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Publiacqua: Cgil contro se stessa

Publie le domenica 30 aprile 2006 par Open-Publishing

di Tommaso Fattori

Luciano D’Antonio è molto conosciuto ed apprezzato fra i lavoratori di
Publiacqua e fra i compagni del suo sindacato da vent’anni, la CGIL.
Luciano è stato uno dei promotori della legge di iniziativa popolare
per la ripubblicizzazione dell’acqua in Toscana, che all’interno
dell’azienda ha raccolto oltre 400 firme di sostegno su 670
lavoratori, con quasi il 100% di firme degli iscritti al suo
sindacato, la Filcem Cgil. Da qui inizia la rottura con il vertice
della stessa Filcem, che sul tema dell’ingresso di capitali privati
nella gestione del servizio idrico integrato ha evidentemente una
posizione diversa da quella di gran parte dei propri iscritti in
Publiacqua.

Così avvenne che, alcuni mesi fa, i congressi di base all’interno
dell’azienda (in vista del congresso nazionale Cgil) furono convocati
in modo quasi carbonaro, cioè all’insaputa di gran parte dei
lavoratori e all’insaputa di Luciano e di tutto quel gruppo che si era
formato per sostenere la legge popolare. Perchè tanta segretezza?
Perchè si riproponevano di mettere ai voti alcuni emendamenti per
l’acqua pubblica e per i beni comuni proposti dalla Funzione Pubblica
Cgil. I congressi di base "carbonari" si svolgono, semideserti, ma
Luciano e gli altri non demordono: fanno ricorso all’autorità di
garanzia del sindacato per chiederne l’annullamento e la
riconvocazione secondo le regole. Naturalmente il ricorso viene
accolto e stavolta, nei congressi di base, gli emendamenti passano
pressochè all’unanimità, come facilmente faceva presagire il forte
consenso alla legge per la ripubblicizzazione dell’acqua all’interno
dell’azienda. Da notare che gli emendamenti in questione sono stati
poi recepiti dal congresso nazionale Cgil e fanno ora parte, a tutti
gli effetti, delle tesi congressuali. D’altro canto anche il programma
dell’ Unione su questo punto parla chiaro: non solo la proprietà ma
anche la gestione dell’acqua deve essere pubblica. Punto.

Giungiamo così all’ultimo capitolo di questa preoccupante vicenda.
Alle prossime elezioni delle Rsu di Publiacqua Luciano e altri
iscritti Cgil legati alla battaglia contro la privatizzazione vengono
incoraggiati fra i lavoratori a candidarsi, e accettano. Ma i vertici
della Filcem decidono di mettere in scena l’ultimo atto del penoso
sequel: la candidatura non viene accettata. L’accusa infamante?
Luciano e gli altri hanno firmato per consentire anche al sindacato
Cobas (anzi alla struttura "para-sindacale" Cobas, come definita nella
lettera della Filcem) di presentarsi alle elezioni Rsu. Per aver fatto
quello che avrebbe fatto un qualsiasi cittadino con una sana coscienza
democratica.

Il vero problema naturalmente è politico, riguarda il nodo delle
privatizzazioni, riguarda il prevedibile successo che avrebbero
ottenuto gli "antiprivatizzatori" alle elezioni. Ma impressiona che il
pretesto scelto dalla Filcem, adducendo una risibile interpretazione
dell’articolo 7 dello statuto Cgil, tocchi un tema altrettanto nodale:
quello della democrazia, nei luoghi di lavoro e fuori di essi.