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Risposta all’appello: “Ripartiamo da Genova” Noi ci saremo, per rilanciare il movimento contro la guerra
Publie le mercoledì 12 luglio 2006 par Open-Publishing2 commenti
di Michele De Palma e Alfio Nicotra
Siamo stati protagonisti diretti delle mobilitazioni contro il G8 di Genova
nel 2001. Una esperienza straordinaria che ha consentito l’ingresso di una
nuova generazione politica che pratica l’obiettivo del cambiamento radicale
dell’esistente.
Da Genova è partita una straordinaria stagione di lotta che ha attraversato
l’Italia e il nostro continente entrando in sintonia con la mobilitazione
dei Forum Sociali Mondiali e delle contestazioni ai vertici di
organizzazioni a-democratiche (Wto, Banca Mondiale, Fmi e ovviamente il
G8). Proprio il movimento di Genova, pochi mesi dopo, si trovò a fare i
conti con le conseguenze dell’11 Settembre. Capimmo subito che la spirale
guerra - terrorismo aveva come obiettivo, oltre che governare attraverso la
guerra i processi di globalizzazione, anche quello di soffocare il
movimento globale di contestazione al neoliberismo e per la costruzione di
un’altro mondo possibile. L’attacco armato e l’occupazione militare
dell’Afghanistan rappresentò la prima tappa della guerra preventiva ed
infinita di Bush. Poco importa se essa avvenne in un contesto multilaterale
e non in forma unilaterale come quella irachena: fu una flagrante
violazione del diritto internazionale, un atto di vendetta fatto pagare ad
un popolo che per decenni aveva subito la guerra finanziata ed armata da
quelli che adesso si presentavano come “liberatori”.
Il movimento seppe contrastare questa tenaglia (o stai con Bin Laden o stai
con George Bush), lo fece scendendo in piazza nello stesso giorno che il
Foglio e la Casa delle Libertà indicevano in piazza del Popolo a Roma una
manifestazione a favore dei falchi statunitensi e della guerra. “Not in my
name” nacque in questo periodo negli Stati Uniti sulle labbra dei familiari
delle vittime dell’11 settembre: il movimento per la pace mondiale si
sollevava contro la cosiddetta guerra al terrorismo convinto - come la
storia ha drammaticamente dimostrato - che il terrore e la guerra sono
fratelli gemelli di una unica strategia di morte. Abbiano detto no alla
guerra in Afghanistan prima che scoppiasse la guerra in Iraq. Non lo
abbiamo dimenticato che la seconda è figlia della prima.
Mentre ci accingiamo ad ottenere il risultato storico del ritiro delle
truppe dall’Iraq, rimane sul tappeto la necessità di riportare a casa i
soldati d’istanza in Afghanistan. Dobbiamo ritirarli per il popolo afgano e
per la richiesta dei genitori dei ragazzi morti in quel teatro di guerra.
E’ per questo che pensiamo che la mediazione raggiunta col decreto è una
“riduzione del danno” come dice don Tonio Dell’Olio. E’ per questo che
pensiamo che il decreto non sia alternativo al ritiro, ma ora spetta anche
a noi praticare l’autonomia del partito e del movimento.
Per questo dobbiamo investire tutte le nostre forze nella riapertura di un
movimento contro la guerra che riprenda a praticare l’obiettivo, usando
l’osservatorio parlamentare con la partecipazione di ong, associazioni,
movimenti per imporre una svolta nella politica estera del nostro Paese.
Dobbiamo rimettere in discussione i capisaldi della nuova strategia della
Nato e quelli dei modelli di difesa sempre più aggressivi. Per farlo
abbiamo bisogno di un forte e radicato movimento per la pace capace di
dimostrare in modo ancora più deciso all’intera Unione che la posizione
maggioritaria nell’opinione pubblica è quella della pace preventiva e del
rifiuto delle avventure militari.
Per questo salutiamo con grande favore l’iniziativa intrapresa con
l’appello “Ripartire da Genova per il ritiro dall’Afghanistan” d’indire per
sabato 22 Luglio nell’ambito dell’iniziativa per il quinto anniversario
della mobilitazione anti-G8 un’assemblea nazionale del movimento pacifista.
Ci saremo, convinti che l’esperienze unitarie di questi anni sono più forti
delle alchimie parlamentari. L’azzardo di Genova rimane oggi attuale come
non mai e impone a noi tutti di andare avanti insieme.
liberazione
Messaggi
1. > Risposta all’appello: “Ripartiamo da Genova” Noi ci saremo, per rilanciare il movimento contro la guerra, 12 luglio 2006, 18:20
Caro Alfio, Care e cari tutt
Due osservazioni al vostro scritto, sperando che l’indignazione non mi renda
troppo difficile esprimere il mio pensiero.
"......Dobbiamo ritirarli per il popolo afgano e
per la richiesta dei genitori dei ragazzi morti in quel teatro di guerra."
Giusto. Ma prima di tutto dobbiamo ritirarli per il rispetto che dobbiamo a
noi stess*.
La costituzione non ci permette di partecipare a quella guerra; guerra che
è stata giustificata da un ignobile inganno (la ricerca di Bin Laden,
ricordi?) cui certamente non credete neppure voi; siamo un paese sovrano e
abbiamo diritto di prendere le nostre decisioni indipendentemente dagli
ordini di una potenza straniera. E soprattutto abbiamo il diritto e il
dovere di domandarci che cosa accadrebbe si ci ritirassimo immediatamente
dall’Afghanistan, come tu stesso , Alfio, hai chiesto con forza e con
passione fino a ieri.
"......E’ per questo che pensiamo che la mediazione raggiunta col decreto è
una
"riduzione del danno" come dice don Tonio Dell’Olio.".
Riduzione del danno per chi? Per quanti saranno uccisi? Saranno forse
meno, col decreto? E uccisi dalle due parti, non mi fa più pietà un morto
italiano di un morto afghano. Per chi ne pagherà il conto economico? O per
chi conserverà grazie a questo la sua fettina di potere, faticosamente
raggiunta?
"..... E’ per questo che
pensiamo che il decreto non sia alternativo al ritiro, ma ora spetta anche
a noi praticare l’autonomia del partito e del movimento"
Al movimento è stata data una belle mazzata, convienine con me, caro Alfio.
Speriamo di uscirne più adulti/e, capaci di non fidarci di nessuno
(citazione per citazione, "semplici come colombe e prudenti come serpenti",
come diceva uno che ci acchiappava, e che nonostante questo è stato
discretamente fregato, nei secoli dei secoli)
Ancora una volta, ci vediamo a Genova. Ma prima di allora, farò del mio
meglio per poter essere davanti a palazzo Chigi il 17 luglio.
E ancora un abbraccio solidale agli obiettori.
Norma Bertullacelli - Genova
2. > Risposta all’appello: “Ripartiamo da Genova” Noi ci saremo, per rilanciare il movimento contro la guerra, 14 luglio 2006, 01:11
Ripartire da Genova? Noi non ci siamo mai fermati !
e chiamiamo il popolo della pace a Roma, il 15 il 17 ed il 24 Luglio ,
contro le missioni di guerra, senza se e senza ma !
L’appello per “ripartire da Genova”ci trova in profondo dissenso.
In un momento cruciale come questo è fondamentale far sentire la voce sotto
i palazzi del potere centrale, a Roma, il 17 ed il 24 luglio, quando alla
Camera e poi al Senato si voterà sul rifinanziamento delle truppe in
Afghanistan e negli altri 27 fronti di guerra nei quali sono impegnati i
soldati italiani.
Sappiamo che le mobilitazioni romane saranno probabilmente simboliche e
d’avanguardia, a causa non solo e non tanto della stagione estiva e dei
giorni feriali, ma di un “affaticamento” del movimento perseguito
sistematicamente da chi stava preparando la Caporetto di questi giorni, nei
quali siamo costretti ad assistere al clamoroso voltafaccia degli ex
“paladini del pacifismo non violento”, intenti con spillette e patetici
escamotage (la riduzione del danno….) a giustificare un voto
ingiustificabile.
Siamo in profondo dissenso con coloro i quali oggi evidenziano l’esigenza
di contemperare il no alla guerra con la tenuta del governo.
Spiacenti, il movimento contro la guerra non ha “governi amici” di fronte
all’alternativa tra pace o guerra.
Dissentiamo dall’idea di mettere ai voti un principio come quello del NO
alla guerra. Sui principi non si vota, ma si costruiscono politiche
concrete, a costo di essere “impopolari”.
O le scelte “impopolari” devono essere solo quelle che chiedono sacrifici
ai soliti noti, magari per finanziare proprio le costosissime missioni?
I ripetuti sondaggi di questi anni ci dicono invece che la scelta sarebbe
molto popolare, perché la maggioranza del popolo italiano è per il ritiro
delle truppe, trasversalmente ai poli.
Ogni temporeggiamento rispetto a questo passaggio è in stretta continuità
con il lavorio di smobilitazione già abbondantemente intrapreso in questi
anni contro il movimento.
Ci indigna che si usi la categoria della “concorrenza” a sinistra su un
tema di questo genere: Concorrenti su che cosa? Sulla vita o la morte degli
afgani, dei kosovari, degli iracheni, dei palestinesi?
I tempi sono scaduti e le scelte sono di fronte a chi ha ricevuto un
mandato preciso: il No alla guerra senza se e senza ma.
Chi farà una scelta diversa non lo farà in nostro nome, e se ne assumerà
tutta la responsabilità politica e morale di fronte al popolo della pace,
in Italia e nel mondo.
Noi saremo a Roma, il 15 luglio alla assemblea autoconvocata dai senatori e
deputati che mantengono una posizione di coerenza con il mandato
elettorale, il 17 al sit in del movimento davanti al Parlamento, in P.
Montecitorio, il 24 di fronte al Senato.
Il Comitato nazionale per il ritiro dei militari italiani
viadalliraqora@libero.it;
<http://www.disarmiamoli.org> www.disarmiamoli.org