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Quale futuro per i Giovani Comunisti?
Publie le lunedì 29 settembre 2008 par Open-Publishing1 commento
Quale futuro per i Giovani Comunisti?
Intervento al Coordinamento nazionale dei GC
di Simone Oggionni
Prevengo l’obiezione che verrà mossa al mio intervento: dico la mia anche sulle vicende che riguardano da vicino il nostro partito non perché non condivida o sia avversario dell’autonomia della nostra organizzazione giovanile (che è sacrosanta, e che facciamo bene a rivendicare in tutte le sedi), ma perché già diversi compagni prima di me si sono concentrati sull’argomento e perché, oltretutto, ritengo che sia interesse comune ragionare sulle prospettive del nostro partito, di cui tutti noi facciamo parte.
E muovo dalla cronaca di due eventi. Primo: dieci giorni fa a Roma un partito diverso dal nostro (Sinistra democratica) ha svolto una assemblea pubblica allo scopo di avviare un processo costituente, e cioè un processo che si dovrebbe concludere con la fondazione di un nuovo soggetto politico (esattamente un nuovo partito, nelle intenzioni degli organizzatori). Registro che a quella iniziativa hanno partecipato diversi soggetti, realtà sociali e politiche e, tra queste, avanzando una disponibilità politica di massima, anche una componente di Rifondazione Comunista.
Secondo evento. Ieri pomeriggio, sempre a Roma, si è tenuta un’assemblea, conclusa dal compagno Nichi Vendola, al termine della quale si è deciso di promuovere, «dentro e fuori Rifondazione Comunista», una campagna di tesseramento ad una nuova associazione politica.
Lungi dal me ritenere illegittima la scelta di una parte del partito di perseguire politicamente i propri obiettivi (fatto salvo che lascio solo immaginare cosa sarebbe successo se ad avviare un tesseramento parallelo a quello del partito fossero state, in tempi recenti, altre componenti interne di minoranza), mi permetto soltanto di porre una domanda molto semplice all’esecutivo nazionale.
Cosa pensa l’esecutivo nazionale di questo percorso? Dal momento che esso punta ad aggregare il più ampio fronte di soggetti della sinistra (partiti, soggetti sociali, movimenti, reti, associazioni), penso che questo progetto di una «costituente della sinistra» guardi anche in casa nostra e ci interroghi con una cogenza non eludibile. A maggior ragione se la totalità dei membri del nostro esecutivo nazionale ha partecipato alle assemblee che ho citato e non ha mai fatto mistero di sostenere una tale opzione strategica.
E chiedo una risposta che faccia chiarezza anche alla luce di ciò che sta accadendo nei territori. Penso a Modena, dove i Giovani Comunisti di fatto si sono già sciolti, perché hanno deciso di dare vita ad una nuova struttura (Giovani per la Sinistra) insieme ai giovani di Sinistra democratica e di ritrovarsi non più nella sede del Prc ma appunto in quella di Sinistra democratica.
L’organizzazione come si colloca nei confronti di queste esperienze, e di questo percorso avviato? Ci è concesso sapere cosa pensa l’esecutivo nazionale o è anche questa una intollerabile ingerenza del dibattito del partito nella autonoma discussione dei Gc?
Secondo punto. La fase politica che stiamo attraversando è segnata da gravissimi elementi di regressione. Al contrario di quanto sostiene il Pd, le destre governano con un efficienza sistematica ed un consenso crescente a dir poco preoccupante. Non c’è tema, dalla politica estera alla politica economica, sul quale il governo non abbia un’idea chiara e i numeri per concretizzarla rapidamente. Con la sinistra fuori dal Parlamento, il Paese è privo di una vera e propria opposizione. Il Pd ha scelto infatti una linea sostanzialmente emendativa e subalterna, incapace di differenziarsi sostanzialmente dalle politiche proposte dal centro-destra.
Come si esce da questa situazione? Ridando forza nella società al nostro partito e riguadagnando un consenso e una credibilità tra la nostra gente. Dalla crisi si esce solo così: ricostruendo una nostra presenza nella società, nei movimenti e nei luoghi del conflitto. Appoggiando e diventando protagonisti delle vertenze in corso, consolidando i movimenti dispersi nel Paese, investendo sul conflitto e su pratiche di mutualismo nei territori, proponendo una linea politica chiara e che parli concretamente ai bisogni dei lavoratori, dei precari, delle donne, degli studenti, affrontando senza retorica e senza propaganda le urgenze sociali ed economiche delle classi subalterne.
In questo quadro si colloca il ruolo dei Giovani Comunisti.
Lo voglio dire con chiarezza: ho apprezzato lo spirito con cui Ragozzino ha affrontato il tema delle mobilitazioni nella scuola, perché quantomeno ci fornisce, con un atteggiamento costruttivo, un quadro di scadenze che lasciano intravedere una prospettiva e cioè che i Gc tornano (dicono di voler tornare), dopo tanti anni, ad investire sul radicamento nelle scuole e sulla nostra autonoma presenza nei collettivi e nel momento studentesco.
Aggiungo però alcuni appuntamenti che ritengo altrettanto importanti rispetto alla data del 10 ottobre, e cioè della manifestazione convocata dall’Uds (la cui linea politica è – come è noto – gravemente influenzata dal Pd e delle componenti moderate della sinistra): quello del 3, giorno in cui terremo un presidio davanti al ministero dell’Istruzione contro la riforma Gelmini e i tagli alla scuola pubblica; quello del 4, quando – insieme alla Fgci e ad altre strutture di movimento – ovunque sarà possibile distribuiremo volantini davanti alle scuole, invitando gli studenti alla giornata dell’11 ottobre; il 17 ottobre, data dello sciopero generale dei sindacati extraconfederali.
E a questo aggiungo una richiesta: che questo coordinamento nazionale si faccia carico di far ripartire – in forme e tempi che decideremo – le altre due grandi campagne di cui abbiamo bisogno: quella contro la precarietà del e sul lavoro e quella contro il razzismo, da intrecciare con la mobilitazione del 4 ottobre prossimo già promossa in città importanti come Milano e Caserta.
Infine, un’ultima proposta: sollecitiamo la convocazione nelle prossime tre settimane di tutti i coordinamenti provinciali dei Gc per rilanciare la nostra iniziativa politica in concomitanza con l’avvio dell’autunno e riconvochiamo, a stretto giro di posta, una riunione dell’organismo nazionale dedicato al tema del radicamento della nostra organizzazione, in maniera tale che si possa prendere atto delle situazioni di sofferenza e in queste intervenire collettivamente come coordinamento nazionale.
Messaggi
1. Quale futuro per i Giovani Comunisti?, 30 settembre 2008, 20:50, di rosso di sera buon tempo si spera
Ma che domanda è "quale futuro per i giovani comunisti"?????....!!! Coloro i quali appoggeranno Vendola ed i suoi diverranno "giovani ex-comunisti" o "giovani arcobaleni" o qualche simile cosa insulsa....Maleddetti socialdemocratici privi di spessore politico: avete fallito, andate a casa!! Gramsci starà vomitando nella tomba.
W Marx.