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Roma, i manganelli non fermano l’Onda. Prossima fermata: il corteo nazionale

Publie le domenica 9 novembre 2008 par Open-Publishing

Roma, i manganelli non fermano l’Onda. Prossima fermata: il corteo nazionale

di Checchino Antonini

Loro sì che sono giovani, belli, abbronzati (a forza di sfilare succede). Continuano a manifestare, a uscire da facoltà e licei per parlare alla città. Per bloccarla. Trattano metro per metro con la polizia. Sfilano in migliaia. E non si fermano. Tanto che la questura dovrà dare vita a un minuto di follia, ai cancelli della stazione del treno per Ostia. Manganelli maldestri di carabinieri e poliziotti incapaci di uscire dall’angolo in cui s’erano ficcati. Bilancio: due studenti feriti, uno di loro medicato con 8 punti, un fotoreporter con un bozzo in fronte, una cronista di Repubblica colpita al capo e a un gomito. In tutto una decina di contusi. Dietro alle manganellate, gli studenti dell’Onda intravedono le minacce contenute nelle esternazioni del sottosegretario Mantovano.

«Siamo-l’onda-che-vi-travolge», gridavano scendendo per Via Cavour, con i passanti che li applaudivano nonostante l’evidente deficit di comunicazione (ad esempio con gli automobilisti in coda), forse l’unico neo di questa stagione di movimento. Ieri mattina i cortei romani erano tre. Dalla Sapienza, gli universitari diretti all’appuntamento in Piazza dell’Esedra con i medi che partivano da Piazza Barberini. E poi giù verso i Fori dove ci sarebbero stati quelli di Roma 3 provenienti da Porta S.Paolo. Chimica "reagisce", Medicina "esce dal coma", Fisica sembra la facoltà con la maggior percentuale di manifestanti. Le occupazioni (Lettere, Sociologia, Scienze della comunicazione, Scienze Politiche ecc...) funzionano a intermittenza, la creatività si esprime non solo negli striscioni ma anche nelle forme di lotta: Psicologia s’è inventata i "laboratori notturni".

L’Onda travolge, e non si cavalca. Lo avranno capito quel gruppuscolo con le svastiche sulle magliette allontanato dal corteo all’altezza di piazza dei Cinquencento? Lo avranno capito i settori del Pd pronti a un pasticcio concertativo per trasformare le facoltà in fondazioni di diritto privato? I tagli ci sono, così il blocco delle assunzioni: il decreto truccato non convince gli studenti che insistono nell’idea di un percorso di autoriforma dal basso. Sarà un capitolo importante della assemblea nazionale che si terrà a Roma il 15, dopo la manifestazione nazionale che attraverserà lo sciopero generale del comparto. Quella «regionale» di oggi a Firenze è parsa a tutti prematura e, forse, frutto di una forzatura moderata. Maglio farla dopo la verifica politica della manifestazione nazionale, spiegano in corteo. L’agenda prevede tre workshop (sulle forme di lotta, sul manifesto dell’autoriforma, sullo sciopero generale) prima della plenaria. E il 16, un nuovo incontro nazionale medi-univerisitari completerà la scrittura del manifesto per l’autoriforma dal basso. Manco la Cgil si lascia ingannare dal decreto imbellettato: «Non incide sui punti di sofferenza, non modifica la 133 - nota Mimmo Pantaleo, leader della Flc - crescono solo i fondi per le borse di studio». Ma sono piatti di lenticchie.

Il Blocco, protagonista una settimana fa delle aggressioni a giovanissimi liceali in piazza Navona, smentirà di aver preso parte al corteo. Ci sarebbero, in Procura, un paio di informative piuttosto precise su chi avrebbe acceso la miccia a pochi metri dal Senato. E comunque, stavolta, non avrebbe potuto il Blocco. I medi sventolavano centinaia di bandierine rosse, semplici rettangoli di cellophane. «E’ per caratterizzarci - spiegheranno - i fascisti non hanno spazio, né adesso, né mai». Qualcuno sa pure che ieri era il 91° della Rivoluzione d’Ottobre. Qualcuno è sceso in piazza con il grembiule: «E’ un controsenso fare le classi-ghetto e poi imporre la divisa come segno di uguaglianza», commenta una ragazza del quarto liceo del Russell. E se le chiedi di che partito sia, lei, come quasi tutti risponde: «Non sono fascista». «Vogliono speculare sull’Onda anomala - spiega un gruppo del Virgilio - noi abbiamo altri contenuti, non abbiamo nulla in comune con chi grida "Gelmini zoccola" e mena cintate». Però non fanno sconti a nessuno: «Gelmini nasce da Berlinguer!». E il referendum? «Sarebbe impossibile per le norme inserite in Finanziaria, ridicolo farlo solo su grembiulini e voto di condotta. Servirebbe solo ad affidare a Veltroni la partita», spiega Paola di Lettere mentre il corteo è fermo su Ponte Garibaldi, viene calato uno striscione sul Tevere. Sulla lapide per Giorgiana Masi si legge chiaro "Kossiga boia".

Sembra che la meta sia la "solita" ma, a 30 metri dal ministero, il fiume di migliaia di studenti svolta su Via Induno lasciando soli i caschi blu e verdi dei robocop antisommossa. Poi il minuto di follia contro gente perlopiù a mani alzate e nude, seguito da applausi amari e ironici. La questura smentirà la carica e conterà due contusi tra le sue fila. Come a dire 2 a 2. E sulla via del ritorno fischi ai carriarmati dispiegati al Circo Massimo per la pagliacciata patriottica di La Russa: «Ecco dove finiscono i soldi sottratti all’istruzione». Miglior cartellone, forse, quello di due ragazze del Liceo Visconti: «Silvio ricordati che i tuoi capelli li devi alla ricerca».