Home > Riflessioni dopo il corteo per la libertà dei migranti, BG sab 23 ottobre
Riflessioni dopo il corteo per la libertà dei migranti, BG sab 23 ottobre
Publie le domenica 14 novembre 2004 par Open-PublishingMIGRANTI: TRA CONTROLLO SOCIALE E NUOVA SOGGETTIVITÀ POLITICA.
Alcune riflessioni dopo la manifestazione per la libertà dei migranti tenutasi a Bergamo sabato 23 ottobre 2004.
Gli ultimi mesi hanno visto anche nella bergamasca la presenza di un ampio e diffuso protagonismo dei migranti, un movimento reale che sta radicandosi nelle città e nelle periferie. E’ la pratica di una cittadinanza conquistata, una soggettività che rifiuta di sottomettersi alla posizione che gli viene assegnata nella nostra società ed esprime voglia e capacità di lottare.
Avevamo bisogno di braccia, è sono giunti esseri umani; pretendevamo di civilizzarli, ora parlano da soli. Esempio di questo processo è stata l’eccezionale partecipazione della comunità mussulmana durante le mobilitazioni pacifiste per chiedere il rilascio dei volontari dell’ass.ne "Un ponte per” rapiti in Irak.
In questi mesi si sono moltiplicate in tutta Italia lotte e vertenze sulle condizioni dei rinnovi dei permessi di soggiorno nel regime della legge “Bossi-Fini”; le interminabili e umilianti attese fuori dalle Questure ci comunicano tutto il dramma della discriminazione e segregazione sociale a cui sono sottoposti gli stranieri dentro i confini della “fortezza” Europa.
A promuovere le proteste sono spesso associazioni o coordinamenti autorganizzati, essi utilizzano forme espressive inedite (religiose, culturali, ecc...) o riutilizzano in modo nuovo i luoghi di socializzanzione (negozi etnici o moschee, sedi di associazioni nazionali ma anche centri sociali autogestiti o sezioni di Rifondazione).
Viene alla luce una straordinaria capacità di elaborare e partecipare che stà mettendo in discussione le forme tradizionali della rappresentanza politica e sindacale. Sono retaggi "etnici"? Certo, ma da parte di chi ha attraversato i continenti per approdare nella inospitale foresta sociale della globalizzazione. E chi può dire che etnicità significhi solo e sempre arretratezza?
Oggi i migranti, iniziando a confliggere con la globalizzazione, ci mostrano le contraddizioni di un sistema che nella propaganda avrebbe dovuto rendere il mondo liberamente percorribile ma in realtà moltiplica continuamente confini e barriere.
Queste contraddizioni riguardano tutti. La legge Bossi-Fini, precarizzando le condizioni di lavoro e di vita dei migranti, eliminando l’integrazione come punto d’arrivo del percorso migratorio, anticipa e condivide l’attacco alle condizioni giuridiche e materiali del lavoro in generale. La Bossi-Fini diviene laboratorio di sperimentazione del libro bianco sul lavoro e della Legge 30.
Il movimento dei migranti pone, però, alla sinistra un problema di rappresentanza politica e sociale che non può essere eluso.
Troppo spesso succede che le forze tradizionali del movimento operaio pensino solo a circoscriverlo o assimilarlo, entro quelle categorie - come la concertazione - che hanno fallito già in tutti gli altri campi. E’ paradossale, così, che la grande mobilitazione nazionale per i diritti dei migranti indetta per il 4 dicembre a Roma non veda l’adesione del sindacato confederale, che si è premurato per di più di indire una seconda manifestazione quindici giorni dopo. Non citiamo, per decenza, lo squallido comportamento tenuto in piazza da Cgil e Cisl il giorno della manifestazione del 23 ottobre (il "fattaccio" delle bandiere), sottoscriviamo in pieno il documento firmato dal csa "Pacì Paciana".
Non lascia ben sperare che, di fronte ad un movimento che conquista sul campo la cittadinanza, vi siano ancora amministrazioni locali democratiche che evitano di pronunciarsi per il diritto di voto dei migranti o spendono più per le videocamere che per la mediazione culturale.
Vengono alla luce anche i ritardi di una parte del movimento che per molto tempo ha svolto un ruolo importante sul piano solidaristico. Oggi l’associazionismo antirazzista fatica a cogliere, da una parte la condizione materiale di vita e di lavoro, dall’altra la nuova soggettività politica dei migranti, rischiando di diventare il terminale di quegli assessorati, che pensa le politiche sociali solo in termini di "buonismo" clientelare o come una forma di controllo sociale complementare alle videocamere.
Rifondazione Comunista è chiamata (insieme alle altre forze antirazziste) a svolgere un ruolo nuovo e importante, nonostante i molti limiti politici e culturali che ancora permangono. La rifondazione non può continuare se non avviene una immersione nei movimenti anche quando siamo al governo degli enti locali.
Prima di chiudere questo documento veniamo a sapere che il nuovo sindaco di centro-sinistra del Comune di Bergamo si è schierato per il diritto di voto attivo e passivo ai migranti (dichiarazioni dall’articolo su "L’Eco di Bergamo" del giorno 7 novembre 2004) più di quanto il Prc avesse strappato nel programma unitario prima delle elezioni. La differenza l’ha fatta una manifestazione di 6.000 migranti (23 ottobre 2004), di cui il nostro partito può rivendicare di essere stato a tutti gli effetti (inseme ad altri) parte attiva e importante .
Per il Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea
Maurizio Mazzucchetti e Fabio Cochis
PS: il Partito della Rifondazione Comunista aderisce alla Manifestazione nazionale per la libertà dei migranti del 4 dicembre a Roma. Intendiamo Partecipare a questo importante evento organizzando i pulman per raggiungere Roma insieme al Coordinamento Immigrati e a tutte le realtà antirazziste bergamasche.




