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Riesplode la rivolta in Grecia.

Publie le mercoledì 9 dicembre 2009 par Open-Publishing

Ripreso dal sito online Il Megafono quotidiano.it.

Articolo di Emiliano Viti.

Ad una anno dalla morte di Alexis, il giovane quindicenne ucciso dalla
polizia durante le mobilitazioni studentesche dello scorso autunno, riesplodela rabbia per le strade della Grecia. Ieri è stata una giornata difficile ad Atene, Salonicco, Patrasso, Rodi, Creta e Ioannina. Ci sono stati 350 fermi, tra i quali 5 italiani che proprio stamani subiranno un processo per direttissima con l’accusa di terrorismo. La magistratura greca ha aperto un’inchiesta anche sull’aggressione, sempre di ieri, ai danni del rettore dell’Università di Atene.
Il rettore, Christos Kittas, 64 anni, docente di istologia ed embriologia, era stato ricoverato ieri nel reparto intensivo dell’Ospedale Ippocrate di Atene, secondo le informazioni ufficiali e dei media, dopo aver subito una commozione cerebrale non grave. In seguito all’aggressione Kittas avrebbe peraltro subito un attacco cardiaco. Dopo alcune ore durante le quali era stata espressa «preoccupazione» per le sue condizioni, le notizie avevano indicato invece che queste erano ormai buone. Il suo è stato segnalato dai media come il più emblematico e grave dei ferimenti durante gli incidenti di ieri. «Il rettore non si è fatto niente» così scrivono i giornalisti indipendenti sul sito Indymedia mostrando una foto(qui a fianco) in cui si vede il docente che abbandona l’ateneo con le proprie gambe, telefonino in mano, sostenuto da due persone ma senza abrasioni visibili sulla testa e con solo un’espressione di pena sul volto. «E questo sarebbe quello che i media chiamano un tentativo di assassinio del rettore!» continua la nota dei media-attivisti denunciando le «manipolazioni» le «montature» contro il movimento.
Prosegue la blindatura del Politecnico di Atene, oltre del quartiere Exarchia, anche in vista delle manifestazioni di oggi. Continua un vera e propria caccia all’uomo soprattutto nei confronti di attivisti stranieri.
Le forze dell’ordine infatti stanno applicando le leggi internazionali sull’anti-terrorismo e vogliono impostare i processi per direttissima con l’accusa per reati associativi, come già fatto in altre occasioni (in Italia si ricordano ancora le giornate del G8 2001). Molto probabilmente anche a Copenhagen si vedrà lo stesso copione.