnti paesi d’Europa.
 Quando un delitto è di natura ideologica o politica, è lecito e possibile il reinserimento senza vulnerare il principio di libertà ideologica? Forse il reinserimento è possibile misurarlo sulla base del grado di rinuncia ideologica?

Allegato n 3 “Fine pena mai” in Europa

In senso lato l’ergastolo è quella pena che dura tutta la vita del condannato anche se, per estensione, la stessa definizione può essere applicata a quelle pene superiori ai 20 anni di reclusione poiché un periodo di tempo così lungo di privazione della libertà comporta gravi danni psicologici e fisici sul condannato inaccettabili dal punto di vista umanitario.
Nell’Unione Europea in teoria non esiste l’ergastolo inteso come condanna a vita poiché in tutti i paesi si contempla la revisione della condanna e la possibilità della concessione della libertà condizionale trascorso un determinato lasso di tempo, il cosiddetto “ergastolo soggetto a riesame periodico”. Questo lasso di tempo varia da uno stato all’altro: 26 anni in Italia, 20/25 anni in Gran Bretagna, 20 anni in Grecia, 15 anni in Francia, Germania, Austria e Svizzera, 12 anni in Danimarca e 7 anni in Irlanda.

Nello stato spagnolo l’ergastolo non è previsto dall’attuale legislazione e la maggioranza dei giuristi considerano la sua applicazione incompatibile con i principi espressi dalla Costituzione Spagnola (1978) che stabiliscono il fine risocializzatore e riabilitativo delle pene privative della libertà e proibiscono le pene e trattamenti crudeli e inumani. Questi argomenti che rendono impraticabile l’ergastolo sono gli stessi utilizzati contro la riforma del Codice Penale del 2003 o la “Dottrina Parot”, che hanno consentito allo stato spagnolo la possibilità legale di applicare una pena perpetua camuffata.

Non si deve dimenticare che il Codice Penale del 1973 (conosciuto come codice antico) contemplava un periodo massimo di prigione compreso tra i 20 e i 30 anni, che nel resto dell’Europa equivale ad un ergastolo, e che molti prigionieri politici/politicizzati hanno compiuto lunghissime condanne: l’anarchico Basco Laudelino Iglesias ha scontato 23 anni e mezzo di carcere (in libertà nel 2004) e il comunista Francisco Brotons 25 anni (2002). E’pur vero che la possibilità di redenzione delle condanne (liberazione anticipata) per motivi vari (per carcere sofferto, per lavoro, ecc.) permetteva ridurre la condanna finale.

Il Codice Penale del 1995 (conosciuto come codice nuovo) portò definitivamente il periodo massimo di prigione fino ai 30 anni ed eliminò tutti i meccanismi che consentivano la redenzione della condanna. Ma è nell’anno 2003, nel contesto della guerra totale al “terrorismo” e con una conflittualità sociale e politica cresciente, quando il Codice Penale viene nuovamente riformato instaurando definitivamente l’ergastolo camuffato.

Riforma del Codice Penale del 2003
Impulsato dal PSOE e il PP nel quadro della politica antiterrorista.
Introdussero una serie di misure che di fatto conferivano corso legale all’applicazione dell’ergastolo camuffato:
 Aumenta il limite massimo di prigione a 40 anni
 Inasprimento delle condanne.
 Formulazione di nuove tipologie di reato.
 Soppressione degli sconti di pena (liberazione anticipata)
 Ostatività per l’accesso ai benefici penitenziari, semilibertà e libertà condizionale.

“Dottrina Parot” del Tribunale Supremo (anno 2006)
Raggiro giudiziario fraudolento della Audiencia Nacional (Tribunale speciale istituito dal dittatore Francisco Franco) e avvallato dal Tribunale Supremo il quale elimina gli sconti di pena ai prigionieri politici condannati con il Codice Penale del 1973 (giudicati prima che entrasse in vigore il Codice Penale del 1995). Consiste nell’applicare la liberazine anticipata maturata non al massimo di condanna stabilito dai Codici Penali del 1973 o del 1995, da 20 a 30 anni, bensì al totale di condanne ricevute, metodo per cui gli sconti di pena rimangono praticamente senza effetto.

In seguito al caso Mari Luz e al circo mediatico dispiegato dalla destra spagnola a causa della scarcerazione del prigioniero politico Basco Iñaki De Juana, si è sviluppato nei mezzi di comunicazione dello Stato un falso dibattito carico di ipocrisia e cinismo in merito alla pena perpetua e all’applicazione di misure di controllo e sorveglianza post-condanna a “terroristi” e aggressori sessuali. Di fronte alla contundente e ragionata opposizione delle associazioni di magistrati e giuristi e alcuni settori del PSOE il dibattito fu rapidamente abbandonato dovuto al fatto che ciò che stava emergendo in modo evidentissimo era che nella Spagna democratica esiste l’ergastolo camuffato più duro di qualsiasi altra pena perpetua legale esistente in Europa.

Nello stato tedesco, nonstante legalmente l’ergastolo sia revisionabile ai 15 anni di carcere scontato si presenta il caso dei prigionieri politici della estinta RAF (Rote Armee Fraktion): Brigitte Mohnhaupt è uscita in libertà condizionale nel bel mezzo di forti critiche da parte della destra dopo aver compiuto 24 anni di carcere ed Eva Haule, che ha compiuto 21 anni.

In Francia la legge prevede l’ergastolo con riesame ai 15 anni di carcerazione il che non ha impedito che alcuni prigionieri abbiano scontato più di 25 anni di condanna. Sommariamente il processo di revisione e messa in libertà di un condannato all’ergastolo nello stato gallo si svolge in tre fasi:
1. Periodo di osservazione da 6 a 12 mesi nel Centro Nazionale di Osservazione del carcere parigino di Fresnes. In regime di isolamento il detenuto è osservato e sottoposto ad esami, test, colloqui, ecc.
2. Regime di semilibertà per 1-2 anni. Il detenuto lavora fuori e la notte rientra in carcere usufruendo di permessi extramurari nei fine settimana.
3. Libertà vigilata e soggiorno obbligato per un periodo di 5 anni. La persona è sottoposta a misure di controllo giudiziario, è obbligato a risiedere nel luogo assegnato dal tribunale e deve rispettare alcune restrizioni.
In casi recenti di prigionieri politici come i baschi – ex militanti di Iparretarrak – o gli ex militanti di Action Directe, l’ergastolo non è stato revisionato ai 15 anni e se in alcuni casi è stato fatto ciò è dovuto alla forte mobilitazione e pressione sociale: Gabi Mouesca dopo 17anni, Filipe Bidart dopo 19 e tanto Jean Marc Rouillan come Nathalie Menignon dopo 21 anni. Inoltre gli sono stati imposti dei controlli di tipo ideologico come ad esempio il divieto di relazionarsi con vecchi compagni di lotta o di rilasciare dichiarazioni sui fatti per i quali sono stati condannati o partecipare in atti pubblici davanti o vicino le carceri.

Nel febbraio del 2008 il governo di Sarkozy ha approvato la polemica “Legge di Ritenzione di Sicurezza” che consente ai giudici di mantenere in prigione quelle persone che, avendo scontato integramente la loro condanna, siano giudicate come “pericolose”. Questa legge è stata duramente criticata e contestata dall’opposizione politica, le associazioni maggioritarie dei magistrati e avvocati, associazioni come l’OIP e perfino dal Comitato dei Diritti Umani dell’ONU.

In Italia, a principio del 2007 per iniziativa di alcuni prigionieri condannati all’ergastolo (pena perpetua che si revisiona almeno dopo 26 anni ma che si converte in indefinita ed eterna per i condannati classificati in 41bis* o i cui reati siano ostativi di cui all’articolo 4bis del O.P. e i quali si rifiutani di collaborare con la legge), con l’appoggio dell’Associazione Pantagruel di Firenze, si diede inizio alla campagna denominata “Mai dire Mai” contro la pena dell’ergastolo. All’interno di questa campagna, nel mese di dicembre del 2007, circa 775 prigionieri condannati all’ergastolo e più di 13.000 persone tra cui altri reclusi, familiari, ex-detenuti e solidari realizzarono uno sciopero della fame di 14 giorni anche se inizialmente era prevista come indefinita).

*Art. 41 bis. Articolo dell’ordinamento penitenziario italiano che consente al Ministero della Giustizia di sospendere l’applicazione del regolamento e del regime penitenziario ordinario ai condannati per criminalità organizzata, terrorismo o rivolte carcerarie.

Associazione GGEBE
(Gizabanakoen eta Eskubideen Babeserako Elkartea)
Euskadi

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