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Rifondazione comunista, il giorno dopo lo strappo. Si dividono i “vendoliani”

Publie le martedì 13 gennaio 2009 par Open-Publishing

Rifondazione comunista, il giorno dopo lo strappo. Si dividono i “vendoliani”

di Alessandro Cardulli

Un appello promosso da una quarantina di dirigenti nazionali e territoriali della “mozione due” contrari alla scissione. Vendola non partecipa alla Direzione ma rilascia interviste: “Rifondazione non è più la nostra casa”. Il silenzio di Bertinotti

Arrivano dai Circoli, dalle Federazioni, le prime reazioni alla “offensiva vendoliana” che ha occupato i lavori della Direzione del Partito ed ha preannunciato la scissione. Vengono anche da esponenti della stessa “mozione due” che rifiutano la linea della scissione e annunciano che resteranno nel partito. Ma la scissione è ormai qualcosa di più di un “orientamento”. Come, quando.

Le modalità restano ancora tutte da definire, ma una certezza: ieri si sono dimessi dall’organismo dirigente in venticinque, tre hanno deciso di continuare il percorso dentro il partito. Il segnale è stato più che chiaro, un annuncio da tempo, ci si scusi per il bisticcio di parole, annunciato. Ma, se c’era qualche dubbio, è stato fugato dall’esterno della sala intestata a un prestigioso dirigente della Sinistra, Lucio Libertini. I “ vendoliani” hanno attaccato la maggioranza che sostiene il segretario Paolo Ferrero con veemenza, accuse brucianti , la più benevola delle quali “siete stalinisti”, tessendo lodi massime a Liberazione e al suo direttore che la Direzione del partito aveva deciso di sostituire.

Qualcuno, andando anche sopra le righe, ha definito il quotidiano del Prc, con copie vendute poco più di seimila, “ una finestra sul mondo”, una finestra che si voleva chiudere. A Ferrero e alla maggioranza, certo composita, che lo sostiene, non è stato risparmiato niente nel corso di più di cinque ore di riunione. Praticamente sono stati individuati come i responsabili di tutti gli errori della sinistra in Italia, in Europa, nel mondo. Perfino del muro eretto a Berlino. Ma a porre la parola fine, anche se in politica questa parola forse non esiste, è stato Nichi Vendola. Il leader dell’area che al congresso di Chianciano si è costituita come “mozione due”, presidente della Regione Puglia, grande assente alla riunione della Direzione (forse non ha potuto partecipare alla riunione per motivi istituzionali) ha “usato” i media, ormai sempre disponibili se si tratta di attaccare il Prc, per annunciare che la scissione era già stata decisa. Non ha atteso neppure il seminario convocato per il 24 e 25 a Chianciano, per assumere una posizione definitiva.

E’ andato anche oltre gli interventi dei suoi compagni di cordata. In un’intervista rilasciata Repubblica, parla di Rifondazione dicendo che “ questa non era più casa nostra”. E spiega: “ Perché è poco accogliente, è un luogo che ha chiuso i conti con la parola “rifondazione”. “Il Prc – continua – per 18 anni è stato protagonista vivace, efficace,controverso, fascinoso e vero della politica italiana. Quella storia, ecco, si è illividita, sfarinata”. Vendola, dopo aver fatto sapere che “ per quanto accaduto ho sofferto tanto da giornalista e da comunista”, rispondendo alla domanda “si dice che Bertinotti abbia benedetto lo strappo”, afferma: “ Con Fausto facciamo lunghe chiacchierate. Parlare con lui per me è come respirare un aria pulita, ossigenare il cervello. Condividiamo la fiducia nel fatto che la sinistra sia un’istanza oggettiva.”

Niente più. Bertinotti mantiene il silenzio e forse non ha gradito le affrettate decisioni che sono state prese da una parte dei “ vendoliani” e che prevedono la nascita, subito, de “La Sinistra” con Fava, Mussi e pezzi dei Verdi, così come avevano chiesto i dirigenti di Sinistra democratica. L’ex presidente della Camera, si dice, avrebbe preferito arrivare alle elezioni europee. E i nodi sono venuti subito al pettine. Ecco, infatti, che arriva l’appello già sottoscritto da una quarantina di dirigenti, nazionali e locali, già sottoscrittori della “mozione due” che vogliono contrastare la scissione. Tra questi si segnalano Milziade Caprili, già vicepresidente del Senato, Ezio Locatelli (ex deputato e segretario della Federazione di Bergamo), l’ex deputata Marilde Provera, Rosario Rappa (segretario uscente del Prc Sicilia), Rosa Rinaldi (già sottosegretario al Lavoro e membro della Direzione), Augusto Rocchi (membro della Direzione ed ex deputato), Gianluca Schiavon (membro della Commissione nazionale di Garanzia), Raffaele Tecce (già senatore e responsabile Enti Locali del Prc), Tommaso Sodano (già presidente della commissione Ambiente del Senato e responsabile Ambiente del Prc), Sandro Valentini (membro del Cpn), Piero Manni (consigliere regionale della Puglia), Luciano Mulbauher (consigliere regionale della Lombardia), Bernardo Tuccilo (assessore provinciale a Napoli), e altre, oltre che quelle degli interi gruppi dirigenti di Sardegna e Calabria.

All’appello sono giunte già numerose adesioni Si segnalano, in particolare, la presa di posizione dell’intero gruppo dirigente della Sardegna (dal segretario regionale, Michele Piras, a Luigi Cogodi, esponente della Direzione del Prc, da Luciano Uras, capogruppo alla Regione, a Romina Congera, assessore regionale) a di quello della Calabria, (da Damiano Guagliardi, esponente della Direzione del Prc e assessore regionale, a Fernando Aiello, assessore provinciale di Cosenza e membro del Cpn, da Angelo Brocco a Rocco Tassone, a loro volta membri del Cpn).

Nell’appello si afferma che “ la costruzione di un nuovo soggetto politico, unitario e plurale della sinistra sarà lo sbocco di un lavoro che deve ripartire dal cuore della crisi della sinistra, cioè dal suo ridimensionamento sociale e territoriale e dalla sua risintonizzazione con i bisogni e i sogni delle persone e non certo il prodotto di qualche escamotage politicista e centralista che per altro era già fallito con la Sinistra Arcobaleno”.

L’appello conclude: “Questo compito non lo possono assolvere in solitudine i comunisti e le comuniste, poiché si tratta di rielaborare ed intrecciare i nodi che, a partire dal conflitto capitale – lavoro, sappiano generare un progetto di società che costruisca una qualità della vita, una nuova dimensione della liberà e dei diritti, un nuovo rapporto con la natura e tra i generi”.

L’obiettivo dei firmatari è di “contribuire a questo dibattito ed a far si che le differenze non portino a disperdere il patrimonio comune, ma a trovare nuove forme per continuare insieme la battaglia per la costruzione di un nuovo soggetto della sinistra italiana”. Ecco perché, in coerenza con la battaglia congressuale di Chianciano della “mozione due”, intendono proseguire il loro “impegno politico in e da Rifondazione comunista”. Intanto, dopo la nomina del nuovo direttore, Dino Greco, è arrivata anche quella del vice-direttore responsabile, Fulvio Fania, un giornalista di Liberazione.

Il giornale comunque non sarò in edicola, dopo lo sciopero di due giorni, anche mercoledì e giovedì. Sansonetti, infatti, ha rifiutato di firmare il giornale per il periodo necessario (48 ore di tempo) per le pratiche relative alla registrazione del responsabile, come previsto dalla legge. ha rifiutato di firmare il giornale per il periodo necessario (48 ore di tempo) per le pratiche relative alla registrazione del responsabile, come previsto dalla legge.