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RANIERO LA VALLE e’ candidato per RC
Non vi e’ alcuna contraddizione tra eguaglianza e liberta’. La liberta’ e’ la dignita’ stessa delle persone… L’eguaglianza vuol dire precisamente che tutti hanno eguale dignita’ e percio’ che tutti sono egualmente liberi. Il padrone di schiavi non e’ libero, perche’ la dignita’ umana tolta allo schiavo e’ tolta anche a lui.
L’idea che la liberta’ contrasti con l’eguaglianza e’ propria dell’individualismo liberale, ed e’ legata al fatto che la liberta’ e’ sostanzialmente identificata con la proprieta’. Se la liberta’ e’ la proprieta’, allora la liberta’ e’ scarsa e non puo’ essere di tutti e, come la proprieta’, e’ ripartita in modo ingiusto e ineguale. ..Il costituzionalismo supera l’antitesi tra liberta’ ed eguaglianza. La Costituzione italiana disegna una perfetta armonia (tutta da realizzare ancora) tra liberta’ ed eguaglianza, e all’art. 3 conferisce alla Repubblica il compito di rimuovere gli ostacoli anche di ordine economico e sociale che di fatto impediscono la liberta’ e l’uguaglianza dei cittadini, e percio’ il loro sviluppo come persone.
Nessuno Stato, nessun potere politico che brandisce la spada, puo’ agire in nome della verita’ o pretendere di avere la verita’: quando Pilato chiese a Gesu’ che cos’e’ la verita’, Gesu’ non glielo disse, sicche’ nessun Cesare o procuratore o vicario puo’ pretendere di legittimarsi invocando una verita’ elargita dall’alto. Proprio per questo i cittadini sono liberi, e la verita’ se la devono cercare da loro.
La prima priorita’ che accetto e’ ben presente al partito della Rifondazione comunista, da cui ho accettato come indipendente, e anzi come militante di sx cristiana, la candidatura; e questa prima priorita’ e’ di mutare l’Europa dei mercanti in un’Europa della cittadinanza e dei diritti. La seconda e’ quella di dotare l’Europa di uno Statuto del lavoro, il che vuol dire attribuire al lavoro, da chiunque compiuto, europei e immigrati, fissi o precari, una base comune di diritti e di prerogative irrinunciabili e una protezione di rango costituzionale. La terza e’ di portare l’Europa fuori dalla sua fortezza, e realizzare le sue nozze col Mondo, perche’ l’Europa sia non “una citta’ sul monte” (come voleva essere l’America), ma una citta’ sul mare, da cui si muove verso gli altri e a cui vengono gli altri, nella consapevolezza di una unita’ di destino tra l’Europa, la terra e tutti i suoi abitanti.
Attraverso e dopo le elezioni europee occorre riparare e restaurare la democrazia in Italia, ferita a morte dagli antipartito, da Segni a Guzzetta, e dal Berlusconismo che ne deriva. Occorre sconfiggere il referendum del 21 giugno, ristabilire una vera rappresentanza, non fatta di cavalieri avvocati e ballerine, ripristinare il pluralismo politico e attuare la Costituzione. La Costituzione repubblicana e’ la vera alternativa culturale e politica al Berlusonismo e alla dx. Se la sx si assume fino in fondo questo compito salvera’ l’Italia e anche se stessa, nel senso che ritrovera’ il suo ruolo. Non aveva detto Berlinguer, in uno dei momenti alti della sx italiana, che realizzare la democrazia e la Costituzione, proprio quello era il socialismo?
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Nella campagna per le elezioni europee di tutto si e’ parlato tranne che dell’Europa: si e’ parlato della tragica figura di B, che rischia di essere travolto dalle sue ricchezze e dalla loro intrinseca forza di corruzione; si e’ parlato della deriva del Pd, che dice di voler essere grande per combattere la dx ma si ostina a voler restare nel suo piccolo per correre da solo, fino all’assurda decisione di votare “si’” al referendum del 21 giugno; si e’ parlato della sx divisa, o meglio della sx “nuova” e suicida che per vivere si e’ proposta di distruggere (di “buttare”) la sx vecchia da cui era uscita; ma non si e’ parlato di che cosa andare a fare in Europa.
Questo pero’ non e’ del tutto vero. E’ vero per quanto della politica appare dalla TV e dai giornali, che pero’ rappresentano sempre meno la politica del Paese. Ma non e’ vero per molti altri protagonisti e dibattiti che in queste settimane hanno attraversato il Paese reale; e non e’ stato vero per me, che ho suggerito tre cose .
La prima e’ che l’Europa ponga termine alla fase introversa della sua costruzione come mercato interno e come spazio chiuso di comunitari contro extra-comunitari, e vada alle nozze col mondo. Non come le mitiche nozze con Giove da cui fu rapita, ma come scelta politica e libera. Ripudiata la guerra, l’Europa deve sposare la terra. Li’ e’ la sua origine, e li’ e’ il suo destino, che non e’ solo suo, ma e’ comune con tutti. L’Europa non e’ una “citta’ sul monte”, come i Padri fondatori degli Stati Uniti vollero fare dell’America, per dare lezioni a tutti i popoli; l’Europa e’ una citta’ sul mare, e il mare e’ una via, senza mura, per la quale si va e si viene. Dal mare, sconosciuti, arrivarono Enea e i Fenici; perseguitati e naufraghi arrivarono Pietro e Paolo; per mare sono partiti Marco Polo, Cristoforo Colombo, Vasco da Gama; per mare le lingue d’Europa si sono sparse sulla terra nella ultima Pentecoste che e’ la Pentecoste dei pagani. Se l’Europa non si fa patria del mondo, e non riconosce il mondo come sua patria, essa e’ finita.
La seconda e’ che l’Europa faccia uno Statuto del lavoro, come in Italia si fece uno Statuto dei lavoratori. Quello significo’ per l’Italia estirpare il lavoro dal regime privatistico nel quale era gestito come merce, e immetterlo in uno spazio pubblico nel quale i diritti erano messi in salvo, il conflitto sociale era tutelato e una vita accettabile doveva essere garantita per tutti. Non a caso oggi e’ sotto attacco. Uno Statuto del lavoro in Europea significherebbe togliere il lavoro dall’occhio del ciclone della crisi, e assicurare diritti di base e un reddito minimo per tutti, lavoratori fissi e precari, cittadini e stranieri, anche forzando le legislazioni nazionali; e vorrebbe dire riconoscere il diritto al lavoro come innato e appartenente all’essere umano come persona.
Sarebbe bella un’Europa “fondata sul lavoro”, come l’Italia e’ nella nostra Costituzione; sarebbe davvero un modo di andare alle radici cristiane dell’Europa, se l’evento fondatore del cristianesimo e’ stato un Dio che si e’ fatto uomo, si e’ fatto servo, e percio’ ha assunto e reso divino il lavoro, che era l’opera propria ed esclusiva del servo. Allora il primo articolo della Costituzione europea potrebbe essere: “L’Europa e’ una comunita’ democratica di persone e di Nazioni unite, fondata sul lavoro”.
La terza cosa e’’ uno “Statuto dell’esule”. Anche qui le “radici cristiane” dovrebbero farci ricordare che anche noi siamo stati esuli in ogni Paese, come lo furono gli Ebrei in Egitto; dovrebbero far pensare l’Europa come a una “citta’ di rifugio”, simile a quelle istituite nella terra di Canaan perche’ i fuggiaschi vi potessero trovare riparo sottraendosi ai “vendicatori del sangue”; dovrebbero suggerire di fare dell’Europa la sperata “casa di accoglienza per tutti i popoli”.
E il primo articolo di questo Statuto dovrebbe dire cosi’: “Nessun esule deve annegare nel Mediterraneo”.
ripreso da masada 935, Il discorso di Obama
masadaweb.org
Messaggi
1. Raniero La Valle e l’Europa, 6 giugno 2009, 21:39, di nando
Magari l’europa doventasse un paese di mare
e fosse ospitale e solidale con tutti i popoli di tutto il mondo.
PACE PACE PACE!!!