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Roma, tensione al corteo per Cucchi, polizia contestata "Basta vite spezzate"
Publie le sabato 7 novembre 2009 par Open-Publishing5 commenti
Centinaia di giovani, immigrati e gente del quartiere di Torpignattara sfilano
fino alla casa del ragazzo.
Bottiglie di vetro sono state lanciate contro le camionette delle forze dell’ordine
e alcuni cassonetti sono stati rovesciati e incendiati. Esploso un grosso petardo

(Una immagine della manifestazione per Stefano Cucchi)
ROMA - Tensione al corteo organizzato dai centri sociali di Roma per chiedere "Verità e giustizia per Stefano Cucchi", il ragazzo morto in ospedale il 22 ottobre, una settimana dopo essere stato arrestato. Lo striscione d’apertura recitava: "Non si può morire così. Basta vite spezzate dalla violenza dello Stato". Tensione con le forze dell’ordine che, bersagliate dal lancio di oggetti e petardi, hanno reagito sparando lacrimogeni.
"Non può essere la violenza a farci giustizia", hanno affermato i familiari di Stefano Cucchi dopo i momenti di tensione esprimendo "solidarietà" nei confronti della polizia. "Siamo addolorati - ha detto la sorella Ilaria - per quanto accaduto oggi durante la manifestazione, perché non può essere la violenza a farci giustizia".
Il corteo. I manifestanti, circa 1.500 secondo gli organizzatori, sono partiti da via dell’Acquedotto Alessandrino nel quartiere popolare di Tor Pignattara diretti a via Ciro da Urbino, dove abitava Stefano Cucchi. Qui, sul portone del palazzo, i condomini hanno messo uno striscione con le foto del giovane morto il 22 ottobre e la scritta: "Stefano, il tuo sorriso rimarrà impresso per sempre nei nostri cuori".
Nel corteo tanti ragazzi, immigrati e gente del quartiere. Presenti anche l’assessore regionale Luigi Nieri e il consigliere provinciale Gianluca Peciola. "E’ stato ucciso dallo Stato - ha gridato uno dei manifestanti al megafono - è l’ennesima vittima della stagione della repressione italiana".
Disordini. Attimi di tensione hanno preceduto l’inizio della manifestazione. Bottiglie di vetro sono state lanciate contro le camionette delle forze dell’ordine da un gruppo di manifestanti. Poi, quando il corteo era ormai finito e il grosso dei partecipanti se ne stava andando, alcuni cassonetti sono stati rovesciati e incendiati. Un grosso petardo è stato lanciato in direzione della polizia e oggetti sono stati lanciati verso persone ritenute agenti in borghese. gli agenti hanno reagito lanciando lacrimogeni in via di Torpignattara.
Successivamente i disordini si sono spostati su via Casilina, all’altezza del cosiddetto monumento al cannone. Qui alcuni manifestanti hanno di nuovo incendiato cassonetti. Contro i reparti della celere c’è stato di nuovo un lancio di oggetti. Il gruppo era composto da circa un centinaio di manifestanti.
La sorella. "Ringrazio tutti coloro che stanno manifestando solidarietà per la morte di mio fratello. La mia famiglia comunque si dissocia da qualsiasi gesto sconsiderato e offre la sua solidarietà alla polizia. Qualsiasi gesto fuori dalla norma può compromettere la situazione", aveva detto la sorella di Stefano Cucchi, Ilaria, all’arrivo del corteo. La ragazza ha continuato il suo intervento quando da casa Cucchi sono scesi i genitori di Stefano, Giovanni e Rita.
"Mio fratello non è un eroe ma una vittima - ha continuato Ilaria - ma questo non giustifica quello che gli è accaduto e perciò chiediamo giustizia. Nonostante gli sbagli e le fragilità non meritava di finire così in solitudine la sua breve vita. Quello che chiediamo è che altre persone non debbano passare quello che ha passato Stefano". Ad attendere i manifestanti c’erano anche diverse decine di amici, conoscenti e vicini di casa. Al loro arrivo un fragoroso applauso è risuonato per diversi minuti. Il corteo è poi proseguito per le vie del quartiere.
Gli amici. "Era un ragazzo normale - ha raccontato Federica, una conoscente del quartiere - l’hanno messo in prigione per due canne ed è uscito morto. Tutto questo non può rimanere impunito". "Stefano è stato ucciso - ha continuato a gridare un manifestante al megafono - E’ passato dalla Stazione dei carabinieri di Tor Sapienza e loro non sono stati, è passato per Regina Coeli e loro non sono stati, è passato per il tribunale e non sapevano niente e alla fine è morto in un letto dell’ospedale Pertini".
Mozione per Cucchi. Oggi il consiglio provinciale di Roma ha approvato all’unanimità la mozione di Massimiliano Massimiliani, l consigliere del Pd e presidente della Commissione Politiche sociali, per chiedere che "anche il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica si attivi per chiarire le ragioni del decesso di Stefano Cucchi".
"Questo - ha aggiunto Massimiliani - non solo per tutelare i diritti individuali e della collettività, ma anche per difendere quanti nei corpi dello Stato, e sono la maggioranza, ogni giorno compiono il proprio dovere per la difesa della legalità".
(7 novembre 2009)
http://www.repubblica.it/2009/11/sezioni/cronaca/morte-cucchi-2/corteo-cucchi/corteo-cucchi.html
Messaggi
1. Roma, tensione al corteo per Cucchi, polizia contestata "Basta vite spezzate", 7 novembre 2009, 21:07
Galleria fotografica al link :
http://www.repubblica.it/2006/05/gallerie/cronaca/manifestazione-cucchi/1.html
2. Roma, tensione al corteo per Cucchi, polizia contestata "Basta vite spezzate", 8 novembre 2009, 01:19, di paolo denini
BELIN COMPAGNI,POTEVATE COMMENTARE LA MANIFESTAZIONE APRENDO CON UN ARTICOLO PIU SERIO PERCHè GIA’ DAL TITOLO SI VEDE L’IMPOSTAZIONE......LA TENSIONE CHIAMAMOLA PROVOCAZIONE PERCHè LE DUE CAMIONETTE DELLA POLIZIA PASSANDO IN MEZZO AI MANIFASTANTI HANNO PROVOCATO QUALCHE LANCIO E CORO CONTRO LE DIVISE BLU COME PREVENTIVATO DA CHI VOLEVA STRUMENTALIZZARE TUTTO CIO’ PER CERCARE DI DELIGITTIMARE UNA MANIFESTAZIONE TANTO GIUSTA QUANTO NECESSARIA.......CONTRO L’IMPUNITA E LA VIOLENZA CHE SEMPRE PIU’ ATTUANO CARABINIERI E POLIZIA SEMPRE PIU LEGITTIMATI DA QUESTA DESTRA INTOLLERANTE E NOSTALGICA
1. Roma, tensione al corteo per Cucchi, polizia contestata "Basta vite spezzate", 8 novembre 2009, 11:44
Che le cosiddette "forze dell’ordine" abbiano sin dall’inizio provocato ad arte la manifestazione è verissimo ....
Però ieri, anche per la folta presenza dei giovani "lumpen" di Torpignattara e Certosa, per fortuna poco attenti agli "equilibri politici" ed ai tatticismi opportunistici, è successa una cosa che non vedevo da decenni ...
E che, messe finalmente da parte tutte le stucchevoli giaculatorie sulla "non violenza", considero un dato estremamente positivo...
A fine corteo è stato una parte significativa dei manifestanti a caricare la polizia .... e non viceversa .....
"Non siam scappati più ..." diceva una famosa canzone di Paolo Pietrangeli sui fatti del 1968 a Valle Giulia ....
Spero non sia un fatto occasionale ma un buon auspicio ....
VERAMENTE NON SE NE PUO’ PIU !
K.
3. Roma, tensione al corteo per Cucchi, polizia contestata "Basta vite spezzate", 8 novembre 2009, 07:36, di e = mc2
Il Ministro della Giustizia ha riferito, alle Camere, che il deceduto - l’ucciso (n.d.r.) - aveva rifuitato fossero fornite informazioni ai familiari.
E’ ora venuto alla luce un documento, senza firma, del "consenso informato". Egli aveva solo chesto in altra nota firmata di poter parlare con il suo Legale e con altra persona di una Comunità che conosceva e che lo conosceva bene.
Le fratture non erano antecedenti all’arresto, ma, a quanto si legge e si sente ora, riscontrate dopo il fermo.
I familiari non potevano avere notizie di un congiunto, arrestato sì, ma non pericoloso per la collettività al punto da essere eliminato senza processo.
Dove è andato a finire lo Stato di Diritto?
Sig. Ministro cosa aspetta a dimettersi, ancor di più in quanto privato del Lodo?
Deve prima elaborare altre bozze (leggi) per salvare la pelle al suo Capo?
C’è di che aver paura!
1. Roma, tensione al corteo per Cucchi, polizia contestata "Basta vite spezzate", 8 novembre 2009, 19:15
Il caso. All’esame dei pm le differenti versioni dei medici fra ospedali e Regina Coeli
Agli atti manca la firma del giovane nel documento con cui avrebbe tenuto lontani i familiari
"Non mi curo senza l’avvocato"
così Stefano fu isolato in corsia
di MARINO BISSO e CARLO PICOZZA
ROMA - Protestava rifiutando cure, cibo e acqua perché voleva parlare con il suo avvocato di fiducia e con un’operatrice del Ceis che era diventata dal 2004 un punto di riferimento per lui. "Ma quei diritti a Stefano sono stati negati, forse per impedirgli di denunciare il pestaggio subito in più riprese", continua a ripetere da giorni Ilaria Cucchi. Da quando suo fratello Stefano, 31 anni, è morto all’alba del 22 ottobre con due vertebre rotte, traumi alla testa e all’addome, dopo essere stato arrestato il 15 alle 23.30 con pochi grammi di droga.
Che le condizioni del giovane fossero molto gravi è certificato dal diario infermieristico del reparto carcerario dell’ospedale Sandro Pertini. Il 21 ottobre, ventiquattro ore prima della morte, i medici annotano: "Visti gli esami ematochimici eseguiti si propone nuovamente al paziente la reidrazione endovenosa ma il paziente rifiuta perché vuole parlare prima con il suo avvocato o con l’assistente sociale del Ceis". Nella comunità terapeutica Cucchi si era disintossicato soprattutto per problemi di alcol. Ma nel diario medico si dice di più: "Rifiuta di alimentarsi fin dall’ingresso e anche di effettuare l’ecografia all’addome". Che il quadro clinico fosse grave i medici del Pertini l’avevano segnalato anche in una relazione al magistrato per chiedere il trattamento sanitario obbligatorio. Ma la richiesta non fece in tempo neanche a partire: all’alba del 22 ottobre il trentunenne morì.
I referti mostrano però una realtà diversa da quella poi riferita dai medici ascoltati dai pm che indagano per omicidio preterintenzionale nei confronti dei responsabili del pestaggio e e per omicidio colposo nei confronti dei sanitari che avrebbero dovuto assistere adeguatamente il giovane. I sanitari del Pertini ai magistrati raccontano invece che le condizioni di Cucchi non erano così gravi e che si alimentava in modo discontinuo e non totalmente.
La sorella non ha dubbi: sia la richiesta di Stefano Cucchi sia il rifiuto del personale del carcere avevano la stessa motivazione: le botte. "Le sue richieste sono cadute nel vuoto". E quando i genitori di Stefano chiesero di entrare nel reparto carcerario del Pertini non gli fu consentito. Trovarono un’opposizione, sorda all’inizio e via via più esplicita. E il modulo che i pazienti-detenuti firmano all’ingresso ha una barra sul diniego di informare i familiari, ma non porta la firma di Stefano Cucchi. "Perché lo spazio della firma resta bianco e a noi è stato impedito di vederlo? - ripetono i familiari - Hanno detto che dovevano rispettare la sua volontà, ma era proprio così o volevano nascondere le aggressioni che Stefano ha subito?". Ora cartelle cliniche e i moduli d’ingresso al carcere sono al centro delle verifiche della procura che sta per inviare i primi avvisi di garanzia.
http://www.repubblica.it/2009/11/sezioni/cronaca/morte-cucchi-2/diverse-versioni/diverse-versioni.html?ref=search
E DOPO TUTTO QUESTO, CI METTIAMO A QUESTIONARE PER QUALCHE LANCIO DI BOTTIGLIE DI BIRRA VUOTE E PER QUALCHE CASSONETTO ROVESCIATO ?
K.