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Quei registi occulti che manovrano i verbali
Publie le sabato 23 giugno 2007 par Open-Publishing2 commenti
LE INTERCETTAZIONI di Massimo D’Alema e Nicola Latorre erano "in libera uscita", prima che il giudice Clementina Forleo le depositasse in cancelleria. A questa conclusione - forte di "riscontri oggettivi" - è giunto il presidente della Corte di Appello di Milano, Giuseppe Grechi. Dunque, esiste da qualche parte, un luogo dove quelle "carte segrete" sono state da tempo raccolte abusivamente e illegalmente distribuite.
Un’indagine - che si spera rigorosa - accerterà i modi (come, dove, quando) e le responsabilità (chi). A questo punto, però, sarebbe ingenuo non prendere in considerazione più seriamente quel che è stato per mesi sulla bocca di tutti gli addetti nel Palazzo di Giustizia di Milano: con la conversazione Fassino/Consorte ("Abbiamo una banca..."), mai trascritta dai pubblici ministeri e pubblicata alla vigilia delle elezioni dal Giornale nel gennaio 2006 (Berlusconi ne fece anche materia per una denuncia penale), sono andate "in libera uscita" tutte le intercettazioni dei politici incappati nell’affare Antonveneta/Bnl. Per mesi, se ne sono detti sicuri pubblici ministeri, polizia giudiziaria, avvocati. Oggi se ne ha una prima, approssimativa conferma.
È una conferma che riaccende l’attenzione sui comandi milanesi e lombardi della Guardia di Finanza, dove da tempo si avvertono delle "criticità" (come ha dimostrato il conflitto Visco/Speciale) perché non c’è dubbio che soltanto la Guardia di Finanza disponeva, nel gennaio del 2006, della conversazione Fassino/Consorte. Questo non vuole dire che, come quella di Fassino, anche le intercettazioni di D’Alema siano "sfuggite" alle Fiamme Gialle, ma i comandi milanesi sono di certo un buon punto di partenza per venire a capo di una muffa di cui qualcosa già si è intravisto e si può paventare.
Dopo l’offensiva dell’ex-comandante della Guardia di Finanza Roberto Speciale, la "libera uscita" delle conversazioni di D’Alema e Latorre con Consorte può essere un secondo momento del ritorno sul "mercato della politica" di quell’"agglomerato oscuro" e spionistico (intelligence militare, intelligence business della Finanza, security di Telecom) che si è andato costituendo all’ombra del governo Berlusconi e nella spensierata indifferenza o sottovalutazione dei leader del centro-sinistra che, una volta al governo, hanno creduto di poterlo tenere a bada non aggredendolo.
È stato un errore. Come è stato un calcolo miope pensare che "la stagione delle scalate" fosse ormai dimenticata, metabolizzata dall’opinione pubblica e indifferente a chi, nel corso del tempo, ha accumulato "materiali" che, anche se non penalmente rilevanti, possono screditare il governo, qualche partito. Come sei mesi fa provò a fare Piero Fassino, che presto lasciò perdere, i Ds avrebbero dovuto chiedere con insistenza alla procura di Milano di andare fino in fondo nella "fuga di notizie" del gennaio 2007.
Anche nella consapevolezza che quei pubblici ministeri sono prigionieri di un’alternativa del diavolo. Se dispongono indagini anche molto invasive intorno agli indiziati della Guardia di Finanza (pochissimi), possono anche individuare il responsabile (i responsabili), ma l’intera piattaforma di inchieste affidate alla Guardia di Finanza se ne andrebbe a ramengo con un pregiudizio per l’intera attività di controllo di quella procura.
Infatti, se un’inchiesta per omicidio ha una interscambiabilità tra polizia e carabinieri, la qualità tecnica della polizia finanziaria è insostituibile. È un’unicità che finora ha protetto le aree critiche del Corpo e limitato le iniziative della procura. E non è detto che non le limiti ancora. In questo caso, sarebbe necessario che i bersagli di quelle operazioni di discredito affrontino con coraggio un pubblico ripensamento sui comportamenti propri e di partito.
(23 giugno 2007) www.repubblica.it
Messaggi
1. Quei registi occulti che manovrano i verbali, 24 giugno 2007, 16:21
Roma, 16:04
INTERCETTAZIONI:INGROIA, NUOVA P2? NON E’ ALLARMISMO
Non e’ "eccessivo allarmismo" ipotizzare la presenza in Italia di una nuova P2. Lo ha detto il pm della Dda di Palermo Antonino Ingroia, nel corso della trasmissione "In mezz’ora". "Sono convinto - ha detto il magistrato - che questo sistema di potere sia ancora vivo e in questo momento, grazie alla debolezza della democrazia in Italia, sia piu’ forte". Per Ingroia, dunque, tale sistema di potere "e’ un pericolo per la democrazia" e per questo "ci vogliono passi in avanti, la magistratura ha bisogno di essere aiutata e non ostacolata". Nel Paese, "c’e’ un qualcosa che da mesi, forse un anno, soffia aria mefitica", ha affermato il pm, e "se e’ vero quello che sembra essere accertato dal presidente della Corte d’appello di Milano", ossia che le indiscrezioni sul contenuto delle intercettazioni sul caso Unipol sono uscite prima del deposito "forse significa che qualcun’altro le ha messe in giro": "sono convinto - ha spiegato Ingroia - che vi e’ un disegno che passa anche attraverso la strumentalizzazione del conflitto tra politica e magistratura". Il fenomeno a cui stiamo assistendo, dunque, non e’ "simile" a Tangentopoli, ma "c’e’ un punto di contatto", ha rilevato il magistrato, che sta "nella debolezza delle istituzioni: di cio’ qualcuno puo’ approfittare anche con qualche spallata. Bisogna state attenti".
24.6.07 www.repubblica.it
2. Quei registi occulti che manovrano i verbali, 25 giugno 2007, 08:21
Ormai è una lotta tra bande : tra potentati economici, lobby, logge, corporazioni e apparati più o meno deviati dello Stato !!! L’ "agglomerato oscuro" è allo stesso tempo regista e protagonista di tutte le trame e complotti !! Si stanno spartendo le spoglie dello stato e stanno facendo a brandelli quel poco che resta di democrazia e di civile convivenza !! Siamo forse già presenza di un golpe strisciante, che gradualmente e subdolamente sostituisce le proprie losche articolazioni a quelle delle istituzioni e della società civile !! E questa volta non hanno avuto bisogno neppure della "marcia su Roma" !!!!
MaxVinella