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Quel tempo dei fraseggi che ora è proprio finito

Publie le mercoledì 25 giugno 2008 par Open-Publishing

Quel tempo dei fraseggi che ora è proprio finito

di Enrico Pellegrini, Giovani Comunisti - Pistoia

Caro compagno Nicola, ho letto con grande attenzione la tua mail su liberazione del 24 giugno, una mail i cui contenuti sembrano un aereo lanciato sulla pista di decollo. Un decollo che però non avviene. Una corsa senza una chiara direzione. Un progetto ben scritto ma che non sviluppa l’oggetto dello stesso.

Dire facciamo tutto equivale a dire non facciamo niente (troppe volte in passato nei GC abbiamo Sperimentato questo genere di fallimenti) coinvolgiamo tutti/e ha significato troppo spesso non coinvolgiamo “davvero” nessuno.

Nella tua lettera dice che gli strumenti del 900 non ci hanno permesso di leggere l’attuale situazione politica; per me questo non solo è falso, ma addirittura tendenzioso… non voglio dire scorretto, ma non lo dico solo perché non ti posso guardare negli occhi mentre dici queste cose.

Su una cosa hai ragione; lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo che entra nelle dinamiche relazioni lavorative, che impone una guerra tra poveri, che determina la disarticolazione delle lotte tramite la competizione sempre ed ovunque non è una interpretazione novecentesca… ma ben precedente!

Il costante utilizzo delle guerre per l’appropriazione di risorse primarie, in chiave geostrategica, la guerra come fucina di denaro per il capitale, come motore dell’economia sono tutti concetti che rientrano perfettamente nella definizione di “Imperialismo” termine che tutto il mondo usa, dai documentari di controinformazione ed approfondimento, dallo stesso congresso USA… analisi condivisa dal mondo intero tranne che da un geniale gruppo di dirigenti del partito della Rifondazione Comunista.

Vogliamo continuare ad elencare le analisi novecentesche che molti considerano demodè? Bene, ma in questo caso dobbiamo anche inserire in questa “conta” anche il femminismo ed il movimento per la laicità che si è sviluppato in tutto il mondo nella seconda metà di quel secolo. Voi ve la sentite di archiviare femminismo e laicità come strumenti di liberazione dell’umanità dagli interessi non solo religioso-bigotti, ma anche politico economici? Secondo me questi strumenti, come gli altri del resto, sono attualissimi e nient’affatto volti al passato.

Il problema vero forse è: Vogliamo davvero usare gli strumenti che innescano conflitto di sociale e di classe?

Il mio obbiettivo, quello che pratico nei GC e nel partito è questo, ma è ovvio che se parte del partito non cerca il conflitto, ma cerca neologismi e neo-analisi per non doversi trovare nello scontro frontale con capitale chiesa ed imperialismo allora le cose mi tornano.

Sono un GC da ormai più di sette anni e ho vissuto tutta l’epopea degli spontaneismi e delle innovazioni, io non credo che sia tutto da buttare, affatto. Ero a Genova come in ogni corteo in questi anni ma non è certo Genova ad essersi allontanata da noi o il partito e le sue sensibilità ad essere mutate.

Qualche anno fa qualche dirigente che oggi firma la mozione Vendola iniziò a dire che la “generazione di Genova” era ormai da superare e che le sperimentazioni ci portavano altrove, partendo da lì, ma ci portavano altrove.

Non capivo cosa si intendesse, mi sembrava quasi una rivendicazione generazionale: “Noi siamo stati la generazione di Genova, voi nuovi Gc che a Genova non c’eravate siete utili ma altro, oggi i GC sono altro”. Mi sembrava un’infantile volontà di auto caratterizzare la propria militanza con una sorta di aura di esclusività che non volesse trasmettere in toto il portato culturale e conflittuale di Genova stessa.

Oggi inizio a pensare di essere stato molto ingenuo a pensare questo, di non aver colto che l’operazione era diversa era rivendicare Genova, ma non praticare Genova. Evolvere il ragionamento con la solita confusione terminologica tanto per affascinare senza dire niente, senza dire che oggi dovremmo sciogliere i GC insieme ad altri che a Genova non ci furono non perché troppo giovani o impauriti, ma con chi a Genova non ci VOLLE ANDARE.

Oltretutto sento parlare di D’Alema come una possibile spina nel fianco a sinistra di Veltroni. Insomma dopo tanti anni di lotte e di strade ci dovremmo forse ritrovare a flirtare con chi Genova l’organizzò dall’altra parte della barricata?

Mi dispiace Nicola, ma la mia esperienza personale, sicuramente diversa dalla tua, (non so quanti anni hai tu, io ne ho 28 e non ho un’istruzione universitaria) mi porta su un’opinione molto diversa dalla tua e totalmente coincidente a quella espressa dalla compagna Beligero e dal compagno Oggionni. Io non ho bisogno di fraseggi artefatti o di munifici inviti ad una lotta così totale, così immaginifica, così sognante da essere totalmente staccata dalla realtà e da chi vuole praticare davvero il cambiamento. Io ho lavorato due anni come precario in un call center ed oggi ho un tempo determinato in una Coop. Sociale, dopo 7 anni che lavoro per comprarmi una macchina usata ho dovuto far affidamento ad un prestito bancario (che non mi volevano neanche concedere perché con contratto a t. determinato).

Questa è la realtà ed io sicuramente sono considerato un privilegiato perché sono riuscito ad andare a vivere da solo e da mangiare non mi è mai mancato. Ogni giorno in cooperativa mi arriva un’umanità desolata e distrutta, che cerca un lavoro, qualsiasi, per poter in prospettiva non doversi impegnare l’oro della moglie per fare la spesa.

Il tempo dei fraseggi è finito, oggi il nostro popolo vuole che entriamo nella complessità e nelle contraddizioni della società per combatterle e per portare risultati; combattere le contraddizioni, non praticarle.

Tu hai fatto molte belle citazioni, ne faccio una anche io.

99 Posse “Nell’era della confusione semiotica”

“…’e bbattaglie vanno fatte pe risolvere i problemi materiali della vita e so’ bbattaglie sporche ’e mmerda ’e bbattaglie pulite stanno sulo rint’â capa ’e chi stà sempe c’ ’o culo aparato”.