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Qualche pensiero ancora sul grillismo
Publie le sabato 3 novembre 2007 par Open-Publishing4 commenti
Per quanto io sia stato un aspro critico del grillismo, ho sempre provato un certo disagio alla facilità e alla piattezza di certe liquidazioni che provenivano "da sinistra".
Intanto ho pensato fin dal primo momento che la somma risultante dei tutti i fattori che compongono il grillismo fosse in definitiva positiva. La scomunica di un papa laico come Eugenio Scalfari è per me la riprova più evidente dell’impossibilità di comprimere l’energia protestataria di Grillo e del suo movimento all’interno degli angusti e miserevoli binari di quella tradizione di "liberalismo di sinistra" che Repubblica e il suo fondatore hanno rappresentato nel nostro paese, e che forse in altri momenti della sua storia ha assolto una funzione positiva, anche se non certamente adesso. Qualcuno avrà notato che una "firma" come Giorgio Bocca, che negli ultimi anni aveva scritto libri sulle devastazioni culturali, ambientali ed umane del capitalismo selvaggio, non si è risparmiato di recente autentiche marchette in favore di Walter Veltroni, liquidatore testamentario di ogni vestigia di quella sinistra che potrebbe reppresentare il genere di risposta ai problemi sollevati nei suoi libri. Che Bocca, col suo passato, si sia allineato a una tale umiliante e inflessibile chiamata alle armi da parte del direttore e della proprietà a favore della nascita del PD, fa certo tornare a lode di Grillo che sia stato visto come colui che poteva disturbare il manovratore. Dunque un’entità nemica da combattere con tutta la potenza di fuoco.
Mi pare anche che molte critiche da sinistra rivelavano il nervosismo che il grillismo potesse fare il pieno in un’area di consenso potenziale per movimenti più politicamente maturi e vaccinati dalle derive personalistiche, demagogiche, quando non addirittura reazionarie del fenomeno Grillo. Secondo me il pericolo era reale e da non sottovalutare, ma alla pars destruens di critiche spesso superficiali ed ingiuste non faceva mai seguito la pars costruens di un progetto politico alternativo e credibile che apparisse come superamento tanto dell’atomizzazione di certe realtà di base come i centri sociali, quanto delle ambivalenze ed ambiguità del burocratismo di partito rispetto alle quali Ferrando non sembra distinguersi da Bertinotti. In queste condizioni il puro e semplice richiamo identitario ad una "cultura di classe" non poteva che apparire sterile e obsoleto di fronte ad un movimento che in occasione del V-Day aveva dato una straordinaria prova di vitalità e di forza.
Non perché io non pensi che la fondamentale discriminante della maturità politica di un soggetto alternativo al grillismo non sia, appunto, un’identità di classe. Lo penso eccome. Mi sforzo però di riflettere sullo scacco per cui, dopo aver recitato tutte le formule di prammatica a favore della cultura di classe, le cose sembrano rimanere al punto di partenza, col semplice indebolirsi e sbiadirsi, semmai, dell’iniziativa grillina, che io proprio non riesco a salutare come un fatto positivo se tutte le altre condizioni rimangono immutate.
L’inadeguatezza di questa risposta emerge, ad esempio, nell’incapacità di articolare verso il fenomeno Grillo una posizione che non sia nè di contrapposizione competititiva (volta a delegittimarlo e a sottrargli aderenti), né di adesione "utilitaria" in mancanza di altre opzioni immediatamente fruibili. Quando la più naturale scelta tattica con un soggetto che si percepisce irriducibilmente diverso da noi ma pur depositario di energie rinnovatrici sarebbe, ovviamente, un’alleanza basata su chiarezza di principi e di intenti, oltreché di obiettivi limitati.
Naturalmente, per fare un’alleanza occorre un soggetto che si allea, e questo soggetto non c’è. Se da una parte c’è quel formidabile strumento aggregatore che è il blog di Grillo (sul quale si fanno spesso inutili ironie), dall’altra mancano persino manifesti o carte dei principi capaci di individuare una rete di rapporti che leghi lotta sindacale, soggetti politici territoriali e nazionali, movimenti popolari e media-attivismo. La pluralità di linguaggi, agende, e rivendicazioni potrebbe essere una cosa positiva se da parte di tutti ci fosse la coscienza della necessità di far lievitare il tutto ad un livello logico superiore in cui una sintesi politica non annulla la molteplicità delle istanze organizzative di base.
Oggi, come in passato (e forse addirittura meno che in passato), la parola "comunista" non riassume più l’identità di tutti coloro che si collocano nel perimetro di una cultura di classe. In questo non c’è niente di male, ma vi è almeno un’accezione della nozione di "comunista" che andrebbe salvaguardata e rilanciata. Non si è comunisti perché si hanno certi valori o si coltivano certe vaghe aspirazioni sociali, ma perché si è consapevolmente parte di un disegno strategico di trasformazione della realtà. Io auspicherei che d’ora in poi vi fosse una critica "comunista" del fenomeno grillino (e di tutto il resto), che non si limiti a recitare giaculatorie ma che sappia ricondursi ad un progetto politico unitario delineato con chiarezza. Per come la vedo io è una cosa da costruire dalle fondamenta.
Messaggi
1. Qualche pensiero ancora sul grillismo, 3 novembre 2007, 13:06
Perfettamente d’accordo.
Ma ho la netta impressione che, parlando oggi del "grillismo", stiamo già parlando di un qualcosa che, come massima spinta propulsiva, è persino "già andato" .....
E non per gli allucinanti attacchi di Scalfari che anzi quelli potevano dargli nuova linfa .... ma perchè il cosiddetto "popolo di sinistra", quello che oggettivamente, arrivando anche a posizioni "forcaiole" che di sinistra non hanno nulla ( ma era già successo col fenomeno dei Girotondi ed ancora prima con l’identificazione con Di Pietro e c. ai tempi di Tangentopoli ) e che innegabilmente, anche se non completamente, era stata l’anima principale del V-Day , ha poi di fatto assunto SuperWalter come nuovo "vate".
E non è un caso che SuperWalter stia cercando in qualche modo di assumere tutti i temi, o almeno quelli che gli è oggi possimile assumere, del suddetto V-Day ... a partire proprio dalle istanze più forcaiole ....
Ed il "popolo di sinistra più di sinistra" si è invece nel frattempo già fatto imbambolare nel mega raduno "identitario" del 20 Ottobre ....
E pure da qui, anche se in misura minore, erano partite iniezioni di sangue caliente che erano poi confluite nel V-Day.
Questo ovviamente non vuol dire che Grillo non possa ancora assestare colpi politici importanti ... è proprio l’estrema fragilità di questo asfissiante bipolarismo a far sì che persino un "listone civico" che arrivasse anche ad un non eclatante 4 o 5 % sarebbe sicuramente decisivo per l’esito di evantuali elezioni politiche.
Ma questo è un altro discorso ....
Il dramma vero è l’assenza totale di una sinistra, non necessariamente "comunista", ma che sia effettivamente tale in termini "di classe" e che possa avere un ruolo decisivo in questo Paese ..... e sono d’accordo che andrebbe ricostituita dalle fondamenta .....
K.
2. Qualche pensiero ancora sul grillismo, 3 novembre 2007, 18:57
il blog di grillo è verticale!
hai mai provato a scriverci nei tempi andati, quando ancora era signornessuno?
se scrivevi quello che non gli aggradava ti cancellavano!
grande esempio di partecipazione!
anche i meet-up sono per lo più costituiti da "bamboccioni" che non
hanno mai masticato politica, con il rischio di cadere nelle braccia del
volpone di turno.
il grillismo è finito, anche se qualche posto in consiglio comunale, regionale non si
nega a nessuno!
i
1. Qualche pensiero ancora sul grillismo, 3 novembre 2007, 19:45
Non dire sciocchezze, tu che nemmeno ti firmi!
Il blog censura parolacce ma neanche tutte, visto quelle che avanzano-
Esiste inveceun modo per cestinare i commenti ma da parte dei blogger.Ti sarà toccato quello. Io vengo censuarata continuamente ma non me la prendo
viviana
2. Qualche pensiero ancora sul grillismo, 4 novembre 2007, 18:38
mha... preferisco costituire "gli amici di Totò" a ....prescindere!
mamma come siamo messi male!