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Rilanciamo tutti la mobilitazione contro il nucleare

Publie le venerdì 5 settembre 2008 par Open-Publishing
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Rilanciamo tutti la mobilitazione contro il nucleare

di Gianni Naggi già responsabile Energia del Prc

In queste settimane si è avviato un intenso dibattito sulle scelte del governo Berlusconi verso un rilancio del nucleare civile in Italia.

Scelte nette ed irresponsabili, che non lasciano dubbi sulle proprie intenzioni, al di là delle capacità di realizzazione. Per questo sono d’accordo con Alfiero Grandi quando esprime la necessità di "prendere molto seriamente" le intenzioni del governo, ma proprio per questo mi sembra pericolosa l’idea di affrontare da subito la questione con un referendum, e proprio mentre si riconosce che "è incerto come la pensi oggi la maggioranza degli italiani".

Proprio per essere all’altezza della sfida della destra noi dobbiamo recuperare il terreno perduto da quando fu vinto il referendum oltre venti anni fa. Ritengo vi siano alcuni problemi da affrontare nell’immediato:

1) la presa di coscienza diffusa dell’esauribilità delle fonti fossili;

2) il costo decuplicato del petrolio e delle fonti convenzionali che rimettono sul mercato la realizzazione di nuove centrali nucleari;

3) la crescente saldatura fra interessi economici di grandi gruppi multinazionali dell’energia e aree trasversali della politica;

4) il modo ambiguo con cui alcuni settori del mondo ambientalista e non, in Europa e la Ue stessa, assumono il nucleare come contributo alla lotta contro i mutamenti climatici...

Ritengo sia indispensabile affrontare tutta la questione energetica per contrastare il rilancio del nucleare. La fase è così drammatica che non possiamo più cavarcela con un no.

E’ ormai indispensabile, insieme ad esso, costruire con la gente un movimento ampio che abbia al centro un nuovo modello energetico, basato sulla massima efficienza che riduca drasticamente il consumo di energia a parità di benessere, improntato sul solare e le fonti rinnovabili; il superamento dei combustibili fossili e del nucleare per la difesa della vita e contro le guerre che essi comportano.

Ma per questo modello energetico è indispensabile un sistema distribuito, strettamente rapportato con i territori, in alternativa alle grandi centrali delle multinazionali energetiche, che combini le necessità dei territori con la loro capacità produttiva.

Partendo, certo dalla politica dei tre 20% dell’Ue (20 per cento di risparmio, 20 per cento di fonti rinnovabili e 20 per cento di riduzione di Co2), ma ricordando anche che l’Europa ha confermato l’uso del nucleare. Potremmo intanto coinvolgere le popolazioni nel formulare proposte di legge ad iniziativa popolare da far passare in tutti gli Enti Locali e le Regioni, che oltre ad esprimere la propria indisponibilità per nucleare, propongano anche le alternative.

A differenza di ventuno anni fa non ci possiamo accontentare di far dire no su una scheda, dobbiamo riprender il lavoro lasciato: la realizzazione di una Grande riforma del sistema energetico mondiale, elemento centrale per una riforma democratica ed ecologica dell’economia.

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