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Roberto Alessandrini : la morte del Carnevale di Viareggio

Publie le mercoledì 2 febbraio 2005 par Open-Publishing

Il declino inarrestabile del Carnevale di Viareggio, in termini di presenze, proposta, cultura ed immagine è ormai giunto al capolinea. Domenica scorsa, 23 gennaio, si è avuta conferma di quanto sosteniamo da tempo. E cioè che il Carnevale di Viareggio è morto e quello che viene rappresentato sui viali a mare della città è solo un simulacro, indegno del nome che gli viene attribuito. I bilanci fallimentari nell’ordine di milioni di euro, la ingerenza politica sulla gestione, il fallimento culturale ed economico della Cittadella del Carnevale, le costruzioni allegoriche che non sono più all’altezza di un glorioso passato sono il risultato della gestione del Presidente Elio Tofanelli confortato e sostenuto dall’attuale Sindaco della città di Viareggio, Marco Marcucci.

Da cittadino e da ex costruttore del Carnevale di Viareggio sento il dovere morale, civile di denunciare questo stato di cose.

Roberto Alessandrini
Maestro d’Arte

Testo liberamente tratto ed ispirato al "J’Accuse" di Emile Zola sul caso Dreyfus, pubblicato il 13 gennaio 1898 sul quotidiano francese L’Aurore.

Mi permette, Signor Sindaco, di darmi pensiero della Sua gloria e di dirle che la Sua stella, finora così luminosa, è minacciata da una macchia assolutamente vergognosa e incancellabile? Ella è uscito sano e salvo dalle vili calunnie, ha conquistato i cuori. È apparso raggiante nell’apoteosi della Sua rielezione. Ma che macchia di fango sul Suo nome - starei per dire sul Suo Impero - rappresenta questo abominevole caso Carnevale!

La Giunta da Lei presieduta ha appena osato, in seguito a un suo ordine, assolvere Tofanelli, schiaffo supremo a qualsiasi verità, a qualsiasi giustizia. E’ finita, Viareggio e il Carnevale hanno sul volto questa sozzura, e la storia scriverà che proprio sotto la sua amministrazione è stato possibile commettere un crimine del genere, cioè la morte del Carnevale di Viareggio. Poiché essi hanno osato, oserò anch’io.
La verità io la dirò. E’ mio dovere parlare, non intendo rendermi complice. Le mie notti sarebbero ossessionate dallo spettro del Burlamacco che espia, dimenticato e offeso, e con la tortura più orribile, un crimine che non ha commesso.

È a Lei, Signor Sindaco, che io la griderò questa verità e con tutta la forza della mia ribellione di galantuomo. Per il Suo onore, sono convinto che Ella la ignori. E a chi potrei mai denunciare la turba malefica dei veri colpevoli se non a Lei, primo magistrato del paese?

Prima di tutto, la verità sul processo e sulla condanna del Carnevale.

È un delitto fuorviare l’opinione pubblica, utilizzarla per un’impresa di mero potere personale, quest’opinione pubblica, dopo averla inebetita al punto di usarla come alibi. E’ un delitto nascondere, ai cittadini la realtà delle cifre, degli accordi, delle incapacità. E’ un delitto sfruttare il Carnevale ai fini di interessi di parte, particolari, personali. E’ un delitto, infine, la mancanza di etica, morale, rispetto della tradizione , della memoria, della storia del Carnevale.

Lo ripeto con certezza più veemente: la verità è in cammino e niente potrà fermarla. Il caso comincia soltanto oggi, poiché oggi soltanto le posizioni sono nette: da una parte, i colpevoli i quali non vogliono che si faccia luce; dall’altra, i cittadini i quali daranno la vita perché luce sia fatta.

Del resto, l’ho detto, e lo ripeto: quando la verità viene rinchiusa sotto terra, vi si ammassa, acquista una forza d’esplosione tale che, quando scoppia, tutto salta in aria. Poi vedremo se non è vero che si sono create le premesse di un’esplosione che, quando avverrà, sarà totale.

Ma questa lettera è lunga, Signor Sindaco, ed è tempo di concludere.

Accuso il Sindaco della Città di Viareggio, Marco Marcucci di essere il responsabile dello sfascio e della morte del Carnevale, avviata con lucidità e continuità, perseguita con ogni mezzo a fini di interesse politico e personale, mettendo a tacere ogni voce di dissenso o di critica democratica.

Accuso il Presidente della Fondazione Carnevale di Viareggio, Elio Tofanelli, d’essere stato l’artefice diabolico della morte del Carnevale, inconscientemente, voglio sperare, e d’avere difeso la sua opera nefasta, in tutti questi anni, ricorrendo alle macchinazioni più bizzarre e più colpevoli.

Accuso i componenti del Consiglio di Amminstrazione della Fondazione Carnevale, d’essersi resi complici dello stesso delitto per aver partecipato alla spartizione delle spoglie del Carnevale, per averne avuto vantaggio, diretto o indiretto, e di non aver mai denunciato comportamenti, atti, azioni contrari all’interesse della manifestazione e della città.

Accuso l’Amministrazione Comunale d’avere avuto tra le mani i bilanci del Carnevale e le prove certe della colpevolezza di Tofanelli, di averle soffocate, nascoste, modificate e d’essersi resa colpevole del delitto di lesa umanità e di lesa giustizia, a fini politici e per salvare Lei e le loro poltrone.

Accuso i Costruttori del Carnevale di essere complici e responsabili al pari degli altri, per avere continuamente ignorato i problemi finanziari, economici, organizzativi e culturali della manifestazione e aver solo privilegiato l’interesse personale e di profitto.

Accuso i Sindaci Revisori dei Conti, i Comitati di gestione, di indirizzo d’avere fatto rapporti menzogneri, a meno che un esame medico non li dichiari affetti da malattie della vista e del giudizio.

Accuso le categorie economiche, imprenditoriali, turistiche della città di aver ignorato il Carnevale, di averne tratto solo vantaggio economico e di aver sostenuto, consapevolmente o meno, la gestione assassina della Fondazione Carnevale.

In nome mio e di chi nutre le stesse mie opinioni, io dichiaro ai miei occhi destituita di ogni potere e diritto d’esistere la Fondazione Carnevale, in quanto incapace di assolvere i doveri e i propositi per cui è stata costituita, rivelandosi null’altro che uno strumento nelle mani di un gruppo ristretto di persone che, con la loro dittatura, hanno permesso e più volte architettato o favorito la morte del Carnevale di Viareggio.

Nel muovere queste accuse, non ignoro affatto di incorrere nelle Sue ire e in quelle dei Suoi accoliti. E v’incorro per mia precisa volontà. Quanto alle persone che accuso, non ho contro di loro né rancore né odio. Per me sono soltanto delle identità, degli spiriti di malvagità sociale.

E l’atto che qui io compio altro non è che un mezzo rivoluzionario per affrettare l’esplosione della verità e della giustizia. Sono mosso da un’unica passione, che si faccia luce, in nome del Carnevale e della città, che ha diritto alla verità e alla giustizia. La mia infiammata protesta è soltanto il grido della mia anima.

Osino pure, perciò processarmi, e che l’inchiesta si svolga sotto gli occhi di tutti.

Aspetto,

Voglia gradire, Signor Sindaco, l’espressione del mio più profondo sdegno.

Roberto Alessandrini
Maestro d’Arte in Viareggio

"...conoscerete la verità e la verità vi farà liberi..." (cfr Vangelo secondo Giovanni 8, 31.32)

con preghiera di diffusione e pubblicazione