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Rivalutiamolo: dal presidente operaio all’inerme donchisciotte

Publie le mercoledì 15 novembre 2006 par Open-Publishing

Dopo avere votato per Romano Prodi e la sua patetica armata per puro spirito di resistenza, con la consapevolezza di scegliere il male minore, oggi sentiamo che questo governo oramai di minoranza, osteggiato dalla totalità dei mass media, ricattato dagli integralisti cattolici come dal sempiterno notabilato D.C., ebbene questo governo imbelle e velleitario merita la nostra simpatia. Lei credeva, signor Prodi, di incontrare il favore popolare nella lotta all’evasione? Lei credeva che il tele-imbecille medio arrivasse a comprendere la responsabilità generazionale? Lei credeva che le incontenibili orde degli automobilisti italiani fossero disposte al minimo gravame sulle quattroruote sacramentate e intangibili? Che ingenuità! Eppure avevamo avvertito: è la società a essere marcia, dalla famiglia al sistema scolastico ai rapporti produttivi, i valori preminenti e trasmessi sono la proprietà e l’apparenza, a discapito di tutto. Abbiamo parlato di mutazione antropologica compiuta, per la quale ogni condivisione sociale è ripiegata in un ottuso egoismo misurato in quantificazioni monetarie. Di solidarietà, di amicizia, perfino di amore si ciancia presentandone una ragionieristica rappresentazione in termini di dare e avere personali, è questo il tono della teledivulgazione quotidiana, maestra assai più per i nostri adolescenti che non l’ambito familiare, didattico o lavorativo. Figurarsi a cosa è ridotta la politica! Le cicatrici inflitte dall’imbroglione di Arcore sul corpo della comunità sono indelebili, la TV ha vinto, la sua e quella di Stato amalgamate in un unico impasto che catechizza milioni di ex cervelli sulle meraviglie del liberismo e dell’assenza di regole, sul diritto a arricchirsi che i furbi vantano a danno degli onesti. E lei, Prodi, si meraviglia che siamo tutti impazziti? Ma è lei in difetto, ad accorgersene solamente adesso, adesso che non c’è più rimedio e che il pensiero truffaldino e para-camorristico dilaga senza nemmeno un contrafforte ideologico! Ci lasci dire, signor Prodi, che toccava a lei e ai suoi alleati difendere l’obbligo tributario progressivo, piuttosto che blaterare di ingannevoli riduzioni fiscali. Che lei coi suoi alleati nulla ha opposto alla riduzione del lavoro dipendente a ciarpame, a condizione negletta da cui solo i gonzi e gli incapaci non emergono. E ancora, che stava alla sua parte contrapporre un’idea alta di politica alla melma di intrallazzi e revisionismi asinini in cui l’ha confinata la cosiddetta “destra”. Ci sentiamo di aggiungere, alla lista scontata degli errori e delle colpe sue e della sedicente “sinistra”, quella di non avere prospettato un modello culturale disinfestato, per esempio, dai Gigi Buffon e dalle Maria De Filippi! Che è un paradosso, ma forse neanche tanto... Mentre lui ci riflette, noi a Prodi esprimiamo un qualche appoggio per le blande riforme che si sta azzardando a introdurre, ma soprattutto per l’ingenua speranza che possa ancora il consenso politico maturare intorno a grandi prospettive sociali piuttosto che unicamente ai centesimi di euro arraffati da ciascuno a tutti gli altri. E’ una speranza vana, certamente (come dimostrano gli elettori americani, che scaricano finalmente Bush e l’opzione bellicista unicamente in funzione del saldo algebrico dei dollari e dei morti), ma ci consola illuderci in un presidente del consiglio donchisciotte, che va incontro al disastro pur di affermare dei valori veri. E’ già qualcosa...