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Riforma della Giustizia: Pdl e Pd si annusano

Publie le giovedì 11 dicembre 2008 par Open-Publishing

Riforma della Giustizia: Pdl e Pd si annusano

di Alessandro Cardulli

Russo Spena (Prc): autonomia e indipendenza della magistratura, secondo Costituzione, non si toccano

ROMA -Finalmente Pdl e Pd hanno trovato su cosa avviare il dialogo: la riforma della giustizia. Si annusano. Batte un colpo il ministro Alfano, subito la riforma, tutti insieme appassionatamente oppure anche da soli. Cicchitto, piduista dichiarato con tanto di diploma rilasciato dal gran capo della Loggia, Licio Gelli, precisa subito che esponenti del Pd però devono smetterla di attaccare Berlusconi di cui proprio qualche giorno fa il “venerabile” Licio ha raccontato la cerimonia di iniziazione piduista del capo del governo.

Fino ad ora non è stato smentito. Allora subito la riforma visto la zuffa fra i magistrati di Salerno e di Catanzaro. Non basta che il Consiglio superiore della magistratura sia intervenuto e con grande rapidità abbia annunciato provvedimenti.No, ci vuole la riforma e nel linguaggio berlusconiano ogni qualvolta si parla di “riforme”,bisogna fare gli scongiuri e alzare la guardia. Non di questa idea Luciano Violante, uno dei più “ esperti” in materia,esponente del Pd, di quelli pesanti, di primo piano al colpo battuto da Alfano risponde senza frapporre tempo in mezzo. “Troppo potere ai magistrati -dice-subito la riforma.”. Il coro dei berlusconiani non si fa attendere. Gli elogi a Violante si sprecano. Se le parole hanno un senso l’esponente del Pd si pronuncia a favore di u n “ritocco” alla Costituzione, tasto sul quale da tempo batte la destra. Sa bene Violante che i poteri dello Stato sono regolati dalla nostra Carta e sa bene che il Pdl cerca con ogni mezzo di scardinarla per colpire l’autonomia della magistratura. Allora su che cosa si dovrebbe avviare il dialogo, stante queste premesse?

Chi con leggi, leggine, decreti di cui si discute in diverse sedi parlamentari, con il Lodo Alfano, cerca di mettere in cascina tutto ciò che salvaguardi il premier e i suoi amici, ora coglie la palla al balzo. Ciò che non può che destare preoccupazione, forte preoccupazione è la disponibilità del Pd di andare a vedere, Anche se la capogruppo del Pd al Senato mette paletti sulla separazione delle carriere,l’obbligatorietà dell’azione penale, la composizione del Csm. Così Gerardo D’Ambrosio, senatore del Pd, rileva che la destra vuole approfittare della situazione “ per porre la magistratura sotto il controllo della politica. Sotto gli impulsi emotivi si fanno pessime leggi. Guai a mettere in discussione le conquiste fatte, a parlare di separazione delle carriere, di sdoppiamento del Csm.L’obbligatorietà dell’azione penale-prosegue- è stata introdotta per garantire il rispetto del principio di uguaglianza .Non dimentichiamo la nostra storia, non torniamo indietro”. Concetti e parole richiamate anche da Giovanni Russo Spena, responsabile Giustizia del Prc, già capogrppo al Senato. “ Ci sono punti fermi, intangibili, previsti dalla Costituzione. Siamo contrari a qualsiasi riforma che preveda la riscrittura della nostra Carta.

L’obbligatorietà dell’azione penale, il rapporto fra Procure e polizia, il mantenimento della unitarietà delle carriere, la composizione del Csm, sono quattro capisaldi del nostro ordinamento. Si può pensare a una qualche separazione delle funzioni, ma siamo decisamente contrari a far diventare il Pm il braccio armato del governo. C’è un disegno di legge presentato da Di Lello che aveva ricevuto consensi anche da parte di esponenti più avveduto della attuale maggioranza. Credo si tratti di un punto di equilibrio accettabile anche da parte dei magistrati. Resta fondamentale la battaglia per garantire autonomia e indipendenza della magistratura.” Netta contrarietà alla “ riforma “ di marca berlusconiana da parte di Marco Rizzo ( Pdc). Di Pietro non usa mezzi termini e annuncia che nessun “inciucio” è possibile, pronto “a chiamare a raccolta i cittadini per difendere la separazione dei tre poteri dello stato, a promuovere cento e mille piazza Navona”, quando lanciò il referendum contro il Lodo Alfano. Prudente anche l’Udc.

Casini chiede al Pd di sedersi al tavolo con la maggioranza ma Michele Vietti, l’esperto di giustizia dice: “ No n ho pregiudizi ma non sono ottimista. Prima voglio vedere la carte perché quello che è successo finora su queste riforme non mi lasciua affatto ben sperare”. Infine Bossi. A lui interessa solo il federalismo, poi faccia pure Berlusconi. Per Veltroni, i n v ista di una direzione del Pd, non delle più facili, un’altra patata bollente. E’ forse un caso che D’Alema faccia parte degli “aperturisti” e che sia stato proprio lui, per primo, a lanciare la palla?