Home > Risparmio addio, per l’Eurispes in 5 anni è sceso del 40%

Risparmio addio, per l’Eurispes in 5 anni è sceso del 40%

Publie le lunedì 3 aprile 2006 par Open-Publishing
5 commenti

Secondo uno studio pubblicato dall’Istituto di ricerca gli italiani
non hanno più fiducia e sono danneggiati dall’inflazione

Per tradizione sono sempre stati dei grandi risparmiatori, ma adesso gli italiani non riescono più a mettere da parte quote significative del proprio reddito. Secondo uno studio pubblicato oggi dall’Eurispes, negli ultimi cinque anni infatti il risparmio annuo è diminuito del 40%, passando dai 106 miliardi accantonati nel 2001 dalle famiglie ai 64 del 2005. La quota di risparmio è passata negli stessi anni dall’8,9 al 4,8% del Prodotto interno lordo. E’ cambiato inoltre il criterio d’investimento: le famiglie si sono orientate soprattutto verso la liquidità, scelta che ha favorito la riduzione di potere d’acquisto e quindi la ulteriore perdita dei risparmi.

Le cause: l’aumento dei prezzi.

La caduta della propensione al risparmio delle famiglie italiane è dovuta ’’da un lato dalla crescente difficoltà dovuta all’aumento dei prezzi e dall’altro dai numerosi e forti disincentivi che sono sorti ad ostacolare ed a rendere meno appetibile il risparmio’’. In particolare la contrazione del reddito (dovuta ad un’inflazione non sufficientemente compensata dagli aumenti dei salari) ha costretto numerose famiglie del ceto medio a dedicare gran parte o la totalità delle entrate ai consumi per mantenere o cercare di non abbassare troppo il proprio tenore di vita.

I crack finanziari e il calo dei tassi.

Ma vi sono state anche cause strettamente finanziarie: fra queste vanno ricordate le perdite subite dai risparmiatori a seguito dei default dei bond dell’Argentina, della Cirio e della Parmalat e l’abbassamento dei rendimenti dei Buoni del Tesoro a seguito della riduzione dei tassi di interesse.

La preferenza per la liquidità.

A causa della perdita di fiducia nei mercati finanziari e dello scarso rendimento dei titoli di Stato, le famiglie negli ultimi anni hanno quindi decisamente optato per la liquidità, che ha registrato un aumento del 31,2% dal 2001 al 2005. Rilevante è anche la crescita dello stock di biglietti e di depositi a vista (+42% in quattro anni) mentre più contenuto ma pur sempre positivo (+16%) l’andamento degli altri depositi, quelli che, non essendo incassabili a vista, offrono rendimenti maggiori.

Che però si è rivelata un boomerang.

Ma aver trattenuto quote crescenti dei propri risparmi in forma liquida si è rivelato un boomerang per le famiglie, osserva ancora l’Eurispes: ogni anno sono stati ’bruciati’ infatti, a causa della perdita di acquisto del denaro, dai 6,4 ai 9,63 miliardi di euro per un totale, nei cinque anni, di oltre trentotto miliardi di euro (38,2). "Il calcolo - avverte l’Eurispes - riguarda solo i depositi a vista e senza tener conto delle spese di intrattenimento del conto, che, in media, assorbono completamente il tasso di interesse".

Messaggi

  • Il 30 marzo 2006 è avvenuto un fatto storico: il
    movimento politico No Euro
    http://www.noeuro.it/home.htm ha denunciato alla
    magistratura due istituzioni tanto blasonate e temute,
    la Banca d’Italia e la Banca Centrale Europea.
    Per la prima volta un gruppo di persone ha deciso di
    provare concretamente a rescindere i fili che legano
    le mani ai politici che dovrebbero governare lo Stato
    in nome e per i cittadini e a portare a conoscenza di
    questi il modo in cui il Sistema Bancario ha reso
    schiava un intera nazione e il suo popolo.

    Veniamo ai fatti. Il movimento No Euro ha depositato
    presso il tribunale di Milano una denuncia formale
    contro la Bce e la BdI accusandole di: 1) Attentato
    all’indipendenza dello Stato 2) Attentato contro la
    costituzione dello Stato 3) Peculato 4) Associazione
    di tipo mafioso. Il tutto supportato da reali prove di
    quanto detto. L’intento è quello di alzare il velo su
    un sistema che ha prodotto squilibri e storture e che
    è giunto il momento di cambiare.

    Il sistema bancario, in mano a finanzieri privati, ha
    esautorato lo Stato e le sue istituzioni privandoli
    della sovranità e dell’indipendenza e sottomettendoli
    ai propri interessi. Le banche sono padrone della
    moneta all’atto dell’emissione e attraverso il
    controllo dell’offerta di denaro e del debito pubblico
    tengono letteralmente in catene l’Italia e i suoi
    cittadini.
    La Bce stampa le banconote che noi tutti ci ritroviamo
    in tasca e le "presta" allo stato al valore facciale
    impresso su di esse, maggiorato di un tasso
    d’interesse, attualmente al 2.5%. Alla banca stampare
    banconote costa 3 centesimi. La differenza tra quanto
    incassa su una singola banconota, su quella da 100
    euro incassa 102.50 euro, e quanto spende per
    stamparla, 3 centesimi, si chiama signoraggio. Esso
    per la suddetta è pari a 102.47 euro. Queste enormi
    somme, pari al valore di tutte le banconote in
    circolazione, vengono occultati nei bilanci e
    finiscono dritte nelle tasche di chi è padrone delle
    banche.

    La cosa sconvolgente è che lo stato è gravato da un
    debito pubblico enorme proprio per questo perverso
    meccanismo e che per ripagarlo e pagare gli interessi
    su di esso tassi i cittadini, il lavoro, i servizi, i
    carburanti. Il debito è una gran balla che i politici,
    collusi e servi del sistema bancario ci raccontano per
    evitare di toccare questi argomenti.
    Lo Stato potrebbe emettere le banconote in proprio,
    esattamente come avviene per il conio delle monete
    (ecco perché non hanno introdotto le banconote da 1 e
    2 euro, perché su queste monete lo Stato guadagna), e
    come avveniva con i Biglietti di Stato da 500 lire.
    Uno Stato privato della sovranità monetaria non può
    dirsi davvero indipendente e sovrano.

    Ma c’è anche di peggio; solo il 15% del denaro è
    fisico, monete e carta, il restante 85% è sottoforma
    di credito, annotazioni bancarie, bit sullo schermo di
    un computer. Tutto questo denaro è letteralmente
    creato dal nulla in quanto le banche devono detenere
    come riserva soltanto il 2% di ciò che prestano. Se
    depositiamo 100 euro la banca può prestarne fino a
    5.000! Ricordiamo che il denaro ha valore solo perché
    noi cittadini lo accettiamo come mezzo di pagamento,
    senza di noi il denaro sarebbe solo carta straccia,
    dato che non esiste più nessuna copertura aurifera.
    Questo sistema conferisce alle banche un potere
    enorme, il potere vero, quello che manca agli stati
    che si dicono democratici e sovrani.

    Il popolo non si è mai sentito raccontare queste cose
    da uomini politici; ma vi immaginate Berlusconi e
    Prodi che dicono come in realtà siano solo delle
    marionette, degli uomini di facciata e che in economia
    non possono prendere nessuna decisione perché le vere
    leve del potere sono manovrate da altri?!
    Ora però qualcosa è cambiato, è nato No Euro, un
    movimento che come un cavallo di troia entrerà nel
    sistema per cambiarlo dall’interno, che lotta per
    tutti gli Italiani, indipendentemente dalla loro
    ideologia politica, rossa, nera, verde, perché quando
    si è schiavi lo si è anche si vota per Forza Italia o
    il partito comunista, perché la battaglia per la vera
    sovranità non ha colore. Invito tutti quelli che
    leggono questo articolo ad andare a votare e quando
    saranno in cabila elettorale a pensare che c’è ancora
    una speranza per quest’Italia, votare No Euro.

    A cura di Fabrizio Orbelli
    http://www.noeuro.it/2006/pagine/denuncia_bce.htm

  • questa è davvero geniale!!!!

    Doriana.

    Inoltro!

    Hai ricevuto il libro di Silvio?
    Io sì. Vai a pagina 154: c’è una serie di informazioni interessanti,
    tra cui, quella che più mi ha colpito è la prima.
    E’ scritto che nel 2006 il reddito medio degli Italiani è pari a 27.119
    dollari, mentre nel 2001 era di 24.670 dollari. Facendo due conti,
    perciò, risulta che il reddito medio degli Italiani è cresciuto di
    circa 2.500 (2449) dollari.

    Mi sono chiesto: ma perché mi danno le cifre in dollari? Io già ho
    difficoltà a capire le cifre in Euro, figuriamoci con la moneta di uno
    stato estero. E come me, anche moltissime famiglie, massaie e
    pensionati che hanno ricevuto il libro! Comunque, per capire meglio
    queste cifre, mi sono fatto un po’ di conti; sono andato sul sito
    internet www.uic.it, che è il sito dell’Ufficio Italiano dei Cambi,
    per tradurre le cifre in euro.
    Dunque, il 22 maggio 2001 (il giorno dopo le ultime elezioni politiche), p=
    er
    fare un dollaro ci voleva un euro e 15 centesimi, quindi 24.670 dollari
    (reddito 2001) moltiplicato per 1,15 fa: 28.370,5 euro. Poi, il 31
    marzo 2006 (l’altro ieri), per fare un dollaro bastavano solo 83
    centesimi di euro, quindi 27.119 dollari (reddito 2006), moltiplicato
    per 0,83 fa: 22.508,77 euro. In altre parole, mi si spacciano le cifre
    in dollari per farmi credere che il reddito medio sia aumentato,
    mentre, invece, di fatto è diminuito di
    5861,73 euro!!! Ho sbagliato i conti? E se sono giusti, ti prego,
    diffondi questa informazione! Ciao
    Paolo Mastrogiovanni
    Consulente di Organizzazione Sanitaria e Formazione
    tel.3471249240
    Via della Camilluccia,273
    00135 Roma

    • IN merito al libro di Silvio...
      Aggiungo solo questo commento...Quando si fanno delle conversioni di valuta si utilizza il cambio corrente (al momento della stesura) per tutte le cifre, indifferentemente dall’arco temporale. Per cui per avere i valori di riferimento in Euro dovete utilizzare il cambio di oggi o al massimo quello della data di pubblicazione. Essendo il dato importante la differenza tra allora ed oggi e non il reale effettivo valore del reddito. E siccome si parla del reddito 2006 posso supporre che si intenda "al 2006" cioè riferito all’anno 2005 (come facciamo a conoscere il reddito medio annuale dell’anno in corso?), per cui, per analogia, quello del 2001 sarà riferito al 2000 e cioè abbiamo un dato in Lire ed uno in Euro. Per poter fare un confronto si doveva per forza utilizzare una valuta unica ed è stato scelto il Dollaro come riferimento.
      Tutto qui, cerchiamo di svegliarci, per favore!!!

      E poi si parla di reddito, quindi lordo. Non mi risulta che gli stipendi (LORDI) siano diminuiti, forse poco aumentati, sicuramente con un minor potere d’acquisto, ma di fatto aumentati, chiedetelo a chiunque abbia un reddito fisso dal 2001 a oggi nella stessa azienda (Io per esempio).

    • "Per poter fare un confronto si doveva per forza utilizzare una valuta unica ed è stato scelto il Dollaro come riferimento."

      GENIO, e allora perchè non hanno scelto come valuta unica l’ euro con il cambio a 1936,27??? EH?? SIAMO in ITALIA cazzo, IN EUROPA, cazzo, perchè CAZZO dobbiamo ragionare in DOLLARI?????