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RAI: la breccia di Porta Pia

Publie le martedì 1 gennaio 2008 par Open-Publishing

  RAI: la breccia di Porta Pia -
a cura di Paolo De Gregorio – 1° gennaio 2008 –

Da tempo mi impegno a ricordare che tutte le analisi, le critiche, le denunce, anche se giuste, se non trovano uno sbocco in obbiettivi e lotte concrete, finiscono nel nulla come il 68, i girotondi, i no-global, i movimenti pacifisti.
Oggi c’è Grillo che ha coagulato intorno a sé una notevole e variegata area di dissenso, ha fatto una operazione politica concreta presentando al Parlamento le firme per una legge di iniziativa popolare volta a modificare alcune regole elettorali, che purtroppo non ha alcuna possibilità di vedere la luce.
Tra l’altro sono delle modifiche assolutamente insufficienti per cambiare nel profondo il funzionamento del Parlamento ed è urgente che un movimento con ambizioni politiche formuli un progetto di nuova legge elettorale, che comprenda un comma che riguarda il “conflitto di interesse”, perché è assolutamente indispensabile, per la salute della democrazia, che un qualunque proprietario di mezzi di comunicazione di massa sia ineleggibile.
Personalmente ho formulato e pubblicato in internet una idea di nuova legge elettorale e se qualcuno vuole conoscerla sarò lieto di inviargliela o di indicare dove leggerla.
Penso che sia giusto entrare nel dibattito su una nuova legge elettorale, ma credo che il movimento di Grillo sia agli inizi e non abbia il peso per suggerire una soluzione.
Vi è invece una battaglia, che può essere vinta e dare enorme visibilità, da combattere contro la RAI e i suoi padroni, che sono i partiti politici e gli infiltrati da Berlusconi, che hanno illegalmente trasformato un “servizio pubblico”, creato e mantenuto dal canone dei cittadini, in un potentato della Casta, appiattito sui codici culturali della TV commerciale, addirittura gestito da una maggioranza nel consiglio di amministrazione fedele a Berlusconi.
La recente telefonata intercettata tra Berlusconi e Saccà spiega più di qualunque sociologia che la democrazia e le regole non esistono, il servizio pubblico è una beffa, vi è solo lo squallore del sottogoverno, le raccomandazioni al posto della capacità, la feroce spartizione tra i partiti l’unica regola riconosciuta e praticata.
Restituire la RAI al ruolo di servizio pubblico, dando ai cittadini il potere di eleggere il presidente della RAI, con tutti i poteri, votando in concomitanza con le elezioni politiche, canone pagato alla mano, è un obiettivo possibile, legittimato dalla usurpazione e stravolgimento di un bene pubblico, per impedire il monopolio culturale che si è realizzato con un solo personaggio che è il reale burattinaio di 6 reti nazionali, 3 pubbliche e 3 private.
Questo obiettivo è tanto più necessario, oltre che giusto, perché tutto il complesso industriale mediatico è in mani private, e le “linee editoriali” sono stabilite dai proprietari di giornali, riviste, TV, case editrici, altro che libertà.
La presenza di una TV pubblica, senza pubblicità, capace di dare voce a tutte le componenti della nostra società, alle condizioni dei lavoratori, ai movimenti, ai consumatori, alle realtà di impegno ambientale, al volontariato, sarebbe un reale CONTRAPPESO al monopolio e al “pensiero unico”.
Io proporrei Beppe Grillo come presidente della RAI con pieni poteri, e lo prego di pensare seriamente a questa battaglia, perché se non si vince su questo fronte non ci sarà quel salto di qualità necessario, e questa breccia nel monopolio dittatoriale della informazione va aperta proprio in quella data di aprile del secondo V-Day.
Quale escluso a vita dalla TV perché reo di dire cose intelligenti che fanno riflettere, Grillo avrebbe tutti i titoli per chiedere una svolta e dirigere un vero pubblico servizio.
Bisognerebbe anche sbrigarsi perchè il disegno vero, con molta probabilità di realizzarsi, è quello di una privatizzazione, che lascerebbe per sempre i cittadini senza un contrappeso pubblico, esattamente come negli USA dove i 50 canali nazionali sono tutti in mano a multinazionali.
Paolo De Gregorio