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Rafforzamento del partito e lacerazioni interne
di Giuliano Gargiulo Roma
Leggo sul giornale di alcuni giorni fa, con un certo rilievo, la notizia di una festa nel rione Garbatella della "corrente" che fa capo al compagno Vendola, non definita come festa di "Liberazione" ma come manifestazione della corrente stessa.
Se la cosa si fosse fermata a questa notizia, nulla questio. Il problema sorge nel momento in cui si annuncia un tesseramento ad una associazione o fondazione! Ma il tesseramento a Rifondazione?
Il rafforzamento del nostro partito si attua diffondendo il seme e l’esempio della divisione?
Non bastano le lacerazioni già avvenute? Mi sembra che l’appello all’unità da parte della base non viene raccolto, ma mi sembra si remi al contrario.
Sono comunista dal 1942. Ho partecipato alla guerra di Liberazione e a tutti i movimenti giovanili sorti dopo la Liberazione.
Mi ricorderò sempre la raccomandazione di un vecchio rivoluzionario: «Difendete l’unità del Partito come la pupilla dei vostri occhi». Vale ancora questa fondamentale regola in Rifondazione o anche questo insieme a tutto ciò che manca nella nostra azione (antifascismo, Resistenza, difesa della nostra ideologia senza se e senza ma, ricerca delle ragioni vere del crollo del comunismo, valorizzazione delle situazioni dei paesi dell’America Latina e di quei paesi nei quali movimenti popolari si agitano per varie rivendicazioni, analisi più accurata del mondo religioso) non vale più?
Le divisioni, anche se non dichiarate ufficialmente ma in atto, non aiutano assolutamente la rivincita che dobbiamo perseguire tenacemente rispetto alla sconfitta pesante subita alle ultime elezioni. Basta con i personalismi, basta con la presunzione di avere correnti depositarie della verità. Rimbocchiamoci le maniche e… pedalare.
A te direttore e a tutti i compagni della redazione un grazie per il lavoro fatto al giornale e per quello che sicuramente continuerete a fare. Ce la faremo compagni, ce la faremo!