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Referendum francese : la vita dorata dei parlamentari europei
Publie le martedì 31 maggio 2005 par Open-PublishingDomenica ho avuto il piacere di votare ’NON’ (essendo bipolide) alla costituzione europea delle banche, dei poteri forti, della globalizazzione, della precarizzazione del lavoro. Mi auguro che questo segnale apra discussioni per una costituzione basata sui temi del sociale, del lavoro, sanità, ecologia...
P.s. Non vedo perchè i nostri politici (destri e sinistri) si crucciano tanto di questo risultato: Gli Eurodeputati italiani sono i più assenteisti....quindi mi viene da pensare che dell’UE non gli ne possa fottere di meno.
Hasta Siempre. Lorenzo
Ecco un Contributo:
Un insulto a miseria e povertà di milioni di persone
La vita dorata dei parlamentari europei
Secondo un’inchiesta pubblicata il 24 maggio dal quotidiano
statunitense "Herald Tribune" un seggio al parlamento europeo a
Strasburgo "è meglio che vincere la lotteria". Un europarlamentare,
infatti, può incassare, grazie al sistema dei rimborsi, fino a 100
mila euro l’anno oltre al proprio stipendio. Uno scandalo, o meglio
una logica conseguenza. Il parlamento europeo è e rimarrà una
sovrastruttura dell’Unione europea imperialista al servizio dei
governi e dei monopoli europei, composto da politicanti borghesi
gratificati con stipendi da nababbi, privilegi a non finire, viaggi di
piacere e assenteismo legalizzato, che fanno inorridire di fronte alla
povertà e alla miseria in cui sono condannati strati sempre più larghi
della popolazione europea.
Per perpetrare l’inganno di rappresentare i popoli europei e far
credere di poter incidere sul destino dell’Ue imperialista, costoro
vengono lautamente retribuiti con soldi pubblici. La retribuzione di
un eurodeputato finora si divide in due parti. La prima comprende lo
stipendio vero e proprio che è pagato direttamente dalla Stato di
appartenenza e corrisponde allo stipendio di un parlamentare
nazionale. Dalla tabella pubblicata a parte si evince come i
parlamentari italiani siano i più retribuiti con 9.975 euro al mese,
seguiti da austriaci, tedeschi e francesi, con gli spagnoli fanalini
di coda con "solo" 2.879 euro al mese. Esistono poi una nutrita serie
di indennità proprie del parlamento europeo, uguali per tutti e
prelevate dal bilancio generale dell’Ue. Un’indennità per le spese
generali ammontante a 3.700 euro al mese, che si riducono della metà
in caso di assenza "non validamente giustificata" ad almeno la metà
delle sessioni plenarie. Servono ufficialmente a coprire le spese di
gestione degli uffici, quelle telefoniche e postali, nonché quelle di
trasferta all’interno del proprio Stato. Il tutto senza ricevute da
presentare per le spese realmente sostenute.
L’indennità forfettaria di viaggio per gli spostamenti dalle
rispettive circoscrizioni alle sedi comunitarie, con lo scopo di
partecipare a riunioni ufficiali dell’europarlamento. Copre anche le
spese sostenute durante il viaggio, dai taxi agli alberghi, passando
per i pranzi al ristorante. Poi abbiamo l’indennità di viaggio, che è
destinata a coprire le spese sostenute per i viaggi ovunque nel mondo,
nell’esercizio del mandato ma al di fuori delle riunioni ufficiali (ad
esempio per conferenze tenute in un altro Stato membro). Per tutte e
due vige la possibilità di fare allegramente la cresta, e gli italiani
sono specialisti del settore, i quali volano più volte al mese da e
per Bruxelles o Strasburgo con tariffe scontate o compagnie low cost
(a prezzi bassi) e si fanno rimborsare la tariffa piena, ricavandone a
fine anno un discreto gruzzolo. Del resto il rimborso avviene tramite
la presentazione della sola carta d’imbarco. Come se non bastasse i
deputati europei hanno diritto a quella che eufemisticamente viene
chiamata "piccola diaria viaggi extra": altri 3.652 euro all’anno.
Anche l’indennità di soggiorno, per ogni presenza effettiva a incontri
ufficiali di organi del parlamento europeo (ad esempio, le sessioni a
Strasburgo o le commissioni a Bruxelles) offre la possibilità di altri
introiti. Ben 262 euro al giorno. Copre il costo dell’alloggio e dei
pasti e tutte le altre spese sostenute durante tutto il soggiorno: è
corrisposto solo se il deputato ha firmato il registro di presenza
della riunione. Al di là del fatto che il parlamentare potrebbe
benissimo arrivare alla meta, firmare la lista delle presenze e
andarsene senza avere mai presentato un’interrogazione, scritto una
relazione, fatto un intervento in aula o partecipato al lavoro delle
commissioni parlamentari, la prassi abbastanza diffusa è quella della
firma falsa, apposta cioè da un collega presente anche per l’assente.
Che esempi di moralità!
Avanti poi con l’indennità telematica, per coprire l’acquisto, la
gestione e la manutenzione di materiale telematico, computer,
stampanti ecc. Questa indennità può essere utilizzata anche per
acquistare collegamenti a internet o fax da utilizzare nella
circoscrizione del deputato. Ed ancora indennità per gli assistenti
parlamentari, ben 9.756 euro mensili di media con un tetto di 12.576
euro, a fronte delle spese legate all’assunzione e alle attività di
uno o più assistenti. Ufficialmente è concessa solo dietro
presentazione di documenti giustificativi. Ma sono vincolanti?
L’eurodeputato deve presentare un documento dove dichiara che utilizza
una persona determinata con tale funzione e che verrà retribuita con
una certa somma. Questa gli viene poi pagata direttamente
dall’amministrazione del parlamento che non controlla quanto
effettivamente finisce nelle tasche dell’assistente. Risultato è che
non mancano gli abusi, tanto più che non sono rari gli
europarlamentari che per non perdere l’indennità in questione
dichiarano di utilizzare come assistenti la moglie, i figli o parenti
in genere, che in realtà negli uffici di Strasburgo non mettono mai piede.
Altri benefit sono rappresentati dalla copertura sanitaria nazionale,
garantita dal parlamento europeo e dal Fondo pensione volontario
finanziato con una nuova linea del bilancio comunitario creata ad hoc.
Con versamenti irrisori gli eurodeputati possono rimpinguare le già
laute pensioni che spetteranno a costoro una volta raggiunto il 65°
anno di età. In discussione al parlamento di Strasburgo c’è, con il
consenso della destra e della "sinistra" borghese, la proposta di
abbassare l’età pensionabile di questi nababbi. Alla faccia delle
politiche antipopolari dei tagli delle pensioni che in maniera
pressoché unitaria portano avanti governi di destra e "centro-sinistra".
Per quanto riguarda gli stipendi, la proposta approvata dall’aula di
Strasburgo il 4 giugno 2003, prevede l’abolizione dell’attuale sistema
di retribuzione diversificato dei parlamentari, sostituito da una
cifra uguale per tutti e pari a 8.500 euro al mese. La decisione sullo
stipendio unico è compresa nel testo di quello che sarà il nuovo
statuto dei deputati europei che dovrebbe entrare in vigore dalla
prossima legislatura. Nel testo si afferma che il trattamento
economico del parlamentare deve essere pari al 50% dello stipendio
base di un giudice della Corte di giustizia europea, non soggetto a
tassazione nazionale. Rispetto alle retribuzioni finora percepite, gli
spagnoli, che avevano lo stipendio più basso di tutti, avranno il
vantaggio maggiore e se lo ritrovano triplicato, seguiti a ruota da
finlandesi e portoghesi; per non parlare dei rappresentanti dei nuovi
dieci paesi che il 12 e 13 giugno entreranno in lizza, che una manna
così non l’hanno mai vista; vantaggi minori a scalare per gli altri
fino agli austriaci che già erano a 8.535 e fanno pari. Gli unici
sopra la quota unica e quindi a "rimetterci" saranno gli italiani.
Nell’Ue a 25 gli europarlamentari saranno 732 rispetto agli attuali
626 e con le nuove disposizioni che eliminano il pagamento nazionale
gli stipendi peseranno esclusivamente sul bilancio comunitario, cioè
sulle tasche dei popoli della Ue, per 622.200 euro mensili solo di
stipendio fisso.
Dulcis in fundo l’assenteismo legalizzato. Nonostante al parlamento
europeo si lavori circa 120 giorni l’anno, ci sono 2 mesi di ferie
estive, venti giorni a Natale, una settimana a febbraio, un’altra fra
aprile e maggio e un’altra ancora a ottobre, i parlamentari non si
vergognano di disertare l’assise di Strasburgo. E gli italiani sono
campioni anche in questo. Nel 1992, anno europeo per eccellenza, dove
fu varato il mercato unico, il Trattato di Maastricht e deciso il varo
dell’euro negli anni seguenti si scoprì che 21 eurodeputati italiani
su 81, non avevano mai messo piede nelle sedi europee. E addirittura
in 11 non avevano mai neppure presentato uno straccio di
interrogazione. Uno studio realizzato nel 2000 dalla London School of
Economics confermerà che gli italiani sono quelli che beccano più
soldi e al tempo stesso fanno più assenze. L’anno seguente il
presidente della Commissione Ue Prodi interverrà con tanto di faccia
tosta: "Provo un profondo disagio per assenze tanto cospicue".




