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Roma 27 luglio: NO al Premier Israeliano in Italia!

Publie le domenica 16 luglio 2006 par Open-Publishing
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PRESIDIO DI PROTESTA CONTRO LA VISITA DI OLMERT

GIOVEDI’ 27 LUGLIO DALLE ORE 9.30 A PIAZZA COLONNA - ROMA

Il prossimo 27 luglio è annunciata la visita in Italia del premier
israeliano Ehud Olmert, che incontrerà il Presidente del Consiglio Romano
Prodi.
A fronte di quello che sta avvenendo nella Palestina occupata ed in tutto
il Medio Oriente, riteniamo doveroso protestare non solo contro la
presenza di Olmert nel nostro Paese, ma anche contro la complicità delle
istituzioni italiane ­ nazionali e locali - con il governo di Tel Aviv.

La crisi attuale non è generata ­ come in molti vorrebbero farci credere ­
da episodi quali la cattura, da parte della resistenza palestinese e
libanese, di alcuni soldati israeliani. Giova ricordare che, da molto
prima della cattura in combattimento del soldato israeliano Ghilat, la
striscia di Gaza era vittima delle continue incursioni israeliane dal
cielo, da terra e dal mare, aggressioni culminate nell’eccidio della
spiaggia di Soudanya, dove un’intera famiglia che si era presa una
giornata di vacanza è stata sterminata da un bombardamento navale
israeliano.

Giova ricordare che il ritiro israeliano da Gaza si è rivelato un bluff,
perché l’intera striscia è rimasta sottoposta al controllo israeliano dei
confini e non sono mai cessati gli attacchi contro i combattenti
palestinesi e la popolazione civile. Giova ricordare che ­ per la “colpa”
di aver eletto democraticamente un governo sgradito a Tel Aviv ­ la
popolazione palestinese è sottoposta da mesi ad un durissimo embargo
internazionale, che colpisce e affama uomini, donne, vecchi e bambini già
ridotti allo stremo da decenni di occupazione coloniale sionista, embargo
cui partecipa colpevolmente anche il governo italiano. Giova ricordare,
infine, che gli Israeliani continuano nella costruzione del Muro
dell’Apartheid nella Cisgiordania occupata, trasformando ogni città ed
ogni villaggio palestinesi in una prigione a cielo aperto, mentre oltre
10.000 Palestinesi, fra cui centinaia di donne e bambini, sono rinchiusi e
torturati nelle carceri israeliane.

In flagrante violazione del Diritto Internazionale e di centinaia di
Risoluzioni dell’ONU, Israele ­ unica potenza nucleare del Medio Oriente -
occupa da decenni territori palestinesi, libanesi e siriani, senza avere
per questo mai subito alcuna sanzione da parte della comunità
internazionale. L’attuale escalation è figlia di questa situazione e della
volontà israeliana di annientare il popolo palestinese ed eliminare la
resistenza dei popoli vicini, con la complicità degli USA e della maggior
parte dei governi europei.

Facciamo appello ai movimenti contro la guerra, al mondo della solidarietà
ed a tutti i democratici affinché in Italia si sviluppino iniziative di
protesta in occasione della visita di Ehud Olmert, individuando come
obiettivi delle iniziative sia i partiti di governo, a cominciare da
quello ­ i DS ­ che esprime l’attuale Ministro degli Esteri, sia le
istituzioni locali che, mentre ignorano le sofferenze dei Palestinesi,
finanziano Israele, come la Regione Lazio, che ha appena stanziato 500.000
Euro per la ricerca in Israele e 300.000 Euro per la sanità israeliana,
mentre qui vengono tagliati prestazioni e posti letto.

Il Forum Palestina

Info e adesioni a forumpalestina@libero.it

www.forumpalestina.org

Messaggi

  • da LETTERA116 giugno-luglio 2006

    Di Ettore Masina

    Il vizio di Romano Prodi

    Sessant’anni - e più - di passione per la politica mi hanno insegnato che nessuna persona, per quanto proba e intelligente essa sia, ha sempre e comunque ragione; e anche mi hanno insegnato che i simboli evocano emozioni altrettanto importanti delle idee, e realtà generalmente molto complesse. Dunque, io ho alcune volte votato Romano Prodi e io, anche, non brucerei mai una bandiera; e tanto meno una bandiera israeliana che racchiude simbolicamente la storia di un popolo, per tre millenni fedele, con eroica ostinazione, a una quasi prodigiosa identità. Ma, detto questo, aggiungo che odiosissimo mi è sembrato l’accenno che il presidente del Consiglio ha fatto alla bandiera israeliana, parlando, qualche giorno fa, al Congresso delle Comunità israelitiche italiane. "La bandiera di Israele - ha detto Prodi - contiene un simbolo, la stella di Davide, che esprime il contributo fondamentale dato dall’ebraismo alle radici della cultura europea".

    Non mi meraviglia che un professionista della politica adopri disinvoltamente richiami e lusinghe capaci di procurargli il favore di un’assemblea; ma le parole di Prodi mi sono sembrate intollerabili perchè consentivano a uno dei fenomeni più tragici della nostra epoca: la quasi automatica equiparazione che la maggior parte delle comunità israelitiche della diaspora fa tra ebraismo e Stato di Israele. Questa equiparazione finisce per essere un fattore di enorme importanza nella vicenda mediorientale e nella situazione di continua violenza oppressiva cui è soggetta la popolazione palestinese. Pare a me (ma grazie al Cielo anche a non pochi ebrei, fuori e dentro Israele) che non ci sia invece più che un’esile legame storico fra uno stato razzista, teocratico e militarista e la splendida testimonianza di Giusti e di profeti, di filosofi della libertà e di scrittori che non soltanto in Europa ma in tutta la Terra animarono, con la loro fede e il loro intelletto, la causa della dignità dell’uomo; e perciò rifiutarono ogni frontiera e ogni intolleranza. Non v’è dubbio, dicono i saggi di Israele, che la ottusa brutalità dello stato "ebraico" nei confronti della gente dei territori occupati corroda innanzi tutto l’anima ebraica dello stato sorto per essere specchio dell’ebraismo; e non v’è dubbio, diciamo in molti, che l’equiparazione "stato di Israele = ebraismo" sia la causa più importante della crescente diffusione della mala pianta dell’antigiudaismo.

    Ma c’è di più. Proprio mentre Romano Prodi si inchinava davanti alla bandiera israeliana, essa sventolava, ancora una volta, su un massacro. Stava sui carri armati che devastavano strade e coltivazioni della Striscia di Gaza e abbattevano case con la ferocia delle grandi calamità naturali; era piantata accanto ai pezzi d’artiglieria che distruggevano la centrale elettrica di Gaza, condannando a morte i ricoverati nelle sale di rianimazione, i malati gravi in attesa di essere operati, i pazienti in attesa di dialisi; e facevano marcire farmaci e viveri bisognosi di refrigerazione; era dipinta sugli elicotteri che uccidevano decine e decine di vecchi, donne e bambini; e sugli elmetti di soldati che portavano via, ammanettati e incappucciati ministri e deputati palestinesi democraticamente eletti. Quella bandiera, insomma, in quei giorni, era il simbolo di uno scontro talmente impari (il più moderno e armato esercito dell’area mediterranea contro alcuni poliziotti e qualche centinaio di adepti di formazioni "irregolari") da ricordare la ferocia di certi persecutori degli ebrei. Non era possibile, naturalmente, che Romano Prodi ignorasse, che in quei giorni la bandiera israeliana era trascinata dai suoi stessi alfieri nella polvere del disonore.

    Che tutto venga permesso, di fatto allo stato di Israele, con l’atroce memoria del genocidio usata come licenza di oppressione degli untermenschen palestinesi, come terribile ombra storica che allontana i riflettori sul qui e sull’oggi, tutto ciò minaccia allo stesso modo la nostra civiltà. Ha scritto una volta Franco Fornari, forse il più grande degli psicoanalisti italiani, che trattare Israele come uno stato-bambino (per la sua "recente" nascita o per la sua piccolezza in mezzo alla "marea degli stati arabi), e quindi concedergli una libertà d’azione che a nessun altro popolo sarebbe concessa, potrebbe essere una forma di razzismo: "Se è vero che Israele è simbolizzabile come bambino, è anche vero che si tratta di un bambino "viziato", proprio nel significato infantile che ha questo termine, nel senso che è un bambino superaiutato, supervezzeggiato e ricoperto di doni. Questo ci permetterebbe di evidenziare un altro fatto importante: quello per cui i bambini viziati sono amati solo in apparenza, ma in realtà sono odiati. Mi sembra fondata l’ipotesi che gli occidentali, nella loro ammirazione per Israele, non abbiano ancora superato l’antisemitismo. E l’ipotesi potrebbe essere valida, in altra forma, anche per quegli ebrei che, restando nei paesi della diaspora, mandano aiuti a Israele. L’autentico amore per Israele sarebbe quindi quello che è espresso dal considerare Israele come tutti gli altri popoli, nel senso, cioè, di non vituperarlo né di idealizzarlo, di non perseguitarlo né di "viziarlo". Fornari scriveva questa pagina nel 1971. Da allora la comunità internazionale ha concesso a Israele di gettare nel cestino della carta straccia decine e decine di risoluzioni dell’ONU e di opprimere un popolo, oltre a tutto (a proposito di antisemitismo) anch’esso "semita".

  • ALLA FACCIA DEL "GOVERNO AMICO"

    La decisione del governo Prodi di riconfermare la presenza italiana nell’occupazione militare dell’Afghanistan dimostra quanto fossero infondate le speranze di avere un governo amico della pace.

    A togliere ogni dubbio ci ha pensato il già "bombardatore umanitario" della ex-Jugoslavia, Massimo D’Alema, dichiarando che nessuna Exit Strategy è pensabile rispetto all’Afghanistan poiché l’Italia non intende venir meno alle sue responsabilità internazionali e sottrarsi dal consesso delle grandi potenze (che nella competizione mondiale si spartiscono il mondo).

    Non è un caso che la cosiddetta destra ha assicurato che non farà mancare il proprio voto di sostegno al decreto perché lo avverte, giustamente, in continuità con la propria politica estera e con quella perseguita dalle classi dominanti italiane negli ultimi anni. La foglia di fico rappresentata dalle presunte concessioni fatte al PRC e che nulla cambiano della natura imperialistica di questa missione, non sono servite però ad ingannare il grosso del movimento pacifista che mantiene la sua opposizione alla guerra senza se e senza ma.

    Il sostegno della maggioranza del PRC al decreto di rifinanziamento all’occupazione militare dell’Afghanistan rappresenta un vero e proprio tradimento verso coloro che hanno votato questo partito credendo alle sue dichiarazioni di pacifismo assoluto.

    Chi avesse prestato fede alle "sofferte riflessioni" di Bertinotti circa la necessaria coerenza tra mezzi e fini è servito: non solo si entra direttamente nelle stanze del potere in nome del rifiuto del potere, ma si finanzia una missione di guerra in nome della pace.

    Particolarmente odioso è poi il ruolo di quei parlamentari che sono stati eletti espressamente come portatori delle istanze pacifiste e che alla prima occasione votano un provvedimento guerrafondaio inventandosi la ipocrita categoria della riduzione del danno.

    La delega verso le istituzioni ritenute amiche e le illusioni sul programma del governo hanno nei fatti favorito una caduta dell’attenzione e della mobilitazione contro la guerra e la politica militarista in cui è coinvolto pienamente l’Italia a prescindere dalla compagine governativa.

    Quindi nel mentre apprezziamo e sosteniamo i pochi parlamentari che, coerentemente con le loro convinzioni, hanno deciso di votare contro il decreto nonostante i ricatti e le pressioni cui sono sottoposti, dobbiamo dare, però, contenuti più forti e chiari e maggiore stabilità e continuità alle iniziative di movimento contro la guerra.

    Noi non possiamo essere per una generica pace o equidistanza tra chi rapina, aggredisce, occupa un altro paese e chi si oppone a tale oppressione: come nella migliore tradizione antimilitarista possiamo solo augurarci e favorire la sconfitta degli aggressori e sostenere le ragioni di chi resiste in tutti i modi possibili a questa barbarie.

    DIAMO VITA AD UN NUOVO MOVIMENTO CONTRO LA GUERRA

    SOSTENIAMO IL DIRITTO ALLA RESISTENZA DEI POPOLI OPPRESSI

    Intanto si tratta di attivarsi da subito per fermare il brutale massacro operato dallo stato sionista d’Israele ai danni di palestinesi e libanesi con la complicità delle potenze occidentali mobilitandoci il 27 Luglio contro la prossima visita a Roma del boia Olmert.

    RETE DEI COMUNISTI cpiano@tiscali.it

    RED LINK red_link@tiscali.it