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Rivolte in banlieue, sotto accusa sei rappers !
Publie le venerdì 25 novembre 2005 par Open-PublishingLa destra impone procedimenti per istigazione sui testi «antifrancesi» di Monsieur R e altri
Rivolte in banlieue, sotto accusa sei rappers
La destra impone procedimenti per istigazione sui testi «antifrancesi» di Monsieur R e altri
Sequestri di armi e droga Maxi-blitz e 91 fermi.
Gli 007: «Islamisti radicali estranei alla sommossa».
E a Lione le associazioni di quartiere tornano alla politica
ALESSANDRO MANTOVANI
Daniel Mach, il deputato conservatore di Le Havre che per primo ha lanciato l’offensiva giudiziaria contro i cantanti rap accusandoli di aver fomentato la rivolta delle banlieue, è più che soddisfatto. Oltre duecento tra deputati e senatori francesi, che secondo notizie di agenzia non sarebbero neanche tutti di destra, hanno sottoscritto l’appello che chiede al ministro della giustizia Pascal Clément di dare impulso ai procedimenti penali contro un buon numero di rapper responsabili, a loro dire, di «incitazione all’odio e al razzismo». E’ una cosa seria anche perché in Francia le procure della repubblica dipendono dal ministero, un po’ come vorrebbe fare Silvio Berlusconi. E il guardasigilli Clément non aspetta altro dopo aver fatto un vanto di quasi cinquecento condanne per direttissima, dopo processi sommari, per i giovani arrestati nei venti giorni della rivolta. Il primo della lista nera uscita dall’Assemblée Nationale è naturalmente Monsieur R, da una settimana al centro dell’attenzione perché denunciato per oltraggio proprio da Mach. Il parlamentare si è sentito «aggredito e insultato» per via canzone intitolata FranSSe, in cui tra l’altro si dice che la Francia «va trattata come una puttana» in termini che, ad ogni buon conto, ricorrono ormai da vent’anni nel rap transalpino. «Bisogna mostrare alla società che le cose possono degenerare quando un pubblico già fragile ascolta canzoni come quelle», dice il deputato dell’Ump, il partito ex neogollista di Jacques Chirac e Nicolas Sarkozy. In teoria Monsieur R, che si chiama Richard Makela ed è una voce nota del panorama underground, proveniente dai «Ménage a 3», rischia fino a tre anni. Gli altri cinque messi sotto accusa sono i cantanti Smala, Fabe e Salif e i gruppi «Lunatic» e «113», ma tutti si attendono di vedere anche il nome di Axiom First, rapper di Lille, autore di un testo riveduto e corretto della Marsigliese in forma di «lettera al presidente» Chirac in cui dice: «Cittadini di seconda categoria/ dalla nascita alla scuola/ accuso di trent’anni di razzismo e di ignoranza/la repressione senza prevenzione in Francia/gioventù senza avvenire». Si trova facilmente su internet e aiuta a capire il rapporto tra la rivolta incendiaria delle scorse settimane e una certa idea della République e dell’integrazione (sociale più che etnica).
Jacques Chirac ha invitato le parti sociali a negoziare per trovare rimedi alla discriminazione nell’accesso al lavoro che grava sui figli degli immigrati, la «seconda» e la «terza generazione» che da due decenni è sempre più arrabbiata. Sarà un percorso lungo e difficile, specie in assenza di conflitti sociali generali che al momento non si vedono. Ma intanto nelle banlieue crescono gli spazi per fare politica. Nella regione di Parigi il Mouvement de l’immigration et des banlieus (Mib) sta organizzando incontri pubblici in quasi tutte le città della sterminata periferia. E a Lione le associazioni dei quartieri più caldi di Vaux-en-Velin, Venissieux e altri centri hanno formato un coordinamento chiamato Banlieue 69 (è la sigla del dipartimento di Lione) attorno a «DiverCité», l’associazione che per prima ha preso le difese dei ragazzi in rivolta. Si parla già di una lista per le elezioni comunali, esperienza già fatta negli anni 80 e 90 dopo le prime rivolte che avvennero proprio lì. A Parigi intanto è nato il coordinamento «Devoirs» che chiede su Le Monde un dibattito sulle violenze di polizia, ne fanno parte un altro rapper come Joey Star e il portavoce della Lcr Olivier Besancenot.
Spenti i fuochi anche gli apparati di sicurezza raccontano una storia diversa da quella propagandata nei giorni scorsi da Sarkozy, il ministro dell’interno che prima ha infiammato i giovani banlieusard chiamandoli «feccia» e poi ha imposto per tre mesi lo stato d’emergenza ai limiti del grottesco. Il capo dei servizi segreti interni (Dst) Pierre de Bousquet de Florian, ha chiarito che l’islamismo politico radicale «non è collegato» ai fatti delle banlieue». «Gli islamisti radicali - ha detto de Bosquet ai microfoni della radio Rtl - hanno osservato con simpatia questo movimento ma non è stata la loro battaglia, non sono stati coinvolti». Intanto la polizia ha dato conto delle maxi-operazioni già annunciate contro le «reti criminali» delle banlieue. In otto blitz dei reparti speciali (Gir), da Le Havre a Strasburgo e a Grenoble ma senza toccare Parigi e Lione, sono state sequestrate ingenti quantità di hashish, eroina, cocaina e extasy ma anche, dice la polizia, pistole e fucili. Gli arrestati sono 91 presunti «boss di quartiere», caïds, ma neanche la polizia li considera «capi» della rivolta.
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