Home > Quale anticomunismo

Quale anticomunismo

Publie le domenica 31 agosto 2008 par Open-Publishing

Quale anticomunismo

di Carmelo R. Viola

Premetto di essere socialista non marxista e che non marxista non significa antimarxista. Anzi, ritengo il marxismo il primo e più grande tentativo di trasportare il socialismo dall’utopia alla scienza. Voglio dire che seguo quanto più possibile per l’appunto la scienza.

Seguire un’ideologia significa fare costantemente e necessariamente riferimento ai suoi parametri né più né meno di come si fa con una religione. Ne vien fuori un linguaggio convenzionale, che io chiamo “liturgico”. Quando l’ideologia è oggetto di fede, il suo seguace, necessariamente fanatico, somiglia molto davvicino ad un fedele che interpreta e valuta gli eventi secondo i canoni di una religione. La riduzione dell’ideale del socialismo – il più grande della storia dell’uomo – a un catechismo, anche se “corretto”, è quanto di peggio potesse capitargli. Alla triade presovietica “Marx-Engels-Lenin” è seguita l’altra “marxista-leninista-stalinista”, tuttora in vigore. Fra i correttori più notevoli Gramsci e Mao.

La realtà storica dimostra tutti i giorni l’inesistenza del classismo (la dinamica della lotta di classi) e un divenire conflittuale a promozione elitaria (per èlites considerando i più forti) ma per i fedeli il classismo resta il filo conduttore della storia. Leggo lunghe e minuziose “analisi storiche in chiave di dialettica classista” da parte di militanti marxisti sul crollo dell’Urss o sul “mercato socialista “ (sic!) della Cina e confesso di non comprendercene granché e sono convinto che la maggior parte dei lettori profani ce ne comprenderà ancora meno. E ciò per effetto dell’abbaglio intellettuale del classismo assunto come “verità dogmatica” e in cui viene fatto rientrare lo stalinismo con tutta la sua scia di crimini (non so quanto lunga).

C’è una susseguenza di convinzioni ideologiche (fideistiche) del marxista-fedele che rende poco accessibile il suo linguaggio e poco trattabile la sua convergenza e collaborazione: che il vero socialismo sia marxista; che il socialismo sia comunismo; che la vera lotta per il comunismo sia la lotta di classi…

A questo modus cogitandi del fedele dell’ideologia marxista si aggiunge quello, empirico, della gente comune, che (errore gravissimo) identifica i fatti con i principi e che vede nel fallimento di un tentativo il fallimento del principio stesso.

Tutto ciò premesso, è possibile dare un significato alla dichiarazione di anticomunismo – che ci sentiamo pronunciare anche da parte di socialisti e soprattutto di ex-filosovietici - nel senso di chi non accetta il comunismo o perché irrealizzabile o perché addirittura di natura criminale!

Ecco l’analisi. Primo errore. L’Urss non era un’unione di Stati socialisti ma uno Stato comunista! Correzione: il comunismo è il punto di arrivo del socialismo, quindi il socialismo integrale (che Marx identificava addirittura con l’anarchia!), che non è stato mai realizzato. Secondo errore. Lo stalinismo-fatto è la realizzazione del principio-socialismo. Correzione: lo stalinismo fu l’attività politico-poliziesca di un uomo probabilmente affetto e afflitto da mania di grandezza e di persecuzione. L’avere saputo promuovere perfino donne e ragazzi contro l’invasione hitleriana (fatto positivo in sé) conferma paradossalmente quanto appena affermato. Terzo errore. L’Urss è crollata, quindi il socialismo-comunismo non è realizzabile. Correzione: l’Urss è stato solo un esperimento, per giunta sistematicamente messo in difficoltà dal circostante mondo capitalista, esperimento del quale rispondono gli uomini, non i princìpi. Quarto errore. L’Urss non era una “dittatura del proletariato”, ma la dittatura di un partito o, più precisamente, degli uomini forti dello stesso. Perciò, il comunismo è menzogna. Correzione: “dittatura del proletariato” era una copertura classista tesa a legittimare l’azione di quel potere esattamente come “repubblica democratica” (della nostra Costituzione) è una copertura liturgica (oh quanto ipocrita!) tesa a legittimare l’azione della dittatura borghese di fatto attraverso il giochetto demagogico-elettorale. Nel primo caso la copertura esprime una finalità, nel secondo una menzogna totale perché in un contesto capitalista non può esserci nessuna “cosa pubblica gestita dal popolo” (come la democrazia attuale conferma più che mai).

La confutazione del quarto errore rende più intuitivi i primi tre: l’Urss era un esperimento, fatto da uomini e soggetto a tutti gli errori umani. Assieme al fenomeno stalinismo esso realizzò effetti mai prima realizzati come la piena occupazione sin dal 1929: doveva essere emendata, non distrutta. Il secondo errore è confutato anche da quegli uomini che continuano a credere nel principio cristiano dell’amore del prossimo nonostante diciassette secoli di crimini mostrando di sapere distinguere nettamente i principi dai fatti. Quanto al terzo è ben chiaro che un tentativo non può essere la prova provata della realizzabilità e della bontà di alcunché.

Per ultimo, una chiara lettura della realtà non può prescindere dalla cognizione scientifica del capitalismo, che è diretta proiezione della vita primitiva della foresta, predonomia camuffata dalle leggi e dalla tecnologia e detta arbitrariamente economia che, a differenza di quella, è “scienza risolutiva del benessere individuale e collettivo, gestita da uno Stato a sovranità monetaria” (insomma, socialista).

Stando così le cose, quando si afferma essere il comunismo fallito o sinonimo di stalinismo, si esprime solo la propria ignoranza della storia e della scienza sociale, quando non si mente coscientemente per tenersi buoni dei privilegi.