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QUEL TIRO CONTINUO SULL’INDULTO

Publie le mercoledì 13 dicembre 2006 par Open-Publishing
3 commenti

Sarà colpa della fretta, vista la tarda ora in cui la notizia è arrivata.

Sarà anche il frutto di indicazioni investigative che si sono dimostrate, nel giro di poche ore, fragili e fuorvianti.

O anche, a voler concedere un’ulteriore attenuante, l’aspetto di verosimiglianza che tutta la storia, a cominciare dal profilo del suo protagonista, ha messo in mostra.

Fatto sta che colpisce la facilità con cui tutti i telegiornali e i giornali hanno accolto la tesi della colpevolezza del tunisino ingiustamente accusato di aver fatto strage della sua famiglia in provincia di Como.

E colpisce anche la reiterata attitudine a caricare il provvedimento di indulto approvato quest’estate di valenze negative che vanno ben al di là della sua reale portata.

Come se l’indulto fosse la causa di una criminalità vecchia e nuova che sconvolge l’Italia da ben prima dell’applicazione di quel provvedimento.

Discutere dell’indulto è ovviamente lecito e persino doveroso.

E’ demagogico invece stabilire un nesso logico ed emotivo permanente tra l’indulto e qualunque manifestazione criminale insanguini l’Italia.

O gridare all’infamia dell’indulto per ogni omicidio commesso in Italia.

E’ sbagliato creare mostri, sempre.

Ma anche fare di una legge, peraltro ricordo votata anche da Udc e Forza Italia oltre al grosso della maggioranza ( con Italia dei Valori contraria e PdCI astenuto), un mostro.

Sbagliato.

E troppo facile .....

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Messaggi

  • "Caro Keoma sono d’accordo con Te quando affermi che non sia giusto ne utile "gridare all’infamia dell’indulto per ogni omicidio commesso in Italia", ritengo però doveroso mettere in discussione ed anche pesantemente questo provvedimento.
    L’indulto generalizzato è scandaloso !! Andava assolutamente eliminata la possibilità di usufruire del provvedimento per i reati commessi dai cosidetti "colletti bianchi" e mantenuta la possibilità per le vittime dei reati oggetto di indulto di ottenere giusti risarcimenti !! L’obiettivo prioritario non deve essere quello di depenalizzare in maniera miope e sistematica, ma bensì quello di ridurre la popolazione carceraria e soprattutto migliorare le condizioni di vita e di sicurezza dei carcerati!! Se il livello di civiltà di uno stato si deve valutare anche dal grado di umanità del suo regime carcerario, il nostro in Italia assomiglia sinistramente a quello di uno stato totalitario!!"
    MaxVinella

    • Anzichè tirar fuori delinquenti dalla gelera, per migliorare le condizioni di vita nelle carceri era così difficile costruire nuove strutture?????
      Altro che tirar fuori gente responsabile di omicidi, spacci, rapine eccetera.

      gio

    • Dove nasce l’incultura che ha portato i giornali a un linciaggio folle

      di Federico Orlando

      Dead, morto. Scritto tre volte, dead, sul foglio rosso inviato a Mastella insieme a un bossolo calibro 5,56 e a tanti insulti. Mastella ministro della giustizia: dunque responsabile d’aver favorito l’atto di clemenza chiesto al parlamento italiano da Giovanni Paolo II, e che il parlamento ha deliberato quasi unanime, compresi i berlusconiani desiderosi di favorire i loro galeotti e i casiniani proni alla sacra pantofola. Così va l’Italia, drogata di cultura della paura, contro i comunisti, gli stranieri, i diversi.

      Cultura che a piazza San Giovanni ha riabilitato anche i simboli del nazismo, come a Teheran. Tutti e chiunque, purché non passino comunisti, stranieri e diversi.

      Abbiamo ingerito tutti questo polonio, anche i giornali della tradizione liberale. Erano l’antemurale al berlusconismo, al suo tsunami di odio. Invece, la notte tra lunedì e martedì, quand’è arrivata, con l’avventatezza degli inquirenti, la notizia della strage, tutte le redazioni hanno avuto una reazione pavloviana nel creare automaticamente il mostro, nell’additare automaticamente l’errore politico.

      Corriere della Sera ( prima notizia): “Strage in famiglia: ‘Era fuori per indulto’.
      Un immigrato tunisino ha sgozzato la moglie ventinovenne, il figlio di 2 anni e altre due donne, ha dato fuoco all’abitazione ed è fuggito. Condannato per reati di droga, in seguito all’indulto aveva lasciato la cella ad agosto”.
      La Repubblica (prima notizia): “Strage in famiglia, uccide e brucia 3 donne e un bimbo. L’assassino era libero per l’indulto.
      Notte di sangue in Brianza, caccia all’assassino tunisino”.
      La Stampa (taglio centrale): “Uscito con l’indulto fa strage. Tunisino uccide la moglie italiana, il figlio, la suocera e una vicina”.
      Il Messaggero (taglio centrale): “Tre donne e un bimbo uccisi e bruciati. Caccia a un tunisino, scarcerato con l’indulto”.
      Il Giornale (taglio centrale): “Cinque sgozzati in casa: caccia a un tunisino. Era fuori con l’indulto”.
      Tg del mattino: “Tunisino esce per l’indulto e compie una strage”.

      Neanche il Minculpop di Mussolini raggiungeva la sincronia del pavlovismo di Berlusconi. Nel paese dove fin l’ultimo contadino del Sud aveva imparato a stramaledire il popolo dai cinque pasti, il ricorso storico comporta che l’ultimo ragazzotto del Motor Show di Bologna pensi di star pagando le tasse della Finanziaria 2007 imposta da Prodi. Lo strumento è sempre lo stesso, la parola.
      La radio, il giornale, la piazza nel ventennio fascista; la tv, la radio, il giornale, la piazza anche oggi. I Gayda e gli Appelius volontari di allora e gli involontari eredi di oggi, sanno che le parole sono pietre e, se scritte, sono piombo. «La notizia è sacra», dicevano una volta. Cioè provata, controllata, ricontrollata.

      Ma è stato sempre meno vero.

      Ai giornalisti, invece della laurea in Scienze della comunicazione, bisognerebbe regalare il libro di Vittorio Roidi “Coltelli di carta”, dedicato al nostro nobile mestiere. Vi si trova la galleria dei mostri che abbiamo creato nei decenni, attribuendo loro, con l’aiuto di magistrati non seri, delitti non commessi, che altri magistrati seri hanno poi attribuito ai veri colpevoli; o dimostrato che non c’era stato alcun delitto, come quello del padre stupratore del figlioletto, da noi venduto alla folla feroce dei lettori come il nuovo Girolimoni; finché un medico coscienzioso e non ignorante scoprì che non di violenza sessuale si trattava ma di cancro all’ano.

      Vedremo stamattina come rivolteranno la frittata i giornali, dopo che gli inquirenti, correggendo il loro pavlovismo, durato fino a metà mattinata, hanno ammesso che il tunisino si trova nel suo paese d’origine.

      Dove magari è riparato prima della vendetta di qualche banda della droga, per uno sgarro o qualcos’altro.

      Tutta bella gente, si sa, ma che c’entra Mastella, che c’entra l’indulto? Chi va in carcere per droga esce, prima o poi. Il guaio maggiore è che escono anche i truffatori d’alto bordo, i legibus soluti, i mafiosi d’alto rango, quelli che con i loro mezzi e la loro infinita possibilità di corrompere le menti stanno precipitando il Paese
      nel 1922.

      www.articolo21.com