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Ripartiamo dall’opposizione, costruiamo la società

Publie le mercoledì 17 settembre 2008 par Open-Publishing

Ripartiamo dall’opposizione, costruiamo la società

di Anna Maria Bruni

"Blocco dei prezzi e delle tariffe, no alla riforma del contratto, difesa dei beni comuni. Tessiamo un filo che tenga insieme le vertenze in tutto il paese, costruiamo comunità, solidarietà, mutualismo". Ferrero lancia la campagna d’autunno del Prc. Un migliaio i partecipanti all’assemblea del Brancaccio

Un’assemblea che è riuscita a creare coesione. Questa è la prima cosa che si può dire. Quella tensione comune che non si sentiva da tempo e che invece è cresciuta in modo esponenziale nel corso della mattinata, mentre gli interventi dei lavoratori, dei precari, della scuola, del movimento no tav, no dal molin e tanti altri si susseguivano uno dopo l’altro, e veniva restituita nei saluti, nei sorrisi e negli abbracci che i compagni si scambiavano incontrandosi fra tanti in una platea stracolma. Quella del Brancaccio, dove stamattina Rifondazione Comunista, con il nuovo segretario Paolo Ferrero, ha lanciato la campagna d’autunno.

E lo ha fatto con un primo passo concreto, quello di fare un’assemblea di lavoratori, e non per i lavoratori. Certo non basta, Ferrero è stato il primo a dirlo, che "non bastano le assemblee o le manifestazioni se poi si torna a casa e non si arriva alla fine del mese", ma di certo dare la parola a chi sta lottando nei posti di lavoro, nella scuola, per la difesa di un tenore di vita decente, per la casa, contro l’espropriazione del proprio territorio, vuol dire mettersi in condizione di non decidere per loro, ma piuttosto di ascoltare le necessità, i bisogni le richieste e fare di queste il punto di riferimento per decidere insieme come tornare a fare opposizione e a costruire società.

Non a caso dopo la bella introduzione di Roberta Fantozzi, riconfermata in segreteria al cpn di ieri, il primo intervento è stato quello di un lavoratore Alitalia, Marco Trasciani. Non a caso, perché la vertenza Alitalia, come ha poi tenuto a definirla Paolo Sabbadini dell’Sdl, "perché di vertenza e non di trattativa si tratta", è cruciale, e non solo perché sono in gioco 20mila posti di lavoro, che già basterebbe, ma perché così come è stata condotta, per le scelte di politica di scambio tra ’governo’ (con un presidente del consiglio imprenditore) e imprenditori, addossando le colpe del fallimento delle precedenti trattative e ora di questa ai sindacati, mentre smantella posti di lavoro e senza battere ciglio pretende "il 40% di posti di lavoro in meno con il 25% in più di produttività", precisa Trasciani, disegna il nuovo modello di rapporti industriali.
"Un sindacato di mercato e partner di impresa" denuncia Nicola Nicolosi di Lavoro-Società, riprendendo la questione Alitalia, "un modello chiaramente definito nella proposta di modifica del contratto nazionale presentata da Confindustria che va bocciata", ha detto Nicolosi, al quale ha fatto eco Dino Greco, Cgil, denunciando "il paradigma sociale e politico" che la riforma del contratto, la vertenza Alitalia, la riforma Gemini sulla scuola, rappresentano oggi. Peccato per l’assenza della Rete 28 Aprile, rilevata da Santorelli di Napoli, che peraltro ha appena concluso una tre giorni molto partecipata dai lavoratori, dunque una presenza fondamentale in questo momento. Un disegno autoritario, dove la massa degli esclusi si moltiplica e paga in termini economici e repressivi la ’colpa’ di essere povera, ha detto Ferrero.

Ma tutti gli interventi a questa esclusione hanno già risposto: cominciando da Dante de Angelis, macchinista ferroviere, licenziato per aver denunciato i problemi della sicurezza nelle ffss, dai precari della scuola per bocca di Maria Cristina Rossi, insegnante precaria, a Nicoletta Dosio del movimento no-tav, Claudia Rancati del no dal molin, gli operatori socio-sanitari di Napoli venuti in massa, Andrea Alzetta di Action, tutti, hanno avuto la capacità di dire che la propria condizione individuale o la lotta della propria categoria o del proprio territorio non possono e non devono essere vissuti come casi isolati, ma devono costituire l’ossatura comune di una nuova opposizione, la cui sostanza deve essere proprio la ricostruzione di comunità, solidarietà, mutualismo.

L’associazione utenti e consumatori, presente stamattina il presidente Gianni Cabinato, ha organizzato per il 18 settembre una giornata di boicottaggio di prodotti e servizi in tutte le piazze italiane "contro aumenti che offendono le condizioni di vita delle persone – ha detto – e per tornare ad usare lo strumento del boicottaggio, che come lo sciopero, quando in tanti si riconoscono insieme nella condivisione di una condizione comune, rafforza la coscienza di sé".

Un punto di forza su cui Paolo Ferrero è tornato nell’intervento conclusivo. "Dobbiamo lavorare alla costruzione della mobilitazione generale – ha detto – abbiamo aderito alla manifestazione dell’11 ottobre e lavoreremo perché riesca, e diamo la piena adesione allo sciopero dei sindacati di base del 17, così come all’iniziativa del 18. Ma una manifestazione nazionale non risolve i problemi - ha continuato il segretario – dobbiamo costruire concretamente vertenze nei territori, contro l’aumento delle tariffe, per alloggi pubblici, o perché un supermercato blocchi l’aumento dei prezzi, continuiamo in Val di Susa, a Vicenza perché vinca il referendum che restituisce l’uso pubblico del territorio". Ma di più, "dobbiamo costruire la capacità di stare nei territori per ricostruire vertenze, per costruire percorsi di lotta che cambino concretamente le condizioni di vita".

E riferendosi al partito ha sottolineato la necessità di "creare un filo tra le federazioni, i circoli, un filo che tenga insieme i conflitti in tutto il paese". Ha ribadito la proposta fatta all’assemblea nazionale dei ferrovieri di creare una cassa di resistenza per cominciare a sostenere i licenziamenti politici che si stanno moltiplicando, perché la solidarietà a parole non basta per arrivare a fine mese, e costituire forme di solidarietà materiale, di mutualità, per sconfiggere l’impotenza maturata con la pervasività di una cultura che dà la colpa ai poveri di essere poveri in questo modello di sviluppo che sembra ormai naturale nell’immaginario collettivo".

La coscienza del clima autoritario è chiara per tutti, e la notizia dell’uccisione a sprangate del ragazzo originario del Burkina Faso a Milano, arrivata alla fine dell’assemblea, ne è il segno tragico e inequivocabile. Ed è ben sottolineata da Matteo Iannitti, segretario del circolo Tienanmen di Catania, la città dove un compagno del Prc viene strappato alla madre accusata di non essere una buona educatrice se permette al figlio di far parte di "un gruppo di estremisti", una città dove sono proprio le istituzioni locali ad imporre sudditanza e clientelismo, o dalla brava e spiritosa Lidia Menapace, che ha denunciato la "ricostruzione dell’ancien régime nello scambio di poteri tra governo e Chiesa, anche criminale, con l’ipocrisia sociale come modello di comportamento".

E’ la mancanza di un’opposizione, ha detto Ferrero riprendendo questi concetti, che consente per la prima volta ad un governo Berlusconi di peggiorare le condizioni di vita e di lavoro e di rispondere alle lotte in modo autoritario. E Sabbadini dell’Sdl, ma anche l’intervento dell’operatore sociosanitario di Napoli accusano la connivenza l’uno dei sindacati confederali, nuovo collocamento nei posti di lavoro, l’altro della politica anche del centrosinistra, dopo l’esperienza fallimentare di Bassolino e Jervolino. E’ una storia che dura da troppo, e che ci ha portato dove siamo ora. E’ il momento di cambiare, di sterzare verso quella cultura che storicamente ha accompagnato i comunisti e che è stata accantonata credendo così di fare i conti con l’esistente.

"Dobbiamo avere la capacità di uscire dal dominio del presente – ha detto Ferrero - perché essere comunisti vuol dire sapere che siamo nati uguali, e che la libertà di ogni individuo è la sua irriducibilità in un percorso di liberazione, è l’eguaglianza e il rispetto delle differenze, è costruire l’alternativa di cambiamento". "E allora ripartiamo dall’opposizione – ha concluso, costruiamo la mobilitazione generale nel segno dell’unità. Nessun settarismo, ma questo è quello che vogliamo, e chiamiamo tutti a starci".