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Roma, arrestato Ricucci, accusato di aggiotaggio
Publie le martedì 18 aprile 2006 par Open-Publishing3 commenti
L’ordine di custodia eseguito su richiesta della Procura di Roma
Contestati anche i reati di false fatturazioni e false scritture contabili
Finisce in manette l’avventura dell’immobiliarista che ha tentato
di scalare il Corriere. Sua la frase celebre "furbetti del quartierino"

ROMA - L’immobiliarista Stefano Ricucci è stato arrestato dalla Guardia di finanza: le accuse sono di aggiotaggio, di false fatturazioni e occultamento di scritture contabili. Le fiamme gialle lo hanno prelevato - su ordine della Procura di Roma - in una delle sedi della sua società, la Magiste, in viale Regina Margherita, subito dopo il suo rientro nella capitale dalle vacanze di Pasqua. Trascorse a Ischia, insieme alla moglie Anna Falchi.
Ricucci è stato il protagonista della più rapida e chiacchierata scalata nel cuore della finanza italiana. Il quarantaduenne uomo d’affari è arrivato infatti a tentare di scalare, a suon di milioni, il Corriere della Sera. Un’operazione, la sua, condotta completamente sul mercato. Con un affondo deciso che, l’estate scorsa, lo ha portato a incrementare quotidianamente la propria quota in Rcs Mediagroup.
Inoltre, con il 4,9% detenuto in Antonveneta e in Bnl - di cui è diventato anche consigliere, varcando per la prima volta la soglia di uno dei grandi cda - Ricucci è stato protagonista in tutte e tre le grandi partite finanziarie del 2005. Al centro delle cronache economiche, si è guadagnato anche la ribalta del gossip, grazie al matrimonio con l’attrice Anna Falchi, sempre nell’estate scorsa.
Subito dopo, però, comincia il declino. Suo e della sua Magiste. Un cambio di rotta dovuto soprattutto alle inchieste giudiziarie sulla scalata Rcs e sulle opa su Antonveneta e Bnl. Indagini che hanno già portato all’arresto di Gianpiero Fiorani e alla caduta dell’ex governatore di Bankitalia, Antonio Fazio. Ed è proprio in una delle intercettazioni pubblicate dai giornali, a proposito di queste inchieste, che Stefano Ricucci pronuncia una definizione che gli resta appiccicata addosso: quella sui "furbetti del quartierino".
E adesso, l’arresto. Oltre al reato di aggiotaggio, gli viene contestata anche l’ipotesi di reato di false fatturazioni e occultamento di scritture contabili. Quest’ultima accusa riguarda le false scritture contabili emesse dalla società "Il Corso", che avrebbe fatto un falso sgombero dell’immobile di via Lima, nel quartiere Parioli a Roma, oggetto di una compravendita tra lo stesso Ricucci e l’ex presidente di Confcommercio Sergio Billè. Indagato per appropriazione indebita dalla procura di Roma, proprio per la compravendita del palazzo.
La società, che era intestata secondo le accuse ad un prestanome di Ricucci, avrebbe effettuato fittiziamente anche la ristrutturazione dell’immobile di viale Lima, per un finto corrispettivo di 11 milioni di euro.
Le altre quattro ordinanze di custodia emesse dal gip Orlando Villoni, su richiesta dei pm Giuseppe Cascini e Rodolfo Sabelli, sono ancora in esecuzione. E proprio i due pubblici ministeri hanno interrogato Ricucci, lo scorso 3 aprile, a proposito delle indagini sul suo tentativo di scalata alla Rcs. Il manager, che è indagato in questa vicenda per aggiotaqggio e ostacolo all’attività degli organi di vigilanza (Consob e Banca d’Italia), aveva consegnato ai magistrati una memoria e due consulenze contabili, redatte l’una dalla Worburg Bank e un’altra sull’andamento del titolo Rcs dalla Deloitte & Touche.
Lasciando il Palazzo di giustizia aveva fatto sapere, attraverso i suoi legali, di aver fornito tutte le spiegazioni necessarie per chiarire la sua posizione.
(18 aprile 2006)
Messaggi
1. > Roma, arrestato Ricucci, accusato di aggiotaggio , 18 aprile 2006, 19:15
SCHEDA/ La parabola di Ricucci
by Rafaniello
"Sono il figlio di un autista dell’Atac che dai 14 anni lavora senza l’aiuto di nessuno". Così ama presentarsi Stefano Ricucci, l’ex uomo nuovo della finanza italiana, accreditando un’immagine di sè da ’self made man’. Nato nei Castelli Romani, a Zagarolo, l’11 ottobre 1962, frequenta la scuole medie a San Cesareo. Poi si mette a fare il cameriere e a vendere bibite. Più tardi si iscrive all’istituto Eastman del Policlinico di Roma dove studia da odontotecnico.
Mentre studia, il giovane Ricucci arrotonda facendo pratica in uno studio dentistico della periferia romana, a Centocelle. "Pulivo i locali, spiavo i medici e imparavo", rivelerà poi. Preso il diploma, viene assunto come odototecncico all’Eastman, a un milione e 200 mila lire la mese. Ma - racconta lo stesso ’enfant prodige’ della finanza - già pensa da imprenditore e recluta cinque dentisti che, pagati a percentuale, cominciano a lavorare per lui in due studi che apre a San Cesareo e Palestrina.
Gli affari vanno bene e così apre un altro studio a Carchitti e inizia una collaborazione stretta con il laboratorio ’Smile’ che gli fornisce i materiali.
Da lì poco entra in società con i proprietari dello stabilimento e in pochi mesi conquista la maggioranza della società. "A 23 anni fatturavo già 6 miliardi", sintetizza lo stesso Ricucci.
Pochi anni e siamo già alla fase ’immobiliarista’. Appena diciannovenne e mentre lavora con gli studi dentistici, Ricucci si lancia anche sul mattone. Sua madre Gina eredita un terreno che diventa edificabile. Il figlio tenta inutilmente di costituire una società con un imprenditore del settore. L’offerta viene respinta, ma gli viene proposto di scambiare il pezzo di terra con tre appartamenti. Un affare che, secondo quanto raccontato da Ricucci, frutterà 249 milioni di lire, la prima succosa plusvalenza, visto che poi riesce a vendere gli immobili alla cifra di 376 milioni. A questo punto diventa tutto un crescendo di guadagni. Si mette in affari con Gino Mistura, un costruttore che a Zagarolo sta realizzando un centro commerciale, e acquista 10 negozi nello ’shopping center’ che subito rivende con un’operazione lampo che gli frutta 2 miliardi e 150 milioni. A stretto giro di posta si presenta a Roberto Ponzo, un costruttore impegnato a Finocchio. Questa volta acquista 5 negozi e 16 appartamenti che in parte affitterà e in parte venderà con un’altra ricca plusvalenza. A 27 anni fonda la Magiste che gestisce un giro sempre più grande di appartamenti, villini, negozi e altre attività immobiliari. Arriva, però, anche il primo incidente di percorso. La società di costruzione Cosport, di Ricucci e di altri imprenditori della zona, finisce pignorata, ma il protagonista della storia esce dalla vicenda senza danni.
A metà degli anni novanta arriva il vero salto di qualità. Ricucci liquida parte delle sue attività e si trasferisce a Roma dove, grazie ai finanziamenti delle banche, compra e vende sempre di più. E’ un giro imponente: centri commerciali, appartamenti e immobili di lusso nel centro storico della capitale. Nel 2001 l’ingresso nella finanza: si rivolge a Emilio Gnutti, per vendergli parte dei suoi immobili. In cambio incassa 340 miliardi, ma acquista anche una quota in Hopa e il 5% di Investimenti Immobiliari lombardi e una partecipazione in Banca Valori. Nel suo portafoglio entra anche il 4,99% della Popolare di Lodi.
Ormai sotto la luce dei riflettori, l’immobiliarista dà inizio ai ’raid’ su Capitalia e Bnl e fa il suo ingresso alla grande anche nel mondo del jet-set. Dopo essersi separato dalla prima moglie da cui ha avuto un figlio, Edoardo, si fidanza con Anna Falchi, che sposa nel luglio dello scorso anno, a Porto Santo Stefano. E’ un’estate di giochi pirotecnici anche sul fronte delle speculazioni finanziarie. Ricucci tenta la carta più ambiziosa: la scalata al gruppo Rcs. E’ però l’inizio della caduta per l’Icaro della finanza italiana che finisce indagato per aggiotaggio. Per mesi si susseguono gli interrogatori e le perquisizioni poi, oggi, il clamoroso arresto.
2. > Roma, arrestato Ricucci, accusato di aggiotaggio , 19 aprile 2006, 10:04
La carriera di Ricucci ricorda molto da vicino quella di Berluskoni. Anche lui , come molti giovani rampanti, iniziò da immobiliarista : questo infatti è un settore economico in cui non sono necessarie grandi capacità imprenditoriali e grandi capitali , basta essere molto bravi a truffare, malversare, corrompere, evadere il fisco, riciclare capitali sporchi e fai sicuramente carriera !!
Lo stesso Berluskoni se non fosse entrato in politica e non avesse manipolato le leggi dello stato a sua protezione e favore, sarebbe incappato certamente in qualche "incidente di percorso" com’è successo al "furbetto" di Zagarolo. La vicenda di Ricucci deve far riflettere sul fatto che la nostra forma di capitalismo straccione, di rapina e con inquietanti intrecci con la criminalità organizzata si sta avvitando in un processo di "libanizzazione", che rischia sempre più di allontanare la nostra economia dai modelli virtuosi europei. L’allarme del Financial Times nasce da una malcelata preoccupazione per questa deriva del nostro sistema economico, rispetto alla quale il debole programma prodiano non sembra dare sufficenti garanzie di aggiustamento. Al grande capitale internazionale non è che stia particolarmente a cuore lo sviluppo ed il progresso sociale del nostro paese, ma si preoccupa del fatto che una nostra crisi economica e politica potrebbe indurre fenomeni di destabilizzazione nell’intera area dell’Euro, favorendo l’economia USA e quella dei nuovi paesi emergenti : Cina, India etcc.. La prospettiva del "governissimo" di stampo neocentrista è molto gradita agli ambienti politici europei , che, come a suo tempo hanno spinto per la "grosse Koalition" in Germania, ora stanno manovrando per favorire questo tipo di soluzione anche in Italia,che potrebbe garantire, dal loro punto di vista, un equilibrio politico più stabile e soprattutto sottratto all’influenza di una nostra certa "sinistra radicale" e forse ancora un pò comunista.
MaxVinella
1. > Roma, arrestato Ricucci, accusato di aggiotaggio , 20 aprile 2006, 22:19
Ricucci e le scalate, caccia ai soci occulti I sospetti dei pm: patto con persone nell’ombra per Rcs con cui aveva stretto un patto. Continua la caccia anche alle «talpe»
ROMA - Adesso si punta a individuare se ci fosse qualcuno dietro a Stefano Ricucci che lo abbia direttamente o indirettamente sostenuto nel tentativo di scalata alla Rcs. I magistrati sono convinti che l’immobiliarista e le società da lui controllate non avessero né le possibilità economiche né tanto meno l’obiettivo primario di ottenere il pieno controllo del gruppo editoriale cui appartiene il Corriere della Sera. Ritengono che Ricucci agisse e si fosse esposto in prima persona ma che, in realtà, operasse per conto di qualcuno con cui aveva stretto un patto e la loro intenzione è di scavare in questa direzione per cercare di capire se avesse dei soci occulti. In Procura non tralasciano però un altro filone, delicatissimo, dell’inchiesta: continua la caccia alle «talpe» che informavano il titolare della «Magiste» sullo stato delle inchieste. Dalle carte emerge che c’è un secondo finanziere indagato per rivelazione di segreto d’ufficio: è il tenente colonnello Antonio Carano, fino a novembre scorso responsabile dell’articolazione del Nucleo di polizia valutaria delle Fiamme Gialle che sta conducendo le indagini su Ricucci e attualmente in servizio al Nucleo speciale spesa pubblica e Repressione frodi comunitarie.
«SOCIALMENTE PERICOLOSO» - Nel provvedimento di 18 pagine il gip Orlando Villoni sottolinea come «i fatti contestati siano di consistente gravità e sussistano, inoltre, concreti elementi per ritenere rilevante ed attuale il pericolo che gli indagati, se lasciati liberi, possano commettere ulteriori delitti della stessa specie per i quali si procede». Il magistrato definisce Ricucci soggetto «socialmente pericoloso». E lo fa riferendosi sia alle reiterate e, secondo lui, «false comunicazioni» ai mezzi d’informazione con cui ha tentato di condizionare il valore del titolo Rcs. Sia soffermandosi sui contatti che aveva messo in piedi per ottenere notizie (in un passaggio cita un’intercettazione telefonica nella quale «si parla quasi esplicitamente della necessità di retribuire i pubblici ufficiali infedeli») sulle indagini in corso.
RCS - La decisione di approfondire il filone dell’indagine relativo al tentativo di acquisizione dell’Rcs emerge chiaramente da un passaggio dell’ordine di custodia cautelare: «Le società del gruppo Ricucci - ha messo in evidenza il gip - non disponevano di liquidità propria e non generavano redditi in misura adeguata all’entità dell’impegno finanziario che una scalata delle dimensioni annunciate avrebbe richiesto». L’inchiesta dei pubblici ministeri Giuseppe Cascini e Rodolfo Sabelli ha portato all’arresto, oltre che di Ricucci per aggiotaggio, del brigadiere della Guardia di Finanza Luigi Leccese, dell’ex ufficiale dell’Esercito Vincenzo Tavano e dell’imprenditore edile Tommaso Di Lernia per favoreggiamento e rivelazione di segreto d’ufficio. Oggi, a Regina Coeli, sono in programma gli interrogatori di tutti gli arrestati: Ricucci è intenzionato a rispondere ed è probabile che le prime domande di Villoni saranno proprio dedicate ad approfondire i passaggi più controversi e sospetti della scalata all’Rcs.
LE TALPE - Molta attenzione viene prestata dai pm all’altra tranche di verifiche, quella concentrata sul ruolo dei finanzieri e dei loro «terminali» in contatto con l’immobiliarista. Emerso con chiarezza che Leccese era la «gola profonda» che lo ha messo in condizione di conoscere in anticipo la perquisizione del 4 aprile scorso, rimane da chiarire il ruolo di Carano. Le indagini del Nucleo di Polizia valutaria della Guardia di Finanza non hanno subito alcun condizionamento ma le «attività» del tenente colonnello («l’ufficiale fornisce notizie relative a una terza persona abusivamente acquisite attraverso interrogazioni effettuate negli archivi in dotazione alle forze di polizia») sono al centro degli accertamenti: nel provvedimento il gip ricorda come abbia parlato almeno due volte al telefono con il titolare della «Magiste». In un’informativa del 14 aprile è stato sottolineato come abbia espresso peraltro «perplessità e una certa contrarietà sulla prosecuzione delle indagini da cui è stato estromesso, cioè proprio quelle a carico di Ricucci». E da un’intercettazione di una conversazione tra l’ufficiale della Finanza e Tavano emerge che Ricucci era stato informato che qualcuno stava ascoltando i suoi colloqui telefonici: «Appena si chiude ed appena sono finite le intercettazioni - dice Tavano a Carano - ci si va a sedere da lui che sta facendo il trasloco e quindi facciamo un altro tipo di discorso».
Flavio Haver
20 aprile 2006 www.corriere.it