Home > Rifondazione esclude Ferrando dalle liste
di red
Al posto di Ferrando, come capolista del Prc al Senato in Abruzzo, la storica pacifista Lidia Menapace. Dopo la consultazione del Comitato politico (155 favorevoli su 238 consultati a fronte di 259 membri totali) la segreteria del partito ha deciso all’unanimità la sostituzione del leader trotzkista. «Una scelta politica e non statuaria» ci tiene a precisare il segretario di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti, che ha sottolineato come la sostituzione sia stata «una scelta dolorosa», perché «io stesso e l’intero gruppo dirigente avevamo scelto la cancidatura di Marco anche superando polemiche interne». Da sottolineare che la candidatura di Ferrando non era piaciuta neppure alla sua stessa corrente: contrari ben 10 membri su 17 eletti da quest’area al Cpn mentre la maggioranza dei delegati della mozione 3 allo scorso congresso nazionale (32 su 45) avevasostenuto Ferrando.
Comunque sa dopo le sue dichiarazioni rilasciate al Corriere della Sera (in particolare modo su Nassiriya: «Noi siamo per la rivendicazione del diritto alla sollevazione popolare irachena contro le nostre truppe. Tutti gli episodi in cui ci sono stati nostri caduti, rientrano in tutto e per tutto nelle responsabilità d’una missione militare al servizio dell’Eni ») per Bertinotti Ferrando ha dimostrato di essere incompatibile con la linea del partito: «credo - spiega ancora Bertinotti - che il suo comportamento all’inizio della campagna elettorale sia incompatibile con la rappresentazione e la rappresentanza politica del partito».
Detto questo, il segretario del Prc dice che Ferrando «ha il diritto di esprimere il suo dissenso e sostenere le sue posizioni sia all’interno del partito che pubblicamente, ma in campagna elettorale dove è in gioco la rappresentanza del partito e essendo lui capolista, le posizioni da lui assunte hanno portato a fraintendimenti molto pesanti».
Il dado dunque è tratto ma la minoranza non ci sta. Franco Grisalia, della direzione del Prc e appartenente alla mozione Progetto Comunista (la corrente di Ferrando), annuncia che «il caso Ferrando per noi è lungi dall’essere chiuso», perché a questo punto si trasforma «nel caso dell’autonomia di un partito». Grisalia spiega ai giornalisti che «continueremo la battaglia, impugneremo la decisione della segreteria e chiederemo un pronunciamento dei garanti e la convocazione del comitato politico». In più la minoranza chiederà che si faccia «un referendum tra gli iscritti» per verificare qual è il vero orientamento della base del partito.