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QUESTIONE DEL NORD, ALTRO CHE “PLAGIO” MA RITARDO STORICO DEL PARTITO

Publie le martedì 27 maggio 2008 par Open-Publishing

Rifondazione: VII congresso

QUESTIONE DEL NORD, ALTRO CHE “PLAGIO” MA RITARDO STORICO DEL PARTITO

Alberto Deambrogio segretario regionale Piemonte
Gino Sperandio segretario regionale Veneto
Alfio Nicotra segretario regionale Lombardia
Gianni Conti segretario regionale Liguria
Ferdinando Mainardi segretario regionale Emilia Romagna

Abbiamo letto, non con un certo stupore, il comunicato stampa firmato da Bonato, Mascia, Forgione, Rinaldi e De Simone secondo il quale, alcuni punti della mozione Acerbo tra i quali la questione settentrionale sarebbero stati “saccheggiati” dalla bozza presentata dal compagno Vendola. Dispiace che specialmente cinque compagni del comitato di gestione nazionale, a cui è affidato il delicato compito di traghettare il partito in questa delicata fase, non trovino di meglio che sollevare questa ridicola quanto inconsistente polemica.

Dispiace perché la richiesta di non convocare un secondo Comitato Politico Nazionale tra la prima bozza delle mozioni e il testo definitivo( come invece è sempre avvenuto nella preparazione dei congressi nazionali del partito), è stata avanzata proprio da loro, scegliendo di comune accordo di dare una settimana di tempo per le integrazioni, correzioni, sviluppo dei temi.
E’ paradossale l’accusa di plagio su un tema, la questione del Nord, rispetto al quale nel nostro partito ci si è esercitati lungamente a negarne l’esistenza. Alcuni dei firmatari più prestigiosi della mozione Vendola sono stati convinti sostenitori di tale negazione. Negazione lì nuovamente evocata: oltretutto, perciò, sulla “questione settentrionale” diciamo cose diverse. Altro che plagio!

Testardamente, come segretari regionali, abbiamo in questi anni denunciato nel CPN e nell’Esecutivo quello che stava avvenendo nel Nord, richiedendo al Partito Nazionale un impegno e una indagine specifica rispetto allo sfondamento culturale, politico e sociale che stavamo subendo dalla destra leghista e populista, ma, proprio da chi oggi ci accusa di “scippo”, è stata negata una specificità settentrionale non solo in termini di analisi ma anche di pratica politica.

Tra l’altro la nostra elaborazione sulla crisi sociale del Settentrione e delle “regioni rosse” è all’interno di un documento congressuale- la mozione Acerbo - che è sottoscritto da quasi tutti segretari regionali del Nord (certamente delle regioni più popolose): sarebbe nostro l’approccio strumentale?

E sarà un caso che, a dimostrazione di quanto sono stati valutati come dirompenti i processi di frantumazione sociale e di modernizzazione capitalistica nel Nord del Paese, la composizione del nostro gruppo dirigente in questi anni pareva ignorare l’esistenza del partito in quelle aree?

Nel documento che abbiamo sottoscritto denunciamo i difetti di un partito costruito in modo sbagliato, con un centro pesantissimo e con una periferia esile, con interi territori ignorati e con un radicamento sempre di più labile. Noi proponiamo di invertire i “pesi” nel partito: più forza e più risorse ai territori, meno centralismo, decentramento dei dipartimenti e delle funzioni di direzione nazionale.

Anche per questo chiediamo di rivedere la scelta assunta dal tesoriere nazionale di chiudere nei prossimi tre mesi i finanziamenti centrali destinati alle federazioni e ai regionali. Se occorrono sacrifici, in una situazione in cui siamo stati ridotti a forza extraparlamentare, è bene che questi siano equi e oggetto di una discussione trasparente e condivisa nel partito. Se si vogliono valorizzare periferie e territori non solo a parole occorrono atti e scelte concrete.