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Rispondo a quanti mi hanno inviato appelli a votare contro il prolungamento della missione militare

Publie le lunedì 23 febbraio 2004 par Open-Publishing

Rispondo a quanti mi hanno inviato appelli a votare contro il prolungamento
della missione militare italiana in IRAQ

Non posso che ribadire che, a mio parere, qualsiasi presenza italiana in
Iraq può essere presa in considerazione solo sotto l’egida dell’ONU, di
fronte al chiaro superamento dell’attuale occupazione militare.

Quindi è necessario che venga approvata anzitutto una precisa risoluzione
in tal senso dell’ONU che ne chiarisca il ruolo di unico soggetto che è in
grado di governare la transizione in IRAQ e la contestuale rinuncia delle
potenze militari occupanti a proseguire la loro gestione, che è la
conseguenza della sciagurata "guerra preventiva".

Di fronte al decreto legge che punta a prorogare la presenza militare
italiana in IRAQ, sotto il comando delle potenze occupanti, è quindi
indispensabile un voto di tutta l’opposizione che confermi il NO alla
guerra in IRAQ. Del resto chi era contro l’invio della missione militare
italiana non può che essere coerentemente contro la sua proroga e
chiederne l’immediato rientro in Italia. Anche l’attesa di fatti nuovi è
incomprensibile perché è del tutto chiaro che le potenze occupanti non
hanno, allo stato delle cose, alcuna intenzione di cedere la sovranità
della transizione all’ONU ed è altrettanto chiaro dopo le dichiarazioni di
Bremer che verrà chiesto all’Italia di restare in IRAQ, sotto il comando
degli occupanti ancora per molto tempo, quindi la proroga per sei mesi è
pura finzione..

La guerra preventiva voluta da Bush e da Blair contro l’IRAQ non aveva le
motivazioni che sono state portate a giustificazione, tanto è vero che da
maggio ad oggi non sono state trovate le armi letali di cui si affermava di
avere le prove e anzi emergono con chiarezza le menzogne propinate
all’opinione pubblica. Per di più i governi, americano ed inglese, sono
oggi costretti a nominare commissioni di inchiesta sulle false notizie
fornite all’opinione pubblica, mentre è scandaloso che in Italia il governo
faccia finta di nulla quando è chiaro che il nostro paese è stato coinvolto
nella costruzione di un quadro di notizie false.

La guerra preventiva oltre che inaccettabile si è rivelata così anche
infondata.

E’ del tutto inutile che il Governo nasconda i finanziamenti per il
prolungamento della missione in IRAQ in un decreto omnicomprensivo che
prolunga altre missioni militari con diverso scopo per cercare di costruire
una cortina fumogena. Chi è contrario alla proroga della missione militare,
come lo è stato alla guerra e all’invio dei militari italiani sotto l’egida
delle potenze occupanti, ora voterà contro il decreto anche se il Governo
dovesse rifiutare lo scorporo delle altre missioni.

Il Governo ha tentato di definire pacifica la missione militare italiana,
ma non può essere pacifica la presenza di un contingente militare in una
zona occupata militarmente, come del resto è stato definito nelle stesse
risoluzioni dell’ONU.

Putroppo la missione militare italiana, voluta dal Governo per compiacere i
governi occupanti, ha avuto vittime militari e civili, come del resto hanno
avuto vittime le potenze che hanno occupato l’IRAQ. Va ricordato che sono
morti più militari delle potenze occupanti dopo la dichiarazione ufficiale
del Presidente Bush che la guerra era finita, mentre in realtà continua
tuttora.

Il dolore per le vittime, e per i lutti causati alle famiglie, di Nassiria
non può nascondere la verità sulla missione italiana che colloca il nostro
paese come potenza occupante nell’ambito della presenza americana e
inglese. Del resto basta guardare la composizione della spesa prevista per
la missione e la dislocazione delle presenze italiane in IRAQ per avere
conferma che la missione italiana è essenzialmente militare.

Anche negli Stati Uniti la presenza di vittime non impedisce un confronto
politico elettorale in cui emergono posizioni contrarie alla politica della
guerra preventiva in IRAQ e quindi tanto più in Italia è necessario
decidere di fare rientrare i militari che agiscono in un quadro pericoloso
e senza sbocco e che è destinato ad aggravarsi nell’instabilità che ha
fatto seguito all’occupazione militare.

Non c’è ragione di cambiare opinione sulla guerra e sull’invio della
missione militare italiana. Quindi sulla sua prosecuzione non può che
esserci un parere contrario, anche perché è del tutto chiaro che le potenze
occupanti non hanno alcuna intenzione di passare la gestione della
transizione in IRAQ all’ONU. L’ONU è l’unico soggetto che potrebbe gestirla
di intesa con le rappresentanze irachene, in vista del passaggio completo
della sovranità.

Per queste ragioni non si può che votare contro la prosecuzione della
missione militare e per il suo rientro, nell’augurio che questa sia la
posizione di tutta l’opposizione.

Non servono manovre tattiche incomprensibili, l’unico voto possibile è
quello contrario. Né qualcuno può seriamente pensare che sia possibile
imporre decisioni diverse anche assunte a maggioranza, a chi è contro la
guerra. Si tratta di un esercizio semplicemente inutile perché su argomenti
come questo non può esistere disciplina di alcun tipo, se non quella
liberamente accettata. In ogni caso per quanto mi riguarda resterò in aula
e voterò NO alla proroga della missione e se è necessario a tutto il
decreto legge. Mi auguro che l’opposizione unita conduca contro il decreto
legge un’opposizione dura come ha fatto con l’ostruzionismo contro il
decreto legge salva rete 4.

Ovviamente parteciperò alle manifestazioni pacifiste che si svolgeranno nei
prossimi giorni e culmineranno nella giornata del 20 marzo prossimo a Roma.

Cordiali saluti