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Protocollo del 23 luglio e consultazione dei lavoratori
Publie le giovedì 6 settembre 2007 par Open-PublishingAperta la discussione tra Cgil Cisl e Uil su come e se tenere la consultazione sull’accordo.
Le segreterie nazionali di Cgil Cisl Uil si sono incontrate per discutere su come organizzare la consultazione dei lavoratori sul protocollo del 23 luglio. Da qual poco che si sa sembra che le segreterie nazionali abbiano deciso di dedicare il mese di settembre alle assemblee di luogo di lavoro e di collocare a metà ottobre le votazioni sull’accordo.
La settimana prossima l’accordo tra le segreterie verrà portato alla discussione degli esecutivi unitari.
Aspettiamo i dettagli e sopratutto aspettiamo di vedere le regole di questa consultazione per capire se sarà una consultazione vera oppure puramente formale nella sua genericità ed indeterminatezza.
Una cosa però già si sa ed è che la condizione imposta dalle segreterie nazionali per garantire una organizzazione unitaria della consultazione e la sua stessa convocazione è che Cgil Cisl Uil si impegnino a sostenere e difendere l’accordo senza tentennamento alcuno.
In altre parole la Cgil non potrà portare nelle assemblee neppure la sua flebile perplessità su uno o due punti del protocollo in materia di precarietà (un grido nel nulla visto che poi la Cgil ha comunque firmato l’accordo), ma sopratutto vuol dire che nessun sindacalista potrà andare nelle assemblee esprimendo dubbi o perplessità sull’accordo, e chi li ha non può e non deve partecipare alla consultazione. Analogo richiamo verrà fatto probabilmente anche nei confronti dei delegati iscritti alle tre organizzazioni confederali perchè garantiscano che il "verbo" delle segreterie nazionali sia accolto e accettato senza contestazione da parte dei lavoratori.
Se queste condizioni non saranno rispettate e garantite a priori, salterà l’accordo sindacale per una consultazione unitaria.
Un messaggio chiaro alla Fiom (che sull’accordo mantiene una complessiva criticità) ed alle sinistre sindacali che già si stanno organizzando per dare ai lavoratori l’indicazione per un voto che respinga l’accordo.
Cose da democrazia del terzo millenio.
Il referendum non si fa più per dare ai lavoratori la parola e la libertà di esprimere col loro voto le indicazioni comportamentali e di linea delle strutture che li dovrebbero rappresentare, ma si fa solo se i suo risultato è utile alle segreterie nazionali.
Il referendum non si deve tenere permettendo la libertà di espressione e di confronto tra le varie posizioni (legittimamente) presenti ma si fa solo se ai lavoratori viene presentata come unica, vera, immodificabile la posizione delle segreterie nazionali.
Insomma .... la consultazione o la si fa alla "bulgara" o non si fa.
E’ chiaro che tutto questo chiude gli spazi di discussione ed impedisce che ai lavoratori possa arrivare anche il dibattito nelle organizzazioni sindacali sulle diverse valutazioni da dare all’accordo. E’ come se al referendum sul divorzio fosse stato impedito al comitato per il SI o a quello per il NO di parlare agli elettori e di sottoporre a loro le proprie valutazioni sull’argomento.
Aspettiamo ora che la discussione in Cgil Cisl Uil di concluda prima di dare una valutazione complessiva.
Ma, e questo bisogna dirlo da subito, nessuno potrà impedire che le ragioni di chi è contrario al protocollo del 23 luglio non si organizzino esplicitamente e legittimamente per portare ai lavoratori le ragioni del NO ed invitarli ad esprimere il loro voto di rigetto di quell’accordo.
5 settembre 2007
Coordinamento RSU