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Roma. Migliaia in piazza contro il razzismo
di Gabriella Bacelli
ROMA - Si è conclusa in serata la manifestazione antirazzista organizzata a Roma, dopo quella svoltasi in mattinata a Caserta. In testa al corteo gli immigrati di Castelvolturno e gli amici di Abba, il giovane ucciso a sprangate a Milano, seguiti dai rappresentanti dell’Associazione Antirazzista e Interetnica "3 febbraio" e dalle comunità immigrate. A seguire i promotori della manifestazione: Socialismo Rivoluzionario, Unicobas, Usi-Ait, Socialismo Libertario, Partito Umanista, Centro delle Culture, Emergency. Insieme a loro delegazioni del Partito Comunista dei Lavoratori, Rifondazione Comunista e Comunisti Italiani, Arcilesbica, No dal Molin e varie associazioni studentesche.
Migliaia di persone - ventimila secondo gli organizzatori - hanno sfilato lungo le strade della capitale, da piazza della Repubblica a piazza Venezia, con un messaggio unitario: stop al razzismo. La manifestazione, in programma da tempo, cade in un momento particolarmente drammatico. Negli ultimi mesi le aggressioni a sfondo razzista si sono pericolosamente intensificate, in tutta Italia. E’ di ieri la notizia degli abusi che avrebbe subito quest’estate all’aeroporto di Ciampino Amina Said Sheikh, somala, in Italia dal 1984, ad opera di agenti della Polaria. Secondo Eugenio Gemmo, esponente del Partito Comunista dei Lavoratori e candidato alle ultime elezioni amministrative per la provincia di Roma, in Italia la situazione si sta pericolosamente avvicinando a quella degli Stati Uniti degli anni ’50, in cui "quando commetteva un crimine una persona di colore, non era la persona di colore in quanto criminale a commettere il reato, ma l’intera etnia. Oggi è uguale, si veda quanto successo con i Rom. Pochi ricordano che, secondo i dati del Viminale, il 90% dei reati sono commessi in casa, da nostri connazionali". Ma il pericolo razzismo non riguarda solo gli immigrati. Claudio Galatolo, segretario regionale Unicobas-Toscana, sottolinea come "la riforma federalista che il governo vuole varare introdurrà con tutta probabilità un razzismo di ritorno per quanto riguarda i lavoratori del nord nei confronti dei lavoratori del sud, già anticipato dalle polemiche di quest’estate sugli insegnanti meridionali nelle scuole "padane".
Rabbia tra gli immigrati di Castelvolturno, che attaccano i nostri politici: "imbroglioni, che stanno a manifestare ovunque tranne qui, dove ci sono gli immigrati". Ed è vero. Nel corteo mancano i soliti noti, i radical chic, i girotondini. Questo è, effettivamente il corteo dei migranti, di chi si è inserito nella nostra comunità e di chi è ancora emarginato, senza diritti. Robert, dal Togo, è irregolare, è in Italia da un anno e vive a Napoli. Lavora come falegname, ovviamente in nero, e vive con un gruppo di compagni in un magazzino. Non può tornare a casa, come vorrebbero Bossi e i suoi sodali, perché là ha avuto seri problemi di cui preferisce non parlare. Ultimamente ha paura e si sente insicuro per le strade della città. Non capisce bene l’italiano, ma comprende bene gli sguardi di disprezzo e di minaccia, che non sono più una rarità. Ingenuamente dichiara che sono i napoletani ad essere razzisti, non gli italiani. Ovviamente non è così. Raduan, senegalese residente a Milano, è più realista: "Tutto il mondo è paese" afferma, "in Italia, in ogni città, puoi trovare brave persone o meno". Si dichiara fortunato perché grazie ad alcune di queste brave persone, che lo hanno aiutato, è riuscito a costruirsi una vita qui. Ciò che spaventa anche lui è il cambiamento che sembrano aver subito gli italiani.
Dazebao