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Rapporto Eurispes, un’Italietta sempre più povera
Publie le sabato 29 gennaio 2005 par Open-Publishingdi red
È un’Italia sempre più povera quella fotografata nel rapporto 2005 dell’Eurispes. Un’Italia in cui la classe media è spinta sempre di più verso la povertà, con stipendi il cui potere d’acquisto è calato nel periodo 2001-2004 del 23,9% per gli impiegati e del 20,4% per gli operai, per non parlare degli atipici, che coprono ormai il 16,2% dell’occupazione di tipo subordinato, ma le cui retribuzioni sono da fame. È un’Italia in balia dell’inflazione e della recessione, con sempre maggiore sfiducia nella classe dirigente e pensioni per le nuove generazioni danneggiate dal «mito della flessibilità».
Dolente anche il tema pensioni, soprattutto per le nuove generazioni. L’Eurispes addita il limite più macroscopico del sistema previdenziale nazionale: tante «ingiustizie previdenziali» che sono nutrite dal mito della flessibilità. «Nel dibattito che ha caratterizzato la cosiddetta riforma previdenziale, strenuamente voluta dal Governo, poche voci si sono sollevate per ricordare che il vero punto di crisi del sistema pensionistico non riguarda tanto la sostenibilità dei costi, quanto le prospettive di pensionamento delle attuali giovani generazioni.
Il «mito della flessibilità ha totalmente ignorato le prospettive di pensionamento dei collaboratori. E non solo del pensionamento ma anche di qualsiasi forma di tutela e sostegno», basti pensare all’assenza totale di sostegno al reddito nei periodi di non lavoro; all’assenza di formazione, all’impossibilità di accedere a un prestito o a un mutuo«. E ancora: «sia l’infortunio che la malattia danno luogo alla risoluzione anticipata del contratto». Il tutto mentre, indica ancora Eurispes, «non si parla più di riforma degli ammortizzatori sociali. Appare evidente che per i giovani, la cui pensione sarà calcolata solo con il sistema contributivo, è necessario costruirsi una quota di pensione integrativa che, sommata a quella obbligatoria, assicurerebbe una rendita finale in linea con quella degli altri lavoratori», scrive ancora l’Eurispes che ricorda come, ad oggi, per i lavoratori dipendenti il livello di copertura previdenziale oscilla intorno all’80% dell’ultima retribuzione, mentre le previsioni da qui a venti-trent’anni indicano una riduzione del livello di copertura fino al 50-60%. Questo gap quindi dovrebbe essere colmato dalla previdenza integrativa.
È centrale per il futuro pensionistico di tutti i giovani lavoratori sottoscrivere l’adesione a un fondo pensione. Ma per essi non sembra la priorità principale come dimostra la bassissima adesione ai fondi pensione che per il momento non supera il 3,7% per i fondi aziendali o di categoria (cioè i fondi chiusi) e il 17,5% per i fondi aperti al mercato.
In crisi profonda, secondo l’istituto di statistica, è il turismo italiano. Dal 2000 al 2003 l’Italia ha perso circa 3 milioni di presenze straniere, con un saldo negativo di quasi 4 miliardi di euro annui. Il bilancio del 2004, rileva l’Eurispes nel suo rapporto Italia 2005, sembra ancora più pesante in quanto le presenze straniere nel nostro Paese si sono ridotte del 10%, altri 4 milioni in meno rispetto al 2003. Sul settore, rileva l’Eurispes citando alcuni dei maggiori operatori stranieri che lavorano in Italia, pesano i prezzi esosi degli alberghi; i costi elevatissimi di bar, ristoranti e spiagge. Ad aggravare la situazione il peso dell’Iva, che attualmente penalizza fortemente il nostro Paese, dove al turismo è applicata un’Iva del 10%, contro l’8% della Grecia, il 7% della Spagna, il 5,5% della Francia, il 5% del Portogallo, il 3,5% della Svizzera o il 3% del Lussemburgo.
Per quanto riguarda gli italiani, i primi mesi del 2004 (gennaio-luglio) hanno registrato una flessione dei viaggi all’estero: 23.772.000 viaggiatori contro i 28.913.000 dello stesso periodo del 2003. Il confronto gennaio-luglio 2003/2004 evidenzia una flessione verso tutti i continenti, tranne Africa, Asia e Oceania.
Le reazioni
Molte le reazioni, anch’esse preoccupate. Il rapporto «fotografa un’Italia preoccupata» secondo il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani. La preoccupazione e la sfiducia dei cittadini italiani è legata ai «redditi che diminuiscono». «Si sono allargate le distanze - ha detto - tra chi sta peggio e chi sta meglio, in un paese in cui la coesione sociale si fa più difficile, perché anche le politiche del governo hanno diviso invece che unire». «È tutto il contrario dell’immagine che si tende a dare del nostro paese».
I dati Eurispes, sommati a quelli sull’occupazione nella grande industria, dice il segretario generale della Cisal (Confederazione Italiana Sindacati Autonomi Lavoratori), Francesco Cavallaro, «evidenziano un quadro estremamente preoccupante, non solo sull’andamento della produzione industriale ma su quello, ancora più grave, della caduta di fiducia che comprometterebbe ogni residuo di speranza per una ripresa futura». «Le questioni della competitività, dello sviluppo e del Mezzogiorno sono state prese sottogamba dal Governo che ancora, - continua Cavallaro -dopo l’inconcludente incontro del 13 gennaio scorso, continua a baloccarsi in sterili riflessioni e in faccende elettorali».
L’Intesa sindacati indipendenti si sofferma invece sul problema del precariato e afferma «il clima di insicurezza deve essere rimosso garantendo i lavoratori con adeguati ammortizzatori sociali, i pensionati attraverso meccanismi fiscali di tutela dei loro redditi, i cittadini dal carovita e dalle relative speculazioni».




