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Rocco Buttiglione : tutto in famiglia
Publie le lunedì 18 ottobre 2004 par Open-Publishing1 commento
di Gianni Vattimo
Non so se è un ennesimo effetto della dissoluzione della (coscienza di)
classe, ma ciò che mi sembra emergere dalla furibonda polemica sui diritti
dei gay, prima ancora che sui doveri delle madri di famiglia, sui quali
si è infelicemente pronunciato Buttiglione, è che la rivoluzione è un affare
di minoranze piuttosto che del proletariato tutto. Potrebbe essere un modo
di ricuperare Lenin, ma non lo credo. E’ forse semplicemente un tratto
caratteristico delle democrazie mediatiche, almeno in questo non del tutto
da buttar via: siccome delle minoranze si deve parlare per fare notizia
e non annoiare il pubblico, quando una di queste viene toccata duramente da
qualche misura persecutoria, diventa un problema generale - e le sue
rivendicazioni si rivelano per lo più riguardare tutti, come è ben evidente
dalla questione gay.
Gli omosessuali che rivendicano i loro diritti fanno
un «lavoro» che tocca tutti, anche coloro che gay non sono. Demonizzare
l’omosessualità, e perseguirla con leggi quando se ne abbia il potere, è
qualcosa che si fa anche a danno dei tanti Luca Coscioni che, in nome delle
stesse ragioni di «diritto naturale» in cui crede Buttiglione, vedono
vietate o comunque rallentate le ricerche sugli embrioni da cui potrebbe
scaturire una cura per le loro, nostre, malattie. Ma non diamo tutti i
meriti ai gay, anche se sono oggi una minoranza più combattiva delle madri
di famiglia. In verità, l’accanimento con cui la Chiesa e la cultura
conservatrice rifiutano ogni comprensione al problema omosessuale è la
consapevolezza - del resto lo dicono sempre anche loro, papi e reazionari
di ogni specie - che la famiglia è la cellula della società. Dimenticando di
dire: di questa società. E questa famiglia.
Abbiamo forse messo in soffitta troppo presto - era per diventare finalmente
«cultura di governo»? - autori come Reich, Cooper, Laing, Deleuze e
Guattari, naturalmente Marcuse, e persino il più «serio» Adorno - che ci
hanno insegnato verità elementari sulla funzione della famiglia patriarcale
nel perpetuare la società proprietaria e autoritaria. Un bambino che cresca
in una famiglia con due mamme o con due padri non riprodurrà nella propria
formazione quello schema edipico che dovrebbe prepararlo a diventare a sua
volta padre-padrone di figli sottomessi e poi fisiologicamente ribelli,
e difensore (!) della donna che sceglierà di impalmare. Certo, avrà le sue
difficoltà con i compagni di scuola «normali», non diventerà un cittadino
esemplare... grazie a dio; e magari grazie a dio diventerà persino ateo,
e cioè cristiano più vero di un qualunque Butti-bacchettone.
Nemmeno i laici hanno osato rivendicare un cristianesimo non omofobo e
sessuofobo, come se si fossero ormai rassegnati alla competenza esclusiva
del papa e dei suoi vescovi sulla morale cristiana; un modo per
disinteressarsi totalmente del senso del cristianesimo, «cosa loro», di
preti e bigotti; tranquillizza molto di più così. Ma quale «amore per la
vita» e le generazioni future? Nel clerico-fascismo italiano che si sta
scatenando, la sola vita vera è quella di spermatozoi ed embrioni, che non
sanno di esistere e dunque possono essere «difesi» da papi, vescovi,
autorità varie, specie quando permettono così di violare la libertà
cosciente dei vivi-vivi. Noi non ci scandalizziamo (dove sei andato a
finire, Cacciari?) per la bocciatura «laicista» di Buttiglione; ci
scandalizziamo perché i cattolici italiani permettono che le sue posizioni
siano identificate con quelle dei credenti in Cristo e nel Vangelo. Fino
a quando?
Il Manifesto





Messaggi
1. > Rocco Buttiglione : tutto in famiglia, 5 novembre 2004, 16:32
PENSO CHE LEI DOVREBBE FARSI UN ESAME DI COSCIENZA SULLEPAROLE CHE RIESCONO AD USCIRE DALLA SUA BOCCA CI SONO COSE CHE HANNO MOLTO PIU BISOGNO CHE I GAY