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Protesta l’Università Campana: cortei e blocco della didattica
Publie le giovedì 23 ottobre 2008 par Open-PublishingProtesta l’Università Campana: cortei e blocco della didattica
di Anna Ferrigno
NAPOLI - Tra le aule delle facoltà campane si respira aria di tensione. Docenti, ricercatori, dottorandi, assegnisti, borsisti, studenti, personale tecnico-amministrativo e rappresentanti delle organizzazioni sindacali e di categoria sono tutti uniti per manifestare contro i tagli alle Università. A Napoli un corteo di 5mila studenti ha fatto sentire la propria voce scendendo in piazza e paralizzando un’intera città. “Dov’è finita la democrazia?” con questa domanda la massa si è snodata rumorosa per il centro. Stessa scena, stesse motivazioni questa mattina a Salerno dove in Piazza del Sapere, il centro del campus universitario, ricercatori e studenti si sono riuniti per dire: No alla Gelmini, No alla Legge 133/2008.
Le azioni di protesta tendono a susseguirsi senza tregua. All’Università Orientale di Napoli è iniziata l’occupazione dello storico Palazzo Giusso dopo l’assemblea indetta dai collettivi di Ateneo cui hanno preso parte circa 2000 studenti oltre al personale docente e amministrativo. È stato dichiarato lo stato di occupazione/liberazione a oltranza “fino al ritiro assoluto della Legge 133” è quanto si legge in un documento apparso sul sito uniriot.org che si autodefinisce “network delle facoltà ribelli!”. Al momento non si hanno notizie certe sui tempi dell’occupazione a cui hanno preso parte solo alcuni degli studenti presenti mentre ricercatori, docenti avevano già deciso di bloccare le attività.
Limitazione del turnover del personale docente e tecnico-amministrativo per gli anni 2009-2011 - ossia per ogni 5 pensionamenti 1 solo assunto-, tagli al Fondo di Finanziamento Ordinario dell’Università - pari a circa 1,5 miliardi di euro in 5 anni - e l’eventuale trasformazione delle Università pubbliche in fondazioni: queste parte delle contestazioni.
“Un’Università con meno fondi sarà costretta ad aumentare le tasse per gli studenti” commenta Massimo Blasone ricercatore e membro del Coordinamento Università di Salerno. Alla possibilità che gli Atenei, per far fronte alle difficoltà economiche, si possano trasformare in Fondazioni la replica del ricercatore è stata di contrarietà. Ma a pesare è soprattutto il blocco del turnover. “Rappresenta una condanna per i giovani ricercatori che saranno costretti o ad abbandonare il campo della ricerca o andare all’estero”.
Parole dure che in un paese democratico farebbero scuotere le coscienze ma che in Italia fanno fatica ad attecchire. Eppure sulla stessa situazione si era espresso pochi giorni fa il settimanale Nature che ha parlato di “dark and angry time” per gli scienziati italiani. Non è di certo un bel periodo per la ricerca nel Belpaese che ad agosto scorso si è vista tagliare i bilanci universitari del 10%.
La percezione è che la Campania possa seguire la scia di Bologna o Firenze dove la didattica è stata bloccata. Situazione tra l’altro paventata da Giuseppe Caputo ricercatore chimico e anche lui membro del Coordinamento Università di Salerno. “Sicuramente in corrispondenza delle altre iniziative che organizzeremo ci sarà la sospensione della didattica. Non per lunghi periodi, ma ci sarà”.
I comitati tendono ad organizzarsi sempre di più e nei prossimi giorni sono previsti cortei e iniziative come quelle di tenere lezioni all’aperto nelle principali piazze dei centri cittadini. “Alcuni colleghi” dichiara Caputo “adotteranno una piazza e terranno delle vere e proprie lezioni”. In ultimo si prospetta la possibilità di non accettare incarichi di docenza aggiuntivi al servizio di ricercatore per i quali non c’è un vero e proprio riconoscimento.