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Quanti voti valgono 2 morti ? A Primavalle nessuno !

Publie le sabato 5 febbraio 2005 par Open-Publishing
5 commenti

presidio antifascista sabato 5/2 ore 16,30 a Primavalle Via Casanate 2

Quanti voti valgono 2 morti ??

A Primavalle nessuno !!

Assistiamo per l’ennesima volta alla strumentalizzazione a fini elettorali della morte dei fratelli Mattei, da parte dell’ MSI Fiamma Tricolore, come nel ‘94 Urso di Alleanza Nazionale, usando Movimento Politico, inaugurava la campagna elettorale della Destra del primo Berlusconi.

Che i reati prima o poi cadono nella prescrizione, qualsiasi persona lo sa, e la Destra che vanta fior di LEGALI/ILLEGALI come Previti e Taormina non lo sapeva, suona perlomeno strano, come ancora è poco chiaro come andarono i fatti.

Primavalle non ha bisogno di sceneggiate, vuole vivere dignitosamente senza dover subire il ricatto del passato. 60 anni di storia Repubblicana, di tentati colpi di stato, stragi e omicidi sono senza né colpevoli ne responsabili. Per molti di questi avvenimenti le indagini furono subito indirizzate nei confronti della sinistra, ma puntualmente i servizi segreti nostrani e americani, la CIA, Gladio i fascisti la Mafia emergeranno nel corso delle indagini, come ance negli ultimi anni emergono responsabilità istituzionali per Genova 2001, Ilaria Alpi o i fascicoli sulle stragi nazifasciste occultati.

La verità non coincide con gli interessi istituzionali quindi la “Ragion di Stato” deve prevalere sulla verità storica, che però è fatta di persone e luoghi che non si prestano ad interpretazioni e non potrà mai essere riscritta né cambiata, e rimane impressa per sempre, e chi ha vissuto esperienze dirette all’interno delle contraddizioni sociali saprà sempre riconoscere la verità e trasmetterla.

Le forze sociali e politiche della zona nord si danno appuntamento dalle ore 16,30 per presidiare le sedi del quartiere.

Le compagne e i compagni di Roma Nord

Roma 05.02.2005

Messaggi

  • C’è da dire che "Primavalle" più che una strage premeditata pare un modo di sfruttare un oscuro episodio in un’occasione di rilancio degli opposti estremismi in un momento in cui la strage del giovedì nero, LA SETTIMANA PRIMA DELL’ INCENDIO, con l’uccisione dell’agente Marino a Milano ne aveva vanificato la credibilità.

    Alcuni spunti:

    1) Il ruolo dell’ MSI a Primavalle: Primavalle ai tempi era un quartiere "rosso"dove i fascisti (Ordine nuovo e MSI) avevano pochissimo spazio, non si potevano permettere di attaccare nemmeno un manifesto.

    Nei due anni precedenti due loro comizi erano stati sciolti a forza di sassate, nel primo caso senza nemmeno l’ intervento dei compagni della zona ma direttamente ad iniziativa spontanea dei "coatti" di Piazza Capecelatro.

    Pare piuttosto strano che d’improvviso Potere Operaio, impegnata in tutt’altre attività, decida di dedicarsi alla "caccia al fascista" sopratutto se i fascisti sono politicamente innocui (e intenti a pestarsi fra loro) come capita a Primavalle

    2) le divisioni fra falchi e colombe all’interno della destra di primavalle:

    I fascisti erano pesantemente divisi tra di loro, si pigliavano a botte più o meno ogni volta che si incontravano fra missini e ordinovisti.

    Gli "ordinovisti" fecero addirittura una attentato dinamitardo contro la sezione del Msi diretta da Mattei, causando tra l’ altro piu’ danni alle abitazioni circostanti che alla stessa sezione( fu lo stesso Mattei a sostenere con la polizia la responsabilita’ degli ordinovisti in quell’ attentato)

    All’indomani della strage Anna Schiavoncin, detta "Anna la fascista" moglie di un attivista missino di Primavalle, in una clamorosa intervista al "Messaggero" parla di faide interne, dell’esistenza di spie e "traditori", della possibilità che l’attentato sia dovuto ai "duri" della stessa destra, la stessa poi durante l’interrogatorio del marito, battendo i pugni sulla porta griderà "cretino, non fare nomi!".

    Il missino Angelo Lampis la sera del 15, sei ore prima dell’incendio, andrà a casa Mattei e parlerà con Virgilio Mattei "predicendogli" un attentato con benzina. Alcuni inquilini del dormitorio dicono che la notte del 15 Lampis non ha dormito a casa. Quello che è certo è che sarà tra i primi presenti sul luogo dell’incendio e verrà anche visto mentre scatta fotografie nel cortile di casa Mattei.

    La signora Mattei dichiara "Cercate un certo Paolo, per me lui sa tutto, stava lì questa notte in mezzo agli altri" - Giornale d’Italia del 17.4.1973

    Si tratta di Paolo Mulas che, misteriosamente, alcuni giorni dopo sparisce nel nulla (e dagli atti processuali) ricompare, tempo dopo, come compagno di cella di Pietro Valpreda, di lui Valpreda scrive: "Oggi ho avuto un’informazione abbastanza interessante da un detenuto che chiamano Zuccone. E’ rientrato due giorni fa e mi ha raccontato di aver incontrato il Paolo Mulas che era stato mio compagno di cella la scorsa primavera. Mulas era in divisa di capitano dei carabinieri. Zuccone esclamò: "Ma tu eri in galera, in cella con Pietro!". Mulas si irrigidì da perfetto militare e ribattè: "Ero in missione".

    3) la dinamica dell’incendio: L’incendio - come del resto è stato affermato dai Mattei, anche se i magistrati hanno rifiutato di verbalizzare - è scoppiato dentro l’appartamento del segretario missino e non sulle scale della sua abitazione; la tanica era all’interno della casa.

    Quanto alla provenienza delle fiamme, se l’incendio fosse iniziato all’esterno si potrebbero fare due ipotesi:

    che le fiamme si sprigionassero da benzina o da latra sostanza infiammabile versata sul pavimento del pianerottolo o lanciata sull’esterno della porta;

    che fosse stata fatta filtrare benzina o altra sostanza infiammabile da sotto l’uscio e che poi vi sia stato dato fuoco dal di fuori.

    Entrambe le ipotesi sono materialmente impossibili per una circostanza ben precisa: la porta chiusa, e la foggia della soglia di casa Mattei - che è rialzata in modo da far aderire perfettamente la porta - costituiscono, nell’ipotesi:

    uno schermo insuperabile per eventuali fiamme esterne;

    escludono assolutamente la possibilità di un innesco del fuoco dall’esterno

    E ciò è tanto vero che gli stessi periti ufficiali hanno respinto queste ipotesi.

    D’altra parte anche Silvia Mattei conferma che l’origine dell’incendio è da situare all’interno dell’appartamento quando dichiara: "Venni destata da mio padre durante la notte e vidi che c’erano le fiamme. Papà prese un estintore del tipo a boccione che si debbono rompere sulle fiamme. Subito dopo vidi una gran fiammata avvolgere mio padre"

    Inoltre a conferma di tutto il dirimpettaio dei Mattei, Gualtiero Perchi, sostiene: "Le fiamme divampavano all’interno della casa. Sul pianerottolo quando i aprii la porta di casa non c’erano fiamme"

    La porta d’ingresso è stata trovata per nulla combusta nella sua facciata inferiore, a certificare definitivamente che di lì il fuoco non è passato. Poi gli stessi periti escludono che il fuoco potesse e sia entrato dall’esterno all’interno a porta chiusa.

    Difficile che qualcuno arrivi di nascosto di notte, entri in casa altrui, dia fuoco all’appartamento ed esca riuscendo anche ad evitare la fiamme .

    4) la rivendicazione: La firma del delitto è un cartello minatorio Sul cartello, comparirebbero parole quanto mai indicative: "Brigata Tanas, morte ai fascisti, guerra di classe. La sede del Msi, Mattei e Schiaoncin colpiti dalla giustizia proletaria".

    Non si riesce a capire chi l’abbia trovato e dove.

    Secondo gli atti istruttori, all’alba del 16 aprile, nel cortile il giornalista Virgilio Crocco del "Messaggero", marito della cantante Mina - ucciso in circostanze mai chiarite alcuni mesi dopo - avrebbe ritrovato altre 9 lettere staccatesi dal cartellone, ed altre sedici lettere rosse sarebbero state invece recuperate - non si sa dove, nè quando - dal commissario di PS Isidoro Adornato.

    Ma non è tutto: alle nove del mattino seguente, un certo Guerrino Pastorato, giovane militante del Comitato di Lotta per la Casa, rinviene in un angolo nascosto del cortile una strisciolina di carta a quadretti con la dicitura "la sede del Msi".

    Il cartello così’ come viene presentato è dunque frutto di una ricostruzione a "posteriori": in alto, su tre righe, a lettere rosse ritagliate da un cartoncino lucido e poi incollate sul manifesto, una scritta di 41 lettere (delle quali 13 inserite per deduzione, perché mai ritrovate): "Brigata Tanas morte ai fascisti guerra di classe". Al centro quattro rozze striscioline di carta a quadretti con le diciture: "La sede del Msi/Mattei/Schiavoncino/colpiti dalla" e l’ultima riga: "Giustizia Proletaria".

    Il cartello costituisce "l’unica traccia", ma guarda caso, reca "troppe impronte". Troppe persone infatti dichiarano di aver personalmente raccolto il cartello, si contraddicono tra loro e insistono nelle rispettive versioni.

    La versione più insistente e motivata sia quella che mostra Anna Maria Mattei con il cartello in mano, raccolto al quarto piano.

    Questa versione è anche l’unica suffragata da varie testimonianze rese nella prima ora da diverse persone ai cronisti. Dice infatti Ester Aleggiani, coinquilina dei Mattei: "Anna Maria Mattei mentre la caricavano sulla Croce Rossa gridava: "avete visto il cartello? il cartello?" - "Paese Sera" del 16 aprile

    Giudici e polizia non vorranno mai riconoscere che sia stata la donna a raccogliere e a dare immediata pubblicità al cartello. Ed è, dal loro punto di vista, comprensibile: come ammettere infatti che Anna Maria Mattei sconvolta dalla tragedia in pieno svolgimento nella sua abitazione, impegnata a sfuggire alle fiamme e a mettere in salvo i figli più piccoli, invece di scendere subito verso la salvezza sia salita al quarto piano, abbia rintracciato il cartello e ne abbia poi - con tanta foga - fatto mostra ai soccorritori?

    Quando, due anni dopo, si arrivo’ al processo le enormi inconguenze dell’ inchiesta portarono alla assoluzione generale per insufficienza di prove.

    La condanna arrivera’ in secondo grado, in pieni anni di piombo, solo per "incendio doloso aggravato", riconoscendo l’ assoluta non volonta’ ne’ premeditazione ad uccidere.

    Anche se ai tre fu data la condanna massima per quel tipo di reato, e’ stata proprio questa derubricazione del reato a permettere oggi l’ applicazione della salva-Previti.

    E’ anche vero che, anche con la legge precedente, la condanna sarebbe stata prescritta nel 2006 ed essendo tutti e tre i condannati all’ estero, gli effetti pratici non sarebbero stati diversi.

    E, si badi bene, quella sentenza venne pronunciata in piena emergenza terroristica e quindi in un clima tutt’altro che favorevole agli imputati, tanto piu’ che alcuni militanti di PotOp erano poi finiti nel commando di Via Fani.

    Potere Operaio si sciolse un mese dopo i fatti.

    Sicuramente gli imputati furono difesi dagli exPotOp passati all’ autonomia operaia, da tutta la sinistra extraparlamentare, dai socialisti ( tra i piu’ attivi l’ attuale forzista Cicchitto), da quotidiani come "Il Messaggero" e "Paese Sera" e, con un po’ di cautela iniziale, li difese poi anche il PCI( l’ avvocato di Lollo era Umberto Terracini, fondatore dello stesso PCI).

    L’ inchiesta indubbiamente faceva acqua da tutte le parti, piena di contraddizioni e gli stessi missini, compresa la signora Mattei, indirizzarono al processo i sospetti in ambienti di Ordine Nuovo che erano nemici giurati di Mario Mattei.

    BRIGHT EYES

  • Non posso certo parlare a nome delle diverse e variegate realta’ che hanno prodotto questo comunicato.

    Posso pero’ dire quello che, da compagno di Roma Nord che faceva politica in zona anche in quel remoto 1973, quello che penso io :

    1) Non c’e’ alcuna certezza sulle responsabilita’ politiche e personali relative a quel lontano episodio. A questo proposito, ricordo che nel primo processo, nel 1975, gli imputati furono tutti assolti

    2) Anche in caso di responsabilita’ personale di quegli ex militanti di Potere Operaio, la stessa sentenza di appello, poi divenuta definitiva, ha riconosciuto l’ assoluta non volonta’ omicida visto che la condanna e’ avvenuta esclusivamente per "incendio doloso aggravato". La stessa sentenza d’ appello esclude anche ogni responsabilita’ politica del gruppo Potere Operaio, peraltro scioltosi due settimane dopo il fatto, attribuendo l’ attentato ad una bravata personale dei tre imputati.

    3) Alleanza Nazionale farebbe bene a stare zitta sull’ argomento, visto che la "prescrizione" della suddetta condanna e’ avvenuta con quasi due anni d’ anticipo grazie alla recente approvazione della legge cosiddetta salva- Previti, legge firmata dal loro parlamentare Cirielli, cosa fatta notare anche dalla stessa famiglia Mattei.

    4) Per motivi diversi, anche i neonazisti di Base Autonoma - che formano la sostanza romana del Msi Fiamma Tricolore - farebbero bene a stare zitti, visto che nello sparuto drappello ( 60 - 70 persone ) che ha manifestato isolatissimo oggi a Primavalle erano presenti in testa al minicorteo fior di terroristi degli anni 70 e 80, come Paolo Signorelli o Fabrizio Aronica detto "er Pantera", che certo non possono oggi fare i piagnucolosi sul tema della "violenza".

    5) Per concludere non e’ comunque accettabile che si possano, in un quartiere proletario e con una grande tradizione democratica e antifascista come Primavalle, tenere manifestazioni con le svastiche e con le bandiere della Repubblica di Salo’.

    Keoma

    • NO, NON FURONO I FASCISTI AD AMMAZZARSI FRA DI LORO, MA.......

      No, non sono stati i fascisti per vendette interne, anche se la "faida" tra fasci esisteva e come, come dichiarono non pochi missini di Primavalle, compresi i coniugi Mattei.

      E la cosa era gia’ stata chiarita da tempo dalle dichiarazioni di Valerio Morucci nei suoi libri, prima dell’ intervista di Achille Lollo al Corriere della Sera di ieri.

      Ma adesso, dopo che Lollo ha raccontato la sua parte di verita’, sarebbe bene che, invece di attaccarsi ad un assai improbabile nuovo processo per "strage", sarebbe bene che anche i Mattei ( e i fascisti dell’ epoca in genere ) raccontassero il resto.

      Quella tanica, infatti ( e’ assodato da ogni perizia oltre a dirlo Lollo ) non eplose sul pianerottolo o sulla porta ( intatti ) ma all’ interno dell’ appartemento.

      La cosa piu’ probabile, come dice sempre Lollo, e’ che in casa Mattei, avvertiti da Lampis, si stessero aspettando gli attentatori, erano tutti svegli e c’era pure qualche "ospite" ( ad es. Paolo Mulas, un carabiniere infiltrato nel giro di destra, subito sparito dall’ inchiesta )come disse pure la signora Mattei.

      La tanica inesplosa fu portata all’ interno della casa dopo la fuga di Lollo e Clavo e qui, per qualche motivo, esplose provocando la morte dei fratelli Mattei.

      La responsabilita’ politica e personale di Lollo e c. non cambierebbe granche’, ma almeno sarebbe stabilita’ la verita’ vera dei fatti.

      Dando pace ai morti e ai vivi.

      Invece mi sembra che si voglia giocare sta storiaccia infame di 32 anni fa nella battaglia politica di oggi, cosa che con la verita’ vera non c’entra un cazzo.

      Ken Parker

    • da indymedia
      qui non si vuole fare chiarezza
      by aladino govoni Friday, Feb. 11, 2005 at 5:47 PM mail:

      Capisco la famiglia Mattei ma l’ iniziativa dell’ Avv. Randazzo, viziata di finalita’ politiche legate alle dispute politiche di oggi, tutto portera’ fuorche’ chiarezza e "pacificazione".

      Nell’ intervista al Corsera di ieri, Lollo e’ chiarissimo :

      1) ammette la sua resposabilita’

      2) chiama in causa Gaeta, Perrone e Lecco

      3) esclude ogni responsabilita’ dei vertici di Potop, sia nazionali che romani, nonche’ della stessa sezione di Potop di Primavalle con cui era in rotta da tempo

      4) dice che la tanica non esplose per un difetto dell’ innesco e che lui e Marino Clavo fuggirono senza che fosse successo nulla

      5) dice che in casa Mattei lo stavano aspettando in piedi e che la casa era piena di gente

      6) senza pretendere di scaricare le proprie responsabilita’ personali, fa capire che probabilmente la tanica fu poi realisticamente e un po’ stupidamente portata dai Mattei o da qualcuno dei loro "ospiti" all’ interno della casa dove poi per qualche motivo esplose uccidendo i due ragazzi

      Un po’ tutto quadra.

      Che Lollo e c. fossero responsabili l’ aveva scritto in due libri Valerio Morucci che aveva raccolto, pistola alla mano, la confessione di Clavo.

      Che il vertice del Potop fosse estraneo ai fatti - peraltro il gruppo si sciolse il mese successivo - l’ avevano gia’ chiarito tre processi cosi’ come avevano chiarito la non volonta’ di uccidere.

      Che i Mattei fossero stati avvisati dell’ arrivo degli attentatori e che in casa con loro c’era perlomeno un altro missino (Paolo Mulas che in realta’ era un uomo dei "servizi" infiltrato tra i fasci ) lo aveva gia’ detto Angelo Lampis, missino e arrestato per questo per falsa testimonianza, e in modo indiretto la stessa mamma delle vittime.

      Che l’ incendio era partito dall’ interno dell’ appartamento e non dal pianerottolo era venuto fuori da tutte le perizie del tribunale di Roma.

      L’ unico vero elemento nuovo dell’ intervista di Lollo e’ il coinvolgimento degli altri tre, tutti e tre rampolli della buona borghesia romana ( e soltanto Gaeta iscritto alla sezione di Primavalle ) che sicuramente godettero di protezioni, anche istituzionali, ai danni degli imputati "borgatari".

      Credo che la piu’ seria operazione di verita’ sarebbe che i Mattei raccontassero, come ha fatto Lollo, la loro parte di verita’, cioe’ cosa successe dopo la fuga degli attentatori a tanica ancora inesplosa.

      Questa, che non cambierebbe di una virgola le responsabilita’ personali di Lollo e c., sarebbe veramente una operazione di verita’ e non una speculazione politica ad uso e consumo delle diatribe odierne.

      E che darebbe pace ai morti ed anche ai vivi.

      p.s. Proprio’ perche’ mi sembra una cazzata fuorviante buttarla sugli schieramenti politico/elettorali odierni, eviterei pure di insistere piu’ di tanto sullo schieramento filoberlusconiano di oggi di Pace, Guarini, Savelli ed altri protagonisti, a vario titolo, della vicenda.

      Cosi’ non si fa nessuna chiarezza, non si va da nessuna parte.

    • Innanzitutto mi sembra che i nuovi elementi di verita’ stiano venendo fuori proprio dalla "sinistra" e non dalle gazzarre insensate della destra.

      E’ ancora un uomo di sinistra Lollo, che milita nel partito di Lula, e’ sicuramente di sinistra Scalzone come Bellosi, De Stefani, Morucci ( lui fu il primo, in un libro del 1999), Piperno e tutti quelli che stanno ricostruendo la vicenda.

      L’ unico che e’ diventato "di destra" ( di Forza Italia ) e’ Lanfranco Pace che non sta chiarendo un cazzo di niente.

      Il fatto comunque mantiene i termini di un azione di piccolo gruppo ( di 6 persone invece che 3, questa e’ l’ unica novita’ di rilievo ) e quelli di un omicidio del tutto involontario (come ha stabilito in due processi la magistratura romana, che certo non era fatta all’ epoca da "toghe rosse", ma casomai era quella del famoso "porto delle nebbie" di stretta osservanza democristiana).

      E Lollo ribadisce quello che usci’ fuori dal primo processo e da tutte le perizie, cioe’ che l’ incendio parti’ dall’ interno dell’ appartamento e non da fuori.

      Realisticamente Lollo e Clavo fuggirono dopo la rottura dell’ innesco ad acido solforico, come dice Lollo, e poi la tanica inesplosa e’ stata portata dai Mattei o chi per loro ( in quella casa erano tutti svegli e, avvisati da qualcuno, aspettavano gli attentatori) dove, per qualche motivo casuale, e’ esplosa causando l’ immane tragedia.

      Questo non toglie certo responsabilita’ personali, politiche, morali a Lollo e compagni, ma continua a configurarsi nello stesso reato per cui i 3 furono condannati ( incendio doloso aggravato e omicidio preterintenzionale ), reato ormai prescritto anche per i tre possibili nuovi accusati.

      Le responsabilita’ dei vertici sia romani che nazionali di Potere Operaio non esistono proprio ; anche se aiutarono a scappare Clavo e Grillo questo non era reato.

      I due in quel momento non erano neppure ricercati.

      Al posto di Marino Clavo era stato arrestato un altro Marino ( Sorrentino), colpevole soltanto di essere stato compagno di scuola di Lollo.

      E nemmeno Grillo era ricercato, in quanto Aldo Speranza, un repubblicano amico di Lollo e pure lui accusato e poi assolto nel primo processo, aveva sbagliato nome ed indicato non un Manlio ( come si chiama Grillo ) ma un certo Ermanno. Tanto e’ vero che i sospetti si appuntarono su un giovane militante del gruppo m-l Stella Rossa che si chiamava cosi’ e che, per sua fortuna, svolgeva in quel periodo servizio militare lontano da Roma.

      Sara’ Clavo, ormai arrivato in Svezia, ad inviare ad un settimanale la fotocopia del suo libretto universitario, sostenendo che l’ amico di Lollo era lui e non Sorrentino. E per alcuni giorni i giudici nemmeno gli credettero, lasciando in galera il povero Marino Sorrentino !

      E nemmeno Lollo, quando nel 1975, dopo due anni di galera, se ne ando’ in Angola aiutato dal regista RAI Stefano De Stefani ( simpatizzante del PotOp ) era ricercato bensi’ un libero cittadino assolto nel processo di primo grado.

      E fino al 1984, data del processo d’ appello e della prima condanna, torno’ almeno una volta all’ anno in Italia usando il suo passaporto e partecipando anche ad iniziative politiche pubbliche in sostegno al governo angolano, in quegli anni aggredito dal Sud Africa razzista.

      Quindi, giuridicamente parlando, di cosa cazzo stiamo parlando ?

      Altra cosa, che condivido, e’ fare massima chiarezza su anni che videro oggettivamente in essere una specie di guerra civile nel nostro Paese.

      Sarebbe davvero interessante che qualche fascista dell’ epoca, come ha fatto Lollo, facesse chiarezza su altre vicende, da Piazza Fontana alla morte, tanto per fare un esempio romano, di Valerio Verbano.

      E magari qualcuno che e’ oggi un ascoltatissimo commentatore di calcio a Roma potrebbe darci una grande mano a fare chiarezza su altre tragiche vicende romane e non ( Verbano, Ivo Zini, Fausto e Iaio o l’ attentato fallito ad Andrea Bellini ).

      Ma volete scommettere che questo non succedera’ ?

      Keoma