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Quella cena dei "bravi ragazzi" tra i lussi di Villa Certosa
Publie le sabato 19 settembre 2009 par Open-Publishing3 commenti
Quattro indagati per droga ospiti del premier. L’11 agosto 2008
il gruppo partecipa ad una festa nella residenza sarda del Cavaliere
Nella villa di Cala di Volpe, in Costa Smeralda, una cassaforte per custodire la "polvere"

(nella foto Tarantini con Mannarini e Verdoscia)
BARI - C’era Simon Le Bon che cantava. C’era Simona Ventura. Ma c’erano anche gli "ospiti sbagliati". Quelli che "danno la droga a tutti", quelli che "brindiamo a questo vino sopraffino e facciamoci sopra un bel tirino". Quelli che "stanno riempiendo di coca mezza Sardegna" - come dice al telefono, una notte, "in stato confusionale", la soubrette Francesca Lana. Quelli delle feste dove sniffano "come i matti" e sciolgono le pasticche di Md nei bicchieri, e dove all’alba il domestico trova una ragazza svenuta in giardino, "ma cosa le hanno dato?!". Ma certo, "quelli di Bari", come li chiamavano in Costa Smeralda.
Definizione smilza e efficace, da "goodfellas". Quei "bravi ragazzi" erano tutti seduti a tavola, l’11 agosto 2008, a Villa Certosa. Ospiti del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. A mangiare e a bere e a cantare, nella residenza estiva del premier, il gruppo è al gran completo. Quattro. Tutti indagati dalla Procura di Bari per cessione di cocaina. Gli "ospiti sbagliati" (da una definizione di Berlusconi) sono i "tre moschettieri" Gianpaolo Tarantini, Massimo Verdoscia, Alessandro Mannarini (il primo è in carcere, il secondo agli arresti domiciliari). E un quarto amico, Nicola De Marzo, detto Nick.
Si divertono, tra loro c’è chi filma la festa con il telefonino. Gianpi è seduto vicino a Berlusconi, la barba curata. Ci sono il suo amico e socio Max Verdoscia e il leccese Mannarini che grida "vai Gianpi!" mentre Berlusconi canta Apicella e Simon Le Bon canta se stesso. Alcune ospiti, tra gli applausi, ballano sul palco. Il video di quella notte dell’11 agosto - diffuso da l’Espresso - restituisce oggi uno scenario inquietante.
Così come "inquietante" è il quadro che il gip di Bari Vito Fanizzi traccia dell’estate che spalanca a Tarantini - imminente e futuro procacciatore di escort - le porte del cerchio magico del presidente del Consiglio. Finché i due diventano amici. La coca, certo. Coca a fiumi offerta dal gruppo Tarantini agli ospiti dei party organizzati nella villa di Cala di Volpe con cassaforte installata apposta per custodire le scorte di polvere bianca.
Tanti bei nomi a quelle feste: imprenditori, stilisti, dame e damine della tv. "Ci devi prendere a piccole dosi, siamo ragazzi cattivi" dice Mannarini (telefonata intercettata dai finanzieri il 27 luglio 2008) ad una ragazza che prova a tirarsi fuori dal giro ("altrimenti mi devasto"). Quanta cocaina tiravano e quanta ne facevano girare, "quelli di Bari", lo certificano le conversazioni telefoniche e le intercettazioni ambientali. E i verbali degli interrogatori degli indagati. Che si accusano l’un l’altro scaricandosi a vicenda.
Sempre sulla cocaina. Chi l’ha comprata, chi l’ha trasportata in Sardegna, chi la distribuiva. Tarantini ammette di averne data a Francesca Lana - l’amica del cuore di Manuela Arcuri che pure ha partecipato, assieme a lei, ad una festa a casa di Gianpi (giugno 2008, villa di Giovinazzo). A lei sì ma non a Sabina Began, amica di Berlusconi e del gruppo barese, alla quale, invece, "sono sicuro - dice Gianpi - l’hanno ceduta sia Verdoscia sia Mannarini".
Alla fine sembrano sfumature, piccole crepe persino scontate. La cocaina per gli ospiti "sbagliati" del premier è "un costume usuale": così lo definisce il gip Sergio Di Paola. Il consumo di polvere serve al gruppo per "mantenere elevato il livello delle relazioni sociali". Lo schema Tarantini. Ragazze e coca "per avere successo in società". Nella sua fase sarda la fitta rete di rapporti che ha catapultato Gianpi fin dentro la corte di Silvio Berlusconi è una trama che tiene dentro, come protagonisti o comprimari, personaggi trasversali e diversi tra loro.
Accomunati da una predisposizione al consumo di droga. La scorta Tarantini e soci l’avevano fatta a Bari. Un acquisto in stock il cui peso specifico gli investigatori ritengono essere di molto superiore ai 50-70 grammi di cui ha parlato l’imprenditore barese in un interrogatorio. "Stanno riempiendo di coca mezza Sardegna, lo sa anche Briatore (totalmente estraneo alle indagini, ndr)". Le parole sconcertate di Francesca Lana sono il timbro dell’estate sarda di Gianpi e dei suoi (ex?) amici. Poi c’è un’immagine. Quella che chiude il video della cena a villa Certosa. Silvio Berlusconi di bianco vestito che, a un certo punto, avanza verso i "baresi" e chiede di smetterla di filmare con il telefonino. Ma il brutto doveva ancora venire .......
19 settembre 2009
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1. Quella cena dei "bravi ragazzi" tra i lussi di Villa Certosa, 19 settembre 2009, 19:07
L’ANALISI. Quel tentativo disperato di chiudere il caso escort
Dalle mosse dei magistrati gli ultimi guai di Tarantini
Il ruffiano e il presidente
di GIUSEPPE D’AVANZO
Gianpaolo Tarantini deve essersi detto: faccio così, ammetto negli interrogatori quel che non posso negare o contraddire e dunque le feste a Palazzo Grazioli e a Villa Certosa; il pagamento delle prostitute che infilavo nelle cene e nel letto di Silvio Berlusconi; l’uso della cocaina che a decine di grammi distribuivo nelle mie feste private. Confesso i legami cuciti - sempre attraverso notti di sesso nella garçonniere all’angolo Extramurale Capruzzi, a Bari - con gli amministratori regionali di sinistra, come quel Sandro Frisullo. Lascio capire che anche quel D’Alema - sì, quel D’Alema - l’ho avuto a tavola o in barca.
"Qualche volta" dico, alludendo a un’amicizia che purtroppo non è mai nata. Concludo che qualche affaruccio me n’è venuto - è vero, diciamo una certa "visibilità con i primari" che poi mi dovevano comprare le protesi che vendevo - ma poi niente di che, tutto sommato. Chiedo il patteggiamento (due anni di pena) ed esco da questa storia un po’ ammaccato e con qualche benemerenza da mettere sul tavolo nella mia seconda vita. Ho soltanto 35 anni, no? Un merito sarebbe stato sicuro e consistente, deve aver pensato Tarantini. Se patteggio, tengo fuori dai guai "il Presidente" perché nessuno potrà più ficcare il naso nelle decine e decine di telefonate tra me e lui - intercettate, purtroppo. Quelle chiacchiere, sì che lo metterebbero in imbarazzo.
La strategia di difesa di Tarantini è legittima, come tante altre. Si sbriciola dinanzi al rifiuto del pubblico ministero. Che nega il patteggiamento (applicazione della pena su richiesta delle parti) perché - dice il procuratore di Bari, Antonio Laudati - "l’attendibilità delle dichiarazioni dell’indagato deve essere verificata con ulteriori accertamenti. È vero, ho detto che, leggendo i verbali sui giornali, appare evidente che non ci sono responsabilità del presidente del Consiglio, ma le indagini non sono terminate e si deve verificare quanto è stato raccontato. Lo faremo in tempi rapidi".
Le parole del procuratore devono aver spaventato Tarantini, e non soltanto Tarantini. Che era nei guai e ci si ficca ancora più a fondo, a testa in giù. Comincia (sostiene la guardia di finanza) a trafficare con i testimoni e con le prove. Se le aggiusta per rendere attendibili, per i magistrati, i suoi ricordi. Forse, progetta una fuga all’estero per tirare il fiato e alleggerire la pressione in attesa di una luna migliore. Si vedrà se gli investigatori hanno visto giusto.
Nell’attesa, alla mossa di Gianpi, la procura ne oppone un’altra, tattica e astuta. Non ne chiede l’arresto, ma soltanto il fermo. Quindi, è obbligata a consegnare al giudice delle indagini preliminari, che dovrà convalidarlo, soltanto qualche pezzullo di carta che documenta il pericolo di fuga o l’inquinamento probatorio e nulla di più. Lo scrigno delle fonti di prova già raccolte resterà chiuso e quindi, per il momento, le intercettazioni del presidente del Consiglio, le testimonianze delle giovani falene che hanno trascorso la notte a Palazzo o in Villa, gli amici di Gianpi che tiravano su la cocaina che egli dispensava con generosità, le tracce dei traffici sanitari resteranno ben protette.
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Un’indagine penale non è soltanto l’accertamento di responsabilità personali (come sembra credere Ernesto Galli Della Loggia), è anche teatro, memoria collettiva, luce che illumina il mondo, che rivela pratiche, passioni, coraggio, debolezze, irresponsabilità, che racconta la tenuta di regole e dispositivi che evitano anarchia e soprusi e fanno ordinato il nostro vivere insieme. È un ordigno che riesce a dirci, qualche volta, e spesso non in modo esaustivo, dove viviamo, che cosa vi accade, con chi abbiamo a che fare. Da questo punto di vista, la storia di Gianpaolo Tarantini non è questo termitaio dai corridoi intricati.
Patrizia D’Addario con Berlusconi
Gianpi è in affari e s’è fatto ruffiano per accrescerli. Tutto qui, in soldoni. La sua intuizione è che, nell’Italia di oggi, il potere del sesso - l’influenza che può avere sugli uomini che governano il Paese o una Regione o un’Azienda sanitaria - ha la stessa energica forza corruttiva del denaro, grimaldello decisivo per gli affari neri degli anni novanta. È acuto il fiuto del giovanotto che forse avrà studiato anche psicologia sociale nel suo master in marketing all’università di Herisau, nello svizzero Canton Appenzello. L’intuizione, comunque, è subito vincente a Bari. Sandro Frisullo, vicepresidente regionale, abbocca all’amo di Tarantini. Gianpi gli organizza in un appartamento in affitto in via Giulio Petroni, angolo via Extramurale Capruzzi, incontri sessuali ora con Terry De Nicolò ora con Vanessa Di Meglio, ricompensate con cinquecento euro.
Tarantini attende l’arrivo dell’amico. Cenano in tre. Al caffè, Gianpi si leva di torno. Le chiama "attenzioni" non corruzione. "Le attenzioni da me avute per Frisullo mi hanno consentito - dice - di essere presentato al dottor Valente, direttore amministrativo dell’Asl di Lecce. Chiedevo un’accelerazione dei pagamenti per le prestazioni effettuate dalle mie aziende e l’esecuzione di una delibera adottata in materia di acquisto di tavoli operatori. So che Frisullo ha rappresentato più volte le mie esigenze a Valente ed io personalmente ne ho parlato con lo stesso Valente. I pagamenti sono avvenuti anche se comunque in ritardo, altrettanto per la delibera. La frequentazione di Frisullo mi serviva soprattutto per acquistare visibilità agli occhi dei primari che portavo da Frisullo".
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Il metodo funziona, dunque. Tarantini decide di fare un salto, il gran salto, l’avventurosa capriola verso un sorprendente, inatteso successo. Dice a se stesso che se la sua intuizione è efficace in Puglia perché non deve esserlo altrove. Magari a Roma, nella Capitale, e con l’uomo che ha in mano in Paese? Dicono che le cose siano andate così. Non è stato il giovane ruffiano a bussare alla porta di Berlusconi, ma - scaltro, forse già conosce le debolezze del presidente - Tarantini è riuscito a giocare con Berlusconi come il gatto con il topo.
Accade nell’estate del 2008. Tarantini affitta, pagando centomila euro al mese (pare), la villa Capriccioli, a cinque minuti da Porto Cervo e non troppo lontano dalla Villa Certosa del capo del governo. A quel punto è un gioco da ragazzi - anche se molto, molto costoso - riempire la casa, il giardino, la spiaggia di bellezze, di cocaina, di allegria e risate e poi attendere, immobile come un ragno. Il calabrone cade nella rete. Pare che l’Egoarca non se ne capacitasse e il suo grandioso senso del sé ne fosse ferito: quelle giovani donne non si dirigevano alla Certosa, ma altrove, da un altro. Chi diavolo è questo "Gianpi" di cui tutti parlano quest’estate? Berlusconi chiede di sciogliere l’arcano a Sabina Beganovic, "l’ape regina" (Dagospia), donna così fidata da essersi tatuata su un piede "S. B. l’uomo che mi ha cambiato la vita". La Beganovic torna dall’Egoarca con le informazioni giuste e Tarantini ha finalmente accesso a corte. Con lui, le sue "ragazze".
"Io - sostiene oggi il giovanotto - ho voluto conoscere il presidente Berlusconi e mi sono sottoposto a spese notevoli per entrare in confidenza con lui e, sapendo del suo interesse per il genere femminile, non ho fatto altro che accompagnare da lui le ragazze che presentavo come mie amiche tacendogli che a volte le retribuivo". Berlusconi gradisce molto e consente a Tarantini di coltivare un sogno di potenza: perché rinchiudersi nel piccolo recinto degli affari sanitari pugliesi e non pensare in grande? Perché non diventare, grazie all’amicizia con "il Presidente", un imprenditore di carattere nazionale, europeo o, perché no?, un lobbista per tutte le decisioni che "il Presidente" può favorire, per i business che l’intervento del "Presidente" può rendere fluidi e vincenti?
L’impresa non pare impossibile a Tarantini. Bisogna investire un po’ di denaro, pagare le prostitute, accompagnarle a Palazzo Grazioli. Che ci vuole? La difficoltà semmai è avere sempre le "ragazze" a disposizione perché, si sa com’è "il Presidente", magari chiama nella tarda mattinata, prima o dopo un Consiglio dei ministri, e vuole che a sera - dopo un paio d’ore, maledizione - la festa sia organizzata. Ci sono giorni che Gianpi è come fuori di testa. Lo vedono agitato e inquieto come una mosca contro un vetro. Ha chiamato "il Presidente" e lui non ha disposizione quel che serve. Telefona, ritelefona, chiama e richiama questo, quello, chiunque possa aiutarlo, chiunque conosca almeno "una donna immagine che all’occorrenza avrebbe potuto anche effettuare prestazioni sessuali". Così ingaggia, il 16 ottobre, Patrizia D’Addario.
Gianpi riesce sempre a cavarsela con un salto mortale. Per non farne più, e rompersi il collo, comincia a corteggiare con accorti regali la rete di "ragazze" controllate, per così dire, da Sabina Beganovic. Forse per ingraziarsele, le rifornisce di cocaina, in palazzi sbagliati, off-limits. Non ne possono venire che guai che, infatti, non mancano. Il 20 dicembre del 2008, l’"ape regina" perde la pazienza, telefona a Gianpi (intercettato) e lo affronta a muso duro.
Sabina. "Hai capito Gianpaolo, che cazzo fai? Mandi alla gente regali e metti a me in una bruttissima situazione. Cioè io non so niente e tu ti spacci per mio amico ... Per favore, non mi mettere in questa situazione"
Gianpaolo. "Io non l’ho fatto perché ti voglio sorpassare".
Sabina. "Ma figurati, non fare il furbo con me... Non mi mettere nei casini. Non fare il paraculo con me".
Gianpaolo. "Io non ho mai portato niente".
Sabina. "Ah bello!, io ho i testimoni. Ti ho detto: non fare il furbetto con me".
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I conflitti con Sabina Beganovic non impediscono, in cinque mesi, a Tarantini (come ammette) di accompagnare trenta "ragazze" a diciotto cene del Presidente. Non tutte sono state pagate, non tutte sono prostitute, anche se in qualche caso "non disdegnano di essere retribuite per prestazioni sessuali". Gianpi tocca "il cielo con un dito". È nelle grazie del Presidente, finalmente. Può chiedergli di incontrare Guido Bertolaso per certe sue ambizioni (che, dice, ambizioni resteranno). Tarantini è il compagno fisso del "Presidente" in spensieratezze notturne, così appassionate da convincere il capo del governo a saltare qualche impegno pubblico. Come (lo racconta l’Espresso in edicola) tra il 23 e il 28 settembre. Le cose vanno così.
Il 23 settembre iniziano i lavori delle Nazioni Unite. Ci sono i leader del mondo. Durante la prima giornata parlano George W. Bush, Nicholas Sarkozy, il presidente iraniano Ahmadinejad. Gianpi a Roma ha organizzato per il premier una festicciola con Carolina Marconi, Francesca Garasi, Geraldine Semeghini, Terry De Nicolò. Ci si diverte e si fa presto a vedere l’alba. Il giorno dopo (mercoledì) Berlusconi decide di non partire più per il Palazzo di Vetro. Diffonde una buona ragione. Patriottica e irreprensibile. Deve seguire da vicino la crisi dell’Alitalia. Se ne stufa presto, però, ammesso che ne abbia mai avuto l’intenzione. In gran segreto raggiunge il castello di Torre Errighi, nei pressi di Melezzole di Montecchio di Terni e Health Center di Marc Méssegué, riaperto per la sua improvvisa visita. "Berlusconi di fatto scompare dai radar per cinque giorni" scrive l’Espresso. Frattini e Letizia Moratti sono costretti a presentare da soli l’Expo 2015 di Milano mentre Gianni Letta, sostenuto da Walter Veltroni, fa i salti mortali per far firmare la pace tra la Cai e i sindacati e salvare l’Alitalia.
L’indimenticabile settimana dell’Egoarca finisce così. Domenica 28 un elicottero della protezione civile lo accompagna dal castello di Torre Errighi a Ciampino, dove prosegue per Milano, destinazione San Siro. C’è il derby, e sugli spalti "il Presidente" è in compagnia di Tarantini. Gianpi ha con sé una nuova ragazza. La chiamano l’Angelina Jolie di Bari. Si chiama Graziana Capone, che racconta il post-partita: passeggiata in auto, arrivo ad Arcore, cena e festino con una decina di ragazze. Il Milan ha vinto uno a zero, il premier è euforico. "Abbiamo tirato fino a tardi, le quattro forse, qualcuna si è addormentata sul divano" (Repubblica). Il fastidio alla schiena del Presidente non c’è più, come per un miracolo. Dopo poche ore di sonno, Berlusconi può festeggiare di nuovo sul lago Maggiore i suoi settantadue anni in una scena, questa volta tutta familiare. "Ora resto a lavorare - dice ai giornalisti - Nessuna festa serale, perché abbiamo già festeggiato oggi" (l’Espresso).
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Tarantini oggi vuole riuscire nell’impresa di liberarsi con il minimo danno dalle sei inchieste che lo coinvolgono senza danneggiare il presidente del Consiglio. Un’altra avventurosa capriola. Dice: "Ho fatto una cavolata, sono stato uno stupido. Quando ho avuto la possibilità di conoscere Berlusconi, ho toccato il cielo con un dito. Non mi sembrava vero. Poi l’ho conosciuto sul piano personale, con la sua simpatia, il suo calore umano, il suo rispetto per gli altri, la sua genialità. Davvero irresistibile. E ho creduto che sarebbe stato più facile frequentarlo facendomi accompagnare da bellissime ragazze. Gli chiedo scusa" (il Giornale). Gianpi non deve essere stato sollevato quando ha sentito "il Presidente" fingere dalla Maddalena di non ricordare nemmeno il suo cognome. "Un imprenditore di Bari, Tarantino o Tarantini, era venuto ad alcune cene facendosi accompagnare da belle donne. Erano ragazze che questo signore portava come amiche sue, come sue conoscenti".
Tutto cancellato, dunque? Come se quei fantastici mesi di feste, scorribande, canti, barzellette, cene, belle donne in tubino nero e trucco leggero, passioni, sesso non fossero mai esistiti. Come se le decine e decine di conversazioni telefoniche tra lui e "il Presidente" - quanto pressante, a volte - non ci fossero mai state. Come se il sogno di Tarantini fosse soltanto il delirio di un provinciale convinto che il potere del sesso è quel che serve oggi per fare affari e addirittura chiudere in una rete di ragno, quel calabrone del capo del governo. "Utilizzatore finale" - certo - ma anche complice del ruffiano (le intercettazioni documentano la sua disponibilità per i maneggi del giovanotto) e regista di uno spettacolo di cui era unico protagonista, unico spettatore, il solo impresario.
Può essere anche che finisca senza conseguenze la ricostruzione giudiziaria, si vedrà, ma quel che ci racconta quest’indagine penale è altro e ben visibile. Ci dice dove viviamo, che cosa vi accade, con chi abbiamo a che fare e non è sempre necessaria una sentenza della magistratura per comprendere e giudicare. Spesso, basta soltanto buon senso e un miccino di onestà.
19 settembre 2009
http://www.repubblica.it/2009/09/sezioni/politica/berlusconi-divorzio-29/berlusconi-divorzio-29/berlusconi-divorzio-29.html
1. Quella cena dei "bravi ragazzi" tra i lussi di Villa Certosa, 21 settembre 2009, 21:59
E adesso esce fuori che alle cene "pepate" con Giampi Tarantini, Berluskoni e mignottame vario c’era pure il "salvatore della patria" Guido Bertolaso.
Lui fa lo gnorri, ma lo sputtana niente meno che Fabrizio Del Noce ....
I particolari al link :
http://www.repubblica.it/2009/09/sezioni/politica/berlusconi-divorzio-29/bertolaso-tarantini/bertolaso-tarantini.html
2. Quella cena dei "bravi ragazzi" tra i lussi di Villa Certosa, 23 settembre 2009, 15:38
Il giallo della cena con venti ragazze a Palazzo Grazioli dell’estate 2008
La versione di Del Noce: "Io e Rossella andammo via presto"
Francesca e l’sms misterioso
"Sì, mi hanno minacciata"
La ragazza parla di una "festa normale". Ma, poi ci fu un "terzo
tempo" per pochi. L’ex-fidanzato: "Cercate il colpevole tra i presenti"
di GIULIANO FOSCHINI e CARLO BONINI
BARI - Si chiama Francesca Garasi la ragazza che martedì 15 settembre, tre giorni prima di essere interrogata dai militari della Guardia di Finanza sui suoi rapporti con Giampaolo Tarantini e il Presidente del Consiglio, ha ricevuto un sms inviato da una cabina telefonica del centro di Roma che la invitava al silenzio ("Stai attenta", ammoniva l’anonimo mittente). Vive a Roma la Garasi e di mestiere - si legge nel curriculum affidato on line alla sua ex agenzia "Ego Model" - fa "la hostess per fiere, la modella e l’indossatrice". Rintracciata al telefono non è di alcun aiuto nello spiegare né le ragioni di quella minaccia. "Queste sono cose che riguardano la privacy di una persona - dice -. Non voglio che escano sui giornali. Io sono una brava ragazza, una studentessa. Quella era una cena normale".
Perché dunque quella minaccia? Chi può temere i suoi ricordi? E su quali circostanze? La Garasi è a Palazzo Grazioli la sera del 23 settembre 2008. Gianpaolo Tarantini, nella sua "confessione" al pm Giuseppe Scelsi, dice: "In quella occasione, invitai a casa del Presidente Francesca Garasi, che giunse con tre sue amiche: Carolina Marconi, attrice di Canale5, Geraldine Semeghini, ex responsabile del privee del "Billionaire" e una sua amica. Portai anche Terry De Nicolo, l’unica che ebbe un incontro intimo con il Presidente". Dunque, il 23 settembre ci sarebbero a Palazzo Grazioli, cinque ragazze e tre uomini: Tarantini, il Presidente e lo chansonnier Apicella. Ma le cose non stanno così.
La De Nicolo smentisce questa ricostruzione ancora prima che Tarantini deponga. Il 7 luglio, in un’intervista a "Repubblica", dice: "Quella sera eravamo una ventina di ragazze. Diciamo in un rapporto di un uomo ogni 4 ragazze (...) C’erano anche personaggi molto noti all’opinione pubblica e ai telespettatori italiani, ma non ritengo opportuno fare nomi". Ricorda quindi il consueto format di quella festa (la cena, i balli, i canti, i regali), gli ospiti che, nel corso della notte, si "allontanano a gruppi". Fino al "terzo tempo", quando a Palazzo Grazioli restano poche donne e ancor meno uomini ("Sul terzo tempo - dice sempre a "Repubblica" - non fatemi domande").
Il 23 settembre 2008, a Palazzo Grazioli, le ragazze dunque non sarebbero cinque. Ma venti. E gli uomini non sarebbero tre, ma cinque. C’è un "terzo tempo" per pochi di cui nessuno ha voglia di parlare. È quello che la Garasi deve fare attenzione a non ricordare? La Guardia di Finanza, nei suoi interrogatori, fa qualche passo avanti. Una delle ragazze presenti quella sera, ricorda a verbale chi sono i due uomini che Tarantini ha omesso di indicare. Carlo Rossella, presidente di "Medusa film", e Fabrizio Del Noce, allora direttore di Rai1, oggi di Rai fiction (ospite, per altro - come ha riferito a "Repubblica" il 20 settembre, anche di una successiva cena a Palazzo Grazioli, il 2 dicembre 2008). La ragazza ricorda un ballo di Rossella con la De Nicolo e di averlo visto lasciare palazzo Grazioli insieme a Del Noce intorno alla mezzanotte.
Rintracciato telefonicamente, Del Noce conferma e aggiunge qualche dettaglio: "Certo che ricordo quella cena. Una quindicina di ragazze, direi. C’era Carlo Rossella, ma ricordo anche Alfonso Signorini, direttore di "Chi" e Rosanna Mani, allora direttrice di "Sorrisi e Canzoni Tv". Mentre non ricordo proprio questo Tarantini. Fu una normalissima cena. E confermo che, come Carlo Rossella, vado via presto la sera, perché mi alzo presto al mattino".
È una testimonianza che dimostra come non ci sia una sola persona, presente quella sera del 23 settembre, che ricordi le stesse cose. Circostanza, questa, che fonti inquirenti dicono essere per altro una "costante" delle 30 ragazze interrogate sulle loro feste con il Presidente. Di nuovo, allora: perché Francesca Garasi dovrebbe "stare attenta"? Un possibile filo lo tira l’avvocato Marco Vignola, difensore di Alessandro Mannarini (uno dei compagni di merende e cocaina di Tarantini). Nell’estate del 2008, Vignola frequenta per breve tempo la Garasi ed è con lei che viene invitato dal Presidente a cena il 14 agosto a Villa Certosa, insieme a Tarantini, Verdoscia e Mannarini. "Il Presidente fu molto colpito da Francesca - ricorda Vignola - e infatti ci invitò anche per il pranzo del giorno successivo, dove trovammo, per dire, Abramovich, e Simona Ventura". "Alla cena del 23 settembre a palazzo Grazioli sarei dovuto andare anche io - dice Vignola - ma poi partì solo Francesca. Il giorno dopo mi disse solo che se ne era andata a mezzanotte". "Con Francesca non ci sentiamo più da un bel po’ - conclude - e se ora mi chiedete chi può averla minacciata, da avvocato dico: cercate nei presenti di quella sera".
23 settembre 2009
http://www.repubblica.it/2009/09/sezioni/politica/berlusconi-divorzio-29/sms-misterioso/sms-misterioso.html