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Raciti, il legale del 17enne indagato "Non fu omicidio, ecco le prove"

Publie le venerdì 25 maggio 2007 par Open-Publishing
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L’avvocato del minorenne catanese, unico indagato per la morte dell’ispettore
ha mostrato la presunta arma del delitto: "Quel lavello non poteva uccidere"

Dubbi "sull’arma" anche nella perizia dei Ris di Parma

CATANIA - I Ris di Parma esprimono consistenti dubbi sulla presunta "arma" che avrebbe ucciso l’ispettore Filippo Raciti durante gli scontri del 2 febbraio allo stadio Massimino di Catania durante il derby Catania-Palermo. "In tale quadro - scrivono nella perizia depositata questa mattina e resa subito nota dall’avvocato Giuseppe Lipera, legale del diciassettenne catanese, unico indagato per l’omicidio - e alla luce delle conclusioni medico-legali e dei filmati a disposizione, pur non potendo esprimersi per una diagnosi definitiva, l’ipotesi della inidoneità sembra riunire maggiori elementi di probabilità". L’arma in questione è un sottolavello che il giovane avrebbe lanciato contro Raciti.

La perizia è stata letta dall’avvocato Lipera che ha convocato una conferenza stampa per fare il punto sulle indagini. "Il sottolavello con il quale sarebbe stato ferito mortalmente l’ispettore Filippo Raciti è inidoneo a procurare le lesioni che avrebbero causato il decesso dell’investigatore", ha affermato il legale del minorenne, invitando i giornalisti a "non parlare più di omicidio dell’ispettore Filippo Raciti, ma di morte del povero poliziotto perché - ha sostenuto - non si può parlare più di omicidio".

A sostegno della sua ipotesi, l’avvocato Lipera ha mostrato un modello di sottolavello analogo a quello sul quale è in corso la perizia rilevando che "la flessibilità del lamierino non lo renderebbe idoneo a cagionare la ferita mortale subita da Raciti".

Secondo il perito di parte, Francesco Privitera, nominato dalla difesa, infatti, "le conclusioni dell’accusa non sono suffragate né sostenute da elementi tecnici e scientifici sulla compatibilità" tra il sottolavello e la ferita cagionata a Raciti. Per gli esperti della difesa la perizia eseguita non "prende in considerazione la velocità e la forza" necessarie affinché il colpo sia letale né "la compatibilità con la natura, la tipologia e la conformazione delle lesioni rilevate" sulla vittima. Per questo lo studio Lipera chiede che "ci sia un ulteriore, scrupoloso, scientifico approfondimento per ottenere un totale accertamento della verità". L’avvocato ha anche annunciato di avere affidato una perizia necroscopica di parte a un luminare il cui nome sarà ufficializzato nei prossimi giorni.

Il penalista ha ricordato anche i prossimi appuntamenti del caso giudiziario: il 28 maggio nel palazzo di giustizia per i minorenni di Catania ci sarà la fase finale dell’incidente probatorio disposto dal Giudice per le indagini preliminari Alessandra Chierego sul sottolavello e il 31 maggio il caso del diciassettenne approderà dinanzi la corte Cassazione che sarà chiamata a pronunciarsi riguardo la scarcerazione del giovane indagato.

(25 maggio 2007) www.repubblica.it

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Messaggi

  • REVOCATO L’ORDINE DI CUSTODIA CAUTELARE PER OMICIDIO AL 17ENNE DI CATANIA

    Catania, 14:45

    RACITI: LEGALE 17ENNE, CROLLATI GLI INDIZI COLPEVOLEZZA

    "Siamo molto contenti del fatto che lo stesso Gip che emise l’ordinanza di custodia cautelare in carcere il 27 febbraio, oggi abbia deciso di revocare il provvedimento essendosi resa conto, evidentemente, che i gravi indizi di colpevolezza sono crollati". E’ il commento dell’avvocato Giuseppe Lipera, legale del 17enne indagato per la morte dell’ispettore capo di polizia, Filippo Raciti, durante i disordini del Catania-Palermo del 2 febbraio, dopo l’ordinanza di sedici pagine del Gip per i minori di Catania, Alessandra Chierego, che ha revocato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere del giovane per il reato di omicidio. "Dopo avere letto il provvedimento - ha aggiunto - mi sembra di capire che un ruolo determinante sia stato quello della perizia dei Ris di Parma. Noi avevamo fatto rilevare che non vi erano filmati che ritraessero l’impatto; vi era certezza di un drappello di carabinieri e di poliziotti che dicevano di non averlo mai perso di vista, ma anche che sostenevano di non avere mai visto l’impatto. Adesso siamo piu’ sereni". Il minore resta comunque in carcere per il reato di resistenza aggravata a pubblico ufficiale il cui dibattimento iniziera’ il 5 luglio.