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Quello che i media si sono guardati bene dal dire

Publie le venerdì 14 settembre 2007 par Open-Publishing

Troppe volte è stato chiesto ai partiti, e soprattutto a quelli del centrosinistra, di affrontare seriamente la questione morale.
La richiesta è stata completamente ignorata, anzi perseverano gli incivili, come Mastella, che se ne fanno proprio beffa e, trattandosi per di più del Ministro di Grazia e Giustizia, l’effetto è proprio disgustoso.

Il fatto deflagrante che va al di là del successo legislativo delle firme dell’8 settembre è un altro.
Le leggi chieste a iniziativa popolare hanno poca speranza di suscitare miglioramenti in sede legislativa e secondo noi non vale nemmeno la pena di soffermarsi sui loro difetti intrinseci, la loro funzione è piuttosto quella di essere un segnale sociale forte nei confronti delle forze politiche da parte di un popolo dimenticato ed esaperato e in ciò hanno ottenuto il loro completo successo.

Le tre richieste non diventeranno mai legge, per vari motivi, anche se 120 parlamentari si sono dichiarati a favore, ma il lato tecnico non ci interessa, la cosa eclatante è un’altra: 332.000 firme e un milione di persone in piazza, più milioni di simpatizzanti, più un milione che ha letto ‘La casta’, più le dicussioni bollente che animano tutti i blog sono state un chiaro segno, anche di fronte all’Europa, di una profonda reazione di questo paese alla degenerazione partitica attuale e di una forte richiesta di pulizia morale e di ricambio da parte dei cittadini italiani.

Noi in questo ceto verticistico e solipsistico non ci riconosciamo più.
E quando un popolo non si riconosce nei suoi governanti, siamo usciti da un pezzo dalla democrazia.

Quando in un sondaggi di Confindustria l’80% dichiara protesta, qualcosa scricchiola.

Dall’8 settembre tutto questo non si potrà più ignorare.
330.000 firme di richiesta di leggi a iniziativa popolare sono un documento incancellabile, molto più che la sterile protesta di una piazza di evasori che chiede di non pagare le tasse: qui abbiamo firmato un documento storico, forse tecnicamente criticabile, ma moralmente ineccepibile.

Stanno ora sotto gli occhi di tutti il dissenso e il rigetto di un ceto partitico da parte della maggioranza di un paese che chiede con forza un cambiamento.
Sciocchi sarebbero i partiti che fingessero di ignorarlo o lo demonizzassero. Non si possono demonizzare i cittadini che col loro voto ti possono mandare a casa, sarebbe come un mercato che insultasse i suoi acquirenti.
Se fanno questo, hanno perso totalmente il senno e sono impazziti in un delirio di autoreferenza.
Non è razionale fingere che questo sia mai accaduto o accodarsi al mare di insulti generali che hanno caratterizzato i media, anzhe della cosiddetta sinistra.

Il popolo della protesta ha anzi detto chiaramente: qui noi non siamo né di destra né di sinistra, siamo solo cittadini violentemente incazzati.

Entrando nel dettaglio, tuttavia, se non si riesce a capire almeno la richiesta n° 1, si va male. Se non si riesce ad accettare che per reati gravi i condannati in terzo grado devono uscire dal Parlamento e deve essere sospeso dalle sue funzioni chi in 1° giudizio è stato condannato, sempre per reati gravi, non siamo fuori solo dalla democrazia, siamo fuori anche da ogni criterio civile.

In America, dopo la prima condanna si va in carcere e qui si aspetta il ricorso, salvo il pagamento di costosissime cauzioni. In nessun paese civile sono tollerati reati gravi o comportamenti corrotti da parte di chi rappresenta il paese pena la delegittimazione immediata, e le dimissioni immediate sono chieste anche per molto meno di furto di denaro pubblico o di collusione mafiosa o appartenenza a banda eversiva.

D’altro canto nessun paese civile ha 3 gradi di giudizio come l’Italia, un iter processuale così estenuante, un sistema giudiziario così impedito, e un sistema tanto barbaro di prescrizioni da stravolgere totalmente il criterio “Ognuno deve essere ritenuto innocente fino al terzo grado del processo” nel criterio opposto: “Chi se lo può permettere non sarà mai condannato”. Siamo passati da un garantismo financo eccessivo all’impunibilità del potente, e questo distrugge ogni principio di giustizia e di civiltà.

Ma la cosa gravissima che qui vorremo sottolineare non è il valore intrinseco delle 3 richieste, quanto il fatto che nessun editorialista si è degnato di sottolineare il valore morale della protesta e il rifiuto generale da parte della gente comune di un ceto politico degradato. Nessuno ha detto: le leggi chieste possono essere sbagliate ma ciò che sta alla base del movimento è giusto! In questo i media hanno mostrato la corda.

Quando poi si è tentato di far passare il dogma che la politica è monopolio dei partiti e che i cittadini non hanno il diritto di dire la loro nemmeno attraverso dei movimenti hanno toccato l’abisso della non democrazia (anche Scalfari, via..!?), hanno mostrato tutta la loro concezione elitaria, oligarchica, proprietaria della politica, una concezione antidemocratica.

E la gente lo ha capito benissimo minacciando subito di non comprare più giornali o di non non pagare più canoni televisivi.

Ma i media ci hanno traditi, perché si erano venduti prima.

I fatti dicono che, da tangentopoli in poi, in questo paese, la corruzione dei partiti non ha fatto che crescere e insieme è cresciuto il rigetto della gente fino ad arrivare a livelli intollerabili, peggio dei rifiuti di Napoli, nel disinteresse totale dei politici che hanno giustificato o appoggiato ogni peggio.

Sono 10 anni che Grillo gira in modo capillare l’Italia coi suoi spettacoli, denuncia, informa su questioni finanziarie, economiche, ambientali, di libertà, in una battaglia civile serissima, e i cittadini si sentono in risonanza con lui e da lui rappresentati. Dai partiti non più. E se questa risonanza c‘è stata, è stato perché Grillo ha ascoltato i segnali di disagio e si è premurato di studiarseli, di farseli spiegare dagli esperti, di farsi suggerire soluzioni utili, non importa se queste, nel tempo, possono dimostrarsi fallaci, importa che la gente ha sentito in lui e nel suo staff un ascolto fattivo, una cassa di risonanza utile, un impegno al capire e al risolvere che superava il compito di comico alla Luttazzi e diventava impegno sociale e civile in tutti i modi possibili, non solo della denuncia ma anche della ricostruzione.

Questo, i partiti, non lo hanno fatto.

Troppo presi nei loro interessi di corridoio, nei loro sterili gossip di bottega, nelle loro merchant bank, nelle loro scalate, nei loro inciuci, nei loro indulti, nei finti cambiamenti di vestito, le finte coalizioni, i finti tafferugli, le finte opposizioni.. per curarsi di cosa avveniva nel paese, e del risentimento che diventava gigantesco.

Ma la cosa gravissima è che i media si sono guardati bene dal dire tutto questo. E così i sono tirati la zappa sui piedi e hanno dimostrato che cosa realmente sono: procacciatori del mercato, cortigiani dei partiti, diffusori di falsità, strumenti di antidemocrazia.

Che i legami con i partiti ufficiali siano in caduta libera, ne fanno prova la crisi delle tessere, il calo dei giornali venduti, il rigetto della tv, la minaccia di astensionismo elettorale, i blog sempre più irritati…

Ma i media ufficiali che dovrebbero segnalare il termometro politico hanno intenzionalmente ignorato il disagio sociale e morale del paese e hanno invece imposto volgari diversioni sulla cronaca nera, il gossip, il sesso, la propaganda più bieca, l’induzione di mercato. Alcuni sono arrivati a dire: se parliamo di cose serie, i clienti ci ritirano la pubblicità. Sono dei volantini commerciali !

Ma il web ha surrogato la carenza di informazione e la mancanza di democrazia, diventando un’agorà di confronto e di collegamento, un luogo virtuale dove le notizie si sanno in tempo reale e si creano organismi collettivi e forme di sentire comuni, convogliando la protesta come i partiti non vogliono e non sanno più fare.

Gli ultimi 12 anni di politica italiana, da Craxi in poi, sono stati contrassegnati da una caduta a picco della morale pubblica, da un dilagare gigantesco di corruzione politica, che ci mette all’ultimo posto in Europa e in fondo alle classifiche del mondo.
Faceva comodo ai media dire che le nuove generazioni erano apolitiche e apatiche. Se fossero stati seri, avrebbero detto invece che discutere di politica è la più forte occupazione degli italiani, anche giovani, soprattutto giovani, e che la questione morale è al 1° posto nei loro discorsi e si sarebbe smesso di pensare che questo paese ha il governo che si merita per dire invece, con forza che questo paese, è molto meglio dei governanti che si sono imposti.

Ora la malafede dei media e dei loro protettori (mercato e partiti) si è completamente smascherata negli insulti che sono stati l’unica risposta di fronte alla protesta civile e legale di una parte molto grande del popolo italiano. E questa è eversione.

Ma noi, la democrazia, la vogliamo per noi, e anche per loro

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