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Rasegna stampa sulla misure per neutralizzare dei prigionieri politici

Publie le lunedì 18 agosto 2008 par Open-Publishing

GARA12/08/2008

ACCORDO TRA PP E PSOE PER ESACERBARE LA PERSECUZIONE
DEGLI EX PRIGIONIERI POLITICI

Avere una delle legislazioni penali più dure contro la dissidenza politica sembra non sia sufficiente ai governanti spagnoli. PP e PSOE sono prossimi a sottoscrivere un accordo che prevede la persecuzione dei prigionieri politici una volta abbiano scontato la condanna imposta e recuperata la libertà. Le conversazioni tra ambo i partiti hanno ipotizzato anche la possibilità di istituire i controlli di polizia.
Sarà nel prossimo mese di settembre quando PP e PSOE illustreranno il patto al vaglio in questi giorni. Insieme alla riforma del Consejo General del Poder Judicial (l’equivalente del CSM in Italia ndr) l’incontro tra José Luis Zapatero e Mariano Rajoy include la proposta di un pacchetto di misure per neutralizzare la dissidenza politica.
La pubblicazione, ieri, sul quotidiano “El Pais” di un articolo che descrive le misure oggetto di dibattito e le dichiarazioni del ministro della Giustizia, Mariano Fernandez Bermejo, evidenziano lo sviluppo delle negoziazioni che stanno portando avanti il ministro degli Interni, Alfredo Perez Rubalcaba, e il responsabile della commissione Giustizia del PP, Federico Trillo. L’informazione del quotidiano citato centrava la notizia sullo ‘scandalo’ che ha scatenato la scarcerazione del prigioniero Iñaki De Juana e che è servito per un nuovo intendimento tra i due partiti maggioritari della Spagna e annuncia una serie di misure da applicare ai prigionieri che ritornano in libertà dopo aver scontato la pena come, ad esempio, «il divieto di risiedere nello stesso luogo in cui vive la vittima».
L’iniziativa del PP, d’altro canto, è indirizzata a rivalutare le misure incluse nel codice penale ma che, a suo dire, non vengono applicate in modo sistematico. Il PSOE, invece, pretende rinforzare la figura del giudice. La presa di decisioni riguardanti il detenuto sarà, in questo modo, soggetta al personalissimo criterio del giudice e sottoposta ugualmente a interpretazione personale per ogni caso concreto.
Entrambe le formazioni politiche convengono che l’attuale legislazione penale lascia pochi margini di manovra per agire ulteriormente contro i militanti Baschi. Viene valutata positivamente la riforma del 2003 del Codice Penale grazie alla quale i Baschi giudicati possono rimanere in carcere fino a 40 anni.
Sia il PP come il PSOE si sono opposti all’applicazione dell’ergastolo, però nei fatti l’ergastolo è già esecutivo per i prigionieri politici. E’ il caso dei Baschi a cui viene applicata la dottrina che ha stabilito il Tribunale Supremo spagnolo due anni fa, favorito in quel momento dall’imminente liberazione di un prigioniero e dopo una enorme campagna mediatica forcaiola.
Nel pacchetto di misure che si contemplano, oltre al risarcimento economico e il divieto di andare a vivere in prossimità di una qualche vittima, si studia la possibilità che gli ex prigionieri politici baschi vengano controllati dalle forze di sicurezza dello stato. «la giustificazione legale di questa vigilanza consiste nel fatto che la missione della polizia è prevenire il delitto», assicura “El Pais”. Come in tutte le precedenti misure dirette contro gli indipendentisti baschi, anche in questo caso il criterio usato per decidere su ogni singolo caso sarà «il pentimento» del prigioniero e la sua partecipazione ai programmi di «reinserimento».
«Il divieto di avvicinarsi alla vittima» e, conseguentemente, il divieto di risiedere ad una distanza concreta da questa, è stata l’esigenza sventolata nelle ultime settimane da PP e PSOE. Nonostante, nella pratica questa decisione viene già applicata nelle sentenze della Audiencia Nacional spagnola che giudica i reati di ‘terrorismo’. Adesso il PSOE, raccogliendo in pieno i suggerimenti del PP, si propone concedere più poteri decisionali ai giudici; nella fattispecie verrebbe ampliato il campo di applicazione dell’articolo 48 del Codice Penale dando «al giudice la possibilità di decretare l’allontanamento dalle vittime a tutta la banda armata e non solo al terrorista condannato».
Il PP, invece, ha messo mano all’articolo 96. In questa sezione si elencano «12 misure di sicurezza» che si possono già applicare agli ex prigionieri come misura preventiva per la «recidiva».
Le misure sarebbero:«inabilitazione professionale; espulsione dal territorio nazionale di paesi stranieri; obbligo di risiedere in una determinata località; divieto di uscire fuori dal luogo in cui è fissata la dimora; custodia familiare; privazione del diritto di condurre veicoli a motore; divieto di tenere o portare armi; divieto di avvicinarsi alla vittima; divieto di comunicare con la vittima; trattamento medico obbligatorio in centri specializzati; obbligo di sottoporsi ai programmi formativi, rieducativi, ecc.».
Il ministro spagnolo della Giustizia, Mariano Fernandez Bermejo, ha puntualizzato che in merito «ci sono una vasta gamma di misure» e ha confermato che si stanno studiando altre forme di controllo che «rendano possibile vivere in libertà però con limitazioni, stabilendo meccanismi di controllo efficaci».

Il presidente del tribunale Supremo favorevole all’ergastolo “revisionabile”

EL PAIS – 16/08/2008

Il presidente del Tribunale Supremo e del Consiglio Generale del Potere Giudiziario, Francisco Hernando, ha dichiarato che l’ergastolo in Spagna è “perfettamente applicabile” e costituzionale sempre e quando sia revisionabile in quei casi in cui si apprezzi il reinserimento del delinquente.
In dichiarazioni rilasciate ai giornalisti alla chiusura del seminario Diritti Fondamentali e Giustizia Penale tenutosi a San Lorenzo del Escorial (Madrid), Hernando ha difeso l’ergastolo perché, a suo parere, “permette che gente che non è socialmente reinserita possa continuare a compiere la condanna”.
Hernando ha manifestato che il Tribunale Costituzionale non si oppone mai alle estradizioni di delinquenti alla Francia o verso altri paesi dove si applica il fine pena mai, il che significa confermare la costituzionalità di questa pena, sempre che sia revisionabile. “Qualsiasi misura che miri a controllare post-delittivamente e post-penalmente gli autori di determinati delitti è benvenuta”, ha aggiunto.

Bermejo reputa necessari nuovi strumenti per lottare contro il terrorismo

La recente scarcerazione del terrorista de Juana Chaos ha aperto il dibattito intorno alla riforma del codice penale. In questo senso il ministro della Giustizia, Mariano Fernandez Bermelo, durante i seminari estivi all’università Complutense ha anticipato che “in materia di delitti di terrorismo si stanno studiando nuove misure” il cui obiettivo prioritario è la protezione delle vittime innanzitutto.
Bermejo ha segnalato che le misure post-pena sono fondamentali nel processo di protezione dei diritti delle vittime del terrorismo e ha sottolineato la necessità di una “maggiore efficienza nella determinazione delle responsabilità civili, andando a colpire il patrimonio degli autori di certi delitti”.
Inoltre ha valutato positivamente che il Partido Popular non abbia cavalcato la pretesa di instaurare l’ergastolo ma si è unito alla ricerca di “modalità di intervento rispettosi con la Costituzione”. Tra le misure segnalate distaccano “l’articolazione di limitazioni alla libertà una volta scontata integralmente la pena, l’adozione di meccanismi di sorveglianza che prevedano l’uso di apparecchiature elettroniche”; inoltre “nell’ambito civile, un dispositivo in grado di intervenire quando il pronostico sul reinserimento del condannato sia negativo”.
A tale proposito ha chiarito che se il dicastero della Giustizia non dispone di strumenti legali che gli consentano di applicare questi meccanismi, “per molta immaginazione che usiamo non avremo la possibilità di farlo”.

EL PAIS 14/08/2008

I magistrati Sanchez Melgar e Ramòn Trillo reputano viabile il possibile seguimento in regime di sorveglianza temporanea dei prigionieri scarcerati

Il magistrato del Tribunale Supremo, Juliàn Sànchez Melgar, e il presidente della Sala del Contenzioso-Amministrativo del Tribunale Supremo, Ramòn Trillo, coincidono sul fatto che il ‘seguimento di sorveglianza’ ai prigionieri che hanno scontato la loro condanna si dovrebbe applicare non solo ai condannati per reati di terrorismo, ma anche a quelli per altre tipologie di reati.
Juliàn Sànchez Melgar ha evidenziato la necessità di una “modifica legale” affinché si stabilisca una “custodia di sicurezza non solo ai terroristi ma anche ad altre specie delittive”. Melgar ha segnalato, come obiettivo fondamentale, quella di valutare, attraverso i corpi di polizia, “l’evoluzione della persona” dal momento che ritorna “nell’ambito sociale”.
Da parte sua, Ramòn Trillo ha insistito sulla necessità di “preparare norme specifiche in tal senso” benché per il momento “non è prevista nessuna normativa speciale per i terroristi”, ha aggiunto.
Rispetto al dibattito aperto riguardo all’ergastolo revisionabile, Sànchez Melgar ha espresso la posizione che “il fine pena mai, concepito in termini assoluti è incostituzionale” nonostante “concepito in termini di revisione dopo un periodo di tempo è possibile”. Inoltre ha chiarito che l’unico organo responsabile legittimato a pronunciarsi al riguardo “nel caso ci fosse un governo intenzionato a stabilire il fine pena mai” sarebbe il Tribunale Costituzionale