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Rifondazione, la spaccatura si allarga

Publie le giovedì 4 marzo 2004 par Open-Publishing

IL CASO G8 Sono quindici i dirigenti pronti a lasciare il partito. Bruschi
a Roma per spiegare le ragioni dei dissidenti

Taccani fuori dalla giunta Pericu. Seggi resta assessore

Dante Taccani non è più assessore in Comune. Il sindaco Giuseppe Pericu ha
accettato le sue dimissioni mentre ha chiesto a Valter Seggi di restare
come tecnico. Seggi risponderà (positivamente) al termine della giunta di
stamattina. Una giunta in cui il sindaco dirà di non avere, al momento,
intenzione di nominare un nuovo assessore. Questa la conseguenza
istituzionale della crisi aperta con la costituzione del Comune come parte
civile nei processi contro i 26 no global accusati di devastazione.
L’uscita di Rifondazione dall’esecutivo di Palazzo Tursi si brucia in due
rapidi incontri e in due lettere. Protagonista il sindaco, che dialoga
cordialmente per un’ora (separatamente) con i due assessori e poi scrive a
entrambi: al primo per accettare le sue dimissioni, al secondo per
esprimere «apprezzamento per quanto fatto fino a oggi e per l’equilibrio
dimostrato nelle ultime vicende».

Mentre dentro al partito genovese di Bertinotti si consumava la diaspora
(una quindicina di dirigenti sono pronti a lasciare, sette lo hanno già
fatto), Pericu ha concordato con Taccani i casi più delicati in corso nel
suo assessorato per affidarli da subito in delega ad altri assessori
(Borzani e Veardo).

Per Rifondazione è l’ora delle accuse, pesanti. Ieri pomeriggio, nella sede
storica dell’Arci Vecchia Genova, si sono radunati i ribelli: chi ha già
strappato la tessera, chi ha smesso di far parte di giunte comunali, chi
andrà alle riunioni nazionali di partito per chiedere conto della
segreteria provinciale. C’è Seggi, che dice: «Mi hanno cucinato a fuoco
lento, su decine di questioni. Ho sempre provato a ricucire, a mediare.

Sulla delibera G8 mi sono speso in prima persona, ho messo insieme
documenti. Ma non hanno voluto capire. Sarò diventato vecchio, ma in questa
Rifondazione non vedo più il partito in cui ero entrato». C’é Delogu, che
sarà al timone del nuovo "Centro di iniziativa comunista", «un laboratorio
soprattutto sul mondo del lavoro aperto a tutti coloro che dalla sinistra
si aspettano altro, aperto a coloro che hanno lasciato Rifondazione e a
coloro che Rifondazione ha cacciato via».

Già perché volano mazzate pesanti: «Quel partito - afferma l’assessore
all’Industria di Cogoleto Aldo Grasso - è stato frantumato dalla segreteria
provinciale, non è più un partito ma un luogo in cui ciascuno pensa a se
stesso». Poi, cogliendo tra mille dichiarazioni: manca democrazia interna,
si da più peso a una limitata parte dei no global che ai cittadini e ai
lavoratori, ci sono dirigenti solidali con i ribelli che però tacciono
temendo ritorsioni... Via così.

Per questo l’ex storico segretario provinciale Giordano Bruschi volerà
dopodomani al comitato nazionale di Roma e illustrerà la sua versione dei
fatti su Genova.

Bruno Pastorino, segretario del Prc nella bufera, replica. E contrattacca.
«A chi dice di non essere stato consultato ricordo che in questo partito un
assessore conta quanto l’ultimo degli iscritti; e i due "comitati"
convocati in dieci giorni. A chi parla di mediazione non voluta da noi
vorrei dire che è vero il contrario: noi abbiamo parlato di "parte lesa" e
abbiamo ricevuto picche; noi abbiamo chiesto di non inviare gli avvocati al
processo e abbiamo ancora ricevuto picche. Infine, con tutto l’affetto
verso i compagni, non credo che due uscite e tre mancati rinnovi di tessera
possano essere definiti una frantumazione. Restano 1.300 iscritti. Perché
nessuno rimprovera chi ha cambiato casacca o chi resta in carica dopo aver
lasciato il partito?».