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Rifondazione, vince la linea Ferrero-Russo Spena
Publie le lunedì 21 aprile 2008 par Open-PublishingRifondazione, vince la linea Ferrero-Russo Spena
di Alessandro Cardulli
Cambia maggioranza a conclusione dei lavori del Comitato politico di Rifondazione.
La mozione presentata da un gruppo di dirigenti, fra cui il segretario Franco Giordano,Nichi Vendola, il capogruppo alla Camera, Gennaro Migliore, Patrizia Sentinelli, Maurizio Zipponi, responsabile Lavoro del Prc,prende solo 70 voti mentre la mozione presentata fra gli altri dal ministro Paolo Ferrero, dal capogruppo al Senato, Giovanni Russo Spena, Ramon Mantovani, Fabio Amato responsabile esteri Prc, e Claudio Grassi, che non faceva parte della vecchia maggioranza, si aggiudica 98 voti. Due mozioni delle minoranze congressuali prendono rispettivamente 16 e 5 voti. Quattordici sono stati gli astenuti.
Voto unitario per quanto riguarda l’organismo che prenderà il posto della segreteria presentatasi dimissionaria. E’ stata approvata infatti la costituzione di un comitato di gestione composto da 12 membri, sei della mozione di maggioranza, cinque di quella di minoranza che faceva capo al segretario e uno alla componente minoritaria. Il comitato gestirà il partito per quanto riguarda l’ordinaria amministrazione e la fase che porterà al congresso previsto dal 17 al 20 luglio. I lavori sono stati conclusi da Franco Giordano con un discorso appassionato, una lunga difesa dalla linea seguita in questi anni e nella campagna elettorale con la lista Sinistra –Arcobaleno, guidata da Fausto Bertinotti, che non ha partecipato ai lavori.
Gli interventi nel dibattito sono stati 64. Altri 30 avevano chiesto la parola ma non ci sono stati i tempi necessari e invieranno un testo scritto. I numeri che abbiamo riportato parlano da soli. L’aridità delle cifre descrive bene cosa è avvenuto in questo partito. Qualche commento giornalistico parla di resa dei conti, di giornata dei lunghi coltelli, di una profonda lacerazione che si è prodotta con questo voto in un partito già pesantemente colpito. Insomma Rifondazione viene data per morta o perlomeno in grave crisi di ossigeno. Non è un caso che questi commenti vengano da giornali on line dei poteri forti che non hanno nascosto la loro gioia per la scomparsa di una forza di sinistra dal parlamento, in accoppiata con quanto affermato da Luca Di Montezemolo. Però anche fra gli intervenuti c’è stato chi non ha gradito la “conta” ed avrebbe preferito che si andasse al confronto congressuale in modo indolore.
D’accordo tutti sulle dimissioni della segreteria ma per dare vita ad un comitato di gestione- è stato detto in interventi di donne e uomini che poi hanno preferito astenersi- non c’era bisogno della conta, dei documenti contrapposti. Era stato lo stesso Giordano però a proporre “ un comitato di gestione-come scritto anche nella mozione sconfitta- composto proporzionalmente sulla base delle percentuali riportate dai singoli documenti politici presentati.” Parte da qui la stesura di un documento che vede insieme componenti della maggioranza e della corrente “Essere comunisti” e che va alla conta in netta contrapposizione con la linea che ha fatto capo a Giordano, con padre nobile Fausto Bertinotti.
Il segretario dimissionario nell’intervento conclusivo richiama Berthold Brecht che dice: “allora non potevamo essere gentili e adesso questi sono di una gentilezza…” La gentilezza, appunto, è un tratto caratteristico di Franco Giordano che suscita simpatia nel “popolo” di Rifondazione che lo ascolta. Anche quando risponde a brutto muso ad accuse che ritiene profondamente ingiuste, come quella del possibile scioglimento del partito, non perde “cordialità”, non ha cadute di stile. Il segretario che ha guidato il partito in uno dei passaggi più difficile per una forza di opposizione che si trova al governo, addirittura con il suo leader Presidente della Camera, viene interrotto da forti applausi. Conclude,con la voce rotta dall’emozione e,forse, con la voglia di lasciarsi andare ad un pianto liberatorio, dopo due giornate molto intense, tese. In molti si alzano in piedi. Ma la stima e la simpatia non si trasformano in voti per la mozione.
L’esito, visto anche il dibattito che si era aperto nei circoli e nelle federazioni del partito, le prese di posizione, le lettere a Liberazione e al manifesto, i commenti sui blog era scontato. Questo voto, come dicono gli stessi promotori della mozione vincente, non significa che il congresso ha già un percorso segnato. Il dibattito di questa due giorni, al di là del politichese che contraddistingue i documenti, porta in primo piano due diverse visioni del ruolo del partito e del modo in cui costruire un percorso unitario,dato il fallimento della sperimentazione di Sinistra-Arcobaleno di cui dai manifesti affissi nella sala del Palacongressi della Cgil dove si è riunito il Cpn non è rimasta traccia.
Ridotta ai minimi termini, sapendo che le schematizzazioni a volte non danno il senso compiuto dei processi, la ”querelle” nonè di poco conto. La ricostruzione di Rifondazione, va di pari passo alla costituente della sinistra oppure è prioritaria rilanciare il ruolo del Prc come corpo collettivo? Non serve un’accelerazione, la costituente così come aveva proposto più volte Bertinotti. Non si sa verso dove, verso che cosa, ma “la definizione di percorsi concreti” per riaggregare il campo della sinistra. Questo sarà il compito del congresso. A caldo nessuno se la sente di fare commenti, né chi ha presentato la mozione che ha vinto, né chi ha perso. C’è in tutti la preoccupazione che domani è un altro giorno e bisogna vincere le elezioni a Roma partecipando in massa, intanto, alle manifestazioni per il 25 aprile. Una nostra sensazione: chi ha presentato la mozione vincente si sente come quei giocatori che hanno gol alla squadra in cui avevano precedentemente militato. C’è il pericolo di autogol? Da evitare assolutamente, ci viene risposto.